Dopo due annate dai ritmi indiavolati, questa quinta stagione subisce un bel colpo d'arresto lungo il corso delle prime sette puntate, per riprendere a correre poi negli ultimi tre episodi nei quali gli eventi invece aumentano d'importanza e si succedono con un bel ritmo. Sette puntate su dieci di quella che potrebbe essere definita "fiacca" sono un po' troppe a mio avviso, indubbiamente questa situazione si viene a creare come conseguenza della moltitudine di personaggi e trame che si dipanano ne Il trono di spade, ogni tot di tempo la vicenda corale esige che i pezzi sulla scacchiera vengano ricollocati per potersi poi muovere verso altre direzioni. Facendo questo i ritmi rallentano, alcuni personaggi colgono l'occasione per crescere, altri sembrano immobili, altri ancora scompaiono per periodi più o meno lunghi, alcune cose si apprezzano, soprattutto a livello di spunti e idee dalle quali è possibile estrarre previsioni per potenziali sviluppi, a volte semplicemente fa capolino la noia, cosa che comunque per la serie più osannata nel panorama televisivo odierno, serie che basa le sue annate su sole dieci puntate, non dovrebbe mai accadere.
Per quel che concerne il comparto tecnico sembra che ci sia stato un ulteriore passo in avanti sulla ricerca della costruzione dell'immagine perfetta, un'attenzione maggiore è stata posta alle scenografie e soprattutto alla fotografia che spesso restituisce allo sguardo splendide ambientazioni e una nitidezza sicuramente apprezzabile ma che a volte sembra fare un po' perdere alla storia quell'aura da brutti, sporchi e cattivi necessaria almeno nelle sequenze più violente e truci. Ne guadagnano sicuramente i panorami e le location, e probabilmente anche le belle fanciulle che nel corso delle varie puntate non mancano mai.
Addentrandoci un poco di più nello specifico, il lavoro migliore viene fatto su alcuni dei tanti personaggi protagonisti della serie, su tutti probabilmente spicca quello della calcolatrice Cersei Lannister (Lena Headey) che per la prima volta, nonostante il gran fascino delle sue continue manipolazioni, assaggia un poco il ruolo della vittima, cosa che probabilmente scatenerà reazioni furiose in un futuro prossimo venturo. Tyrion (Peter Dinklage), il mio personaggio preferito insieme a Jon Snow (Kit Harington), vivacchia ridestandosi anche lui nelle ultime puntate ma senza destare troppi scossoni, interessante il lavoro svolto su Jorah Mormont (Ian Glen, che solo ora scopro essere figlio di quell'altro Mormont). Jon Snow, protagonista del più grande colpo di scena della stagione, ora Lord degli uomini che vestono il nero, è il vero motore del possibile cambiamento, accompagna i Guardiani della Notte e gli spettatori verso il primo grande scontro con gli estranei, sorta di non morti da oltre la barriera. Spettacolare la battaglia che ne consegue. Arya Stark (Maisie Williams) cresce ma sinceramente mi aspettavo ancora qualcosa di più da questo personaggio, un qualcosa che probabilmente arriverà nelle prossime serie, Sansa (Sophie Turner) subisce e (forse) si risveglia e Ramsay Bolton (Iwan Rheon) è sempre più bastardo puntata dopo puntata.
Fortunatamente si accelera sul finale, molti eventi precipitano, qualche protagonista ce lo giochiamo e le attese per la sesta stagione crescono. Mi dicono sesta e settima siano due annate forsennate, forse l'ultima (al momento) anche troppo. Aggiornamenti a breve.
Ti dirò, forse succede di più nella sesta che nella settima..comunque vedrai!
RispondiEliminaA breve ripartirò.
EliminaIn effetti certe volte si ha la sensazione che siano davvero troppi i personaggi, soprattutto in questa stagione, dove come hai sottolineato tu si batte un po' la fiacca ;)
RispondiEliminaIl fatto che ci siano tanti personaggi a me non disturba, ho sempre amato i racconti corali, a volte è semplicemente il ritmo ad essere un po' lento, la miriade di personaggi aiuta a tenere viva l'attenzione
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