(Advice & consent di Otto Preminger, 1962)
La prima metà degli anni 50 fu caratterizzata negli Stati Uniti da quella che viene abitualmente definita la "caccia alle streghe" del Senatore McCarthy, personalità molto in vista in quel periodo che riuscì a incrementare ed esasperare il clima di sospetto che serpeggiava in diversi ambiti della vita pubblica in America, a partire da quello politico e quello del mondo dello spettacolo. Chiunque fosse in odore di comunismo o anche solo sospettato di simpatizzare per i rossi veniva perseguito e spesso messo da parte, cosa che provocò la castrazione di molte promettenti carriere soprattutto artistiche. A corollario fenomeni deprecabili come quello legato ai delatori e agli espatrii forzati che alcune personalità di spicco si auto inflissero per poter continuare a portare avanti le loro attività.
È proprio in quel clima da caccia al rosso che si muove Tempesta su Washington, film girato da Otto Preminger circa un decennio dopo le scorrerie del Sen. McCarthy e basato sul libro Advice & Consent di Allen Drury. Siamo nell'ambito della politica, alla morte del Segretario di Stato il Presidente degli Stati Uniti (Franchot Tone) propone come successore Robert Leffingwell (Henry Fonda), uomo colto e di vedute moderne malvisto però da una parte del Senato statunitense proprio perché sospettato di avere simpatie e aperture verso quello che viene considerato il nemico numero uno di quegli anni: la Grande Madre Russia. Alcuni sostenitori del Presidente, con a capo il Senatore Munson (Walter Pidgeon) cercano di capire su quanti voti al Senato Leffingwell possa contare, temendo soprattutto lo spauracchio dell'influente Senatore anziano Colby (Charles Laughton) che nei confronti del candidato cova anche qualche vecchia ruggine personale. Per sondare il terreno viene costituita una sottocommissione d'inchiesta presieduta dal Senatore Anderson (Don Murray), in principio favorevole alla candidatura, tramite la quale si cercherà di accertare le voci che legano Leffingwell a simpatizzanti comunisti. Con il trascorrere dei giorni il dibattimento si caricherà di tensione, ci saranno alcune sorprese e si ricorrerà alla tanto usata in politica macchina del fango per fare leva sulle posizioni di alcuni senatori che potrebbero far cambiare verso all'ago della bilancia.
Tempesta su Washington ci mostra con grande dovizia di particolari come funziona la macchina della politica americana, tra alleanze, mosse, contromosse, rivalità e influenze, e scende nel dettaglio sulle procedure che il sistema politico segue nello specifico nel caso presentato dal film, la conferma della nomina a Segretario di Stato. L'impressione è quella di entrare nei palazzi della politica, la vicenda assume poi toni quasi da procedurale legale con i vari dibattimenti in aula, le testimonianze e in questo aiuta la presenza del veterano Charles Laughton, già protagonista dello splendido Testimone d'accusa di Billy Wilder. Interessante e ben calibrato il succedersi di rivelazioni e nuovi scenari che metteranno in discussione la probità di Leffingwell, così come spunti di riflessione nascono dalle accuse mosse al Presidente della sottocommissione Anderson per intorbidire le acque e spostare voti, passa in scena la sporcizia di una politica senza scrupoli che non guarda in faccia a nessuno, pronta a calpestare figure politiche e uomini incurante del prezzo che alcuni di questi dovranno pagare.
Nel complesso il film risulta però più interessante che realmente appassionante, se si può contare su ottime prove d'attori e un bel contesto storico/politico, non si può negare come Tempesta su Washington risulti oggi troppo verboso, un po' troppo datato e penalizzato anche dalla durata non brevissima (140 minuti circa). Per chi ama il Cinema di qualche decennio fa non mancherà la possibilità di appassionarsi all'argomento e alla costruzione molto addentro alle dinamiche della politica U.S.A., i cali di ritmo rischiano però di inficiare non poco il giudizio complessivo che si può avere su un film del genere che comunque i suoi meriti li ha tutti, purtroppo quando si fatica un po' ad arrivare alla fine di un film questi meriti passano in secondo piano schiacciati da una tenitura mal bilanciata. Peccato.
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