(di Jeff Nichols, 2016)
È con rammarico che mi sento di dire che Midnight special è un film riuscito solo in parte, perché gli spunti interessanti nell'opera di Nichols non mancano, viene omaggiata con rispetto la tradizione di un certo Cinema del fantastico e alcune sequenze effettivamente colpiscono nel segno; purtroppo spesso il ritmo non sostiene a dovere idee e contenuti andando a sfilacciare una storia potenzialmente vincente seppur non certo nuova.
America rurale. Le televisioni non fanno che parlare del rapimento di Alton (Jaeden Lieberher), un bambino di otto anni in mano a due loschi figuri. La prima sequenza ce lo mostra nel letto di una camera di un motel, una camera completamente buia, con le finestre oscurate da pezzi di cartone, il bambino indossa degli strani occhialini da piscina e delle cuffie ingombranti. I due uomini nella stanza sono armati ma il bambino sembra stranamente tranquillo. A volte l'apparenza inganna, i due loschi figuri di cui sopra altri non sono che Roy (Michael Shannon), il padre di Alton, e il suo amico d'infanzia nonché poliziotto Lucas (Joel Edgerton) che come solo intento hanno quello di proteggere il bambino in un viaggio attraverso l'America che li porterà verso Sarah (Kirsten Dunst), la madre del ragazzo. Alton va protetto perché è un ragazzo speciale, va protetto dalla setta alla quale i suoi genitori erano affiliati, capeggiata dal leader Calvin Meyer (Sam Shepard), un uomo convinto che Alton sia una sorta di nuovo messia fondamentale per il futuro della setta e non solo. Va protetto dagli agenti del governo che temono per i segreti militari che in qualche modo Alton è in grado di intercettare e interpretare.
Midnight special porta in sé elementi del road movie mischiati a quella fantascienza che punta alla meraviglia tanto cara al Cinema fantastico rivolto soprattutto ai più giovani, il lavoro di Nichols è stato giustamente paragonato al lavoro che il suo illustre predecessore Steven Spielberg ha portato avanti con opere come E.T. o ancor più con Incontri ravvicinati del terzo tipo. I semi effettivamente sono gli stessi, la pianta però non è cresciuta proprio nella stessa maniera. Lo spunto è buono, le vicende del ragazzino incuriosiscono, le sue inspiegabili capacità di parlare in lingue sconosciute, di conoscere informazioni riservate, di proiettare luminosissimi fasci di luce blu dagli occhi, uniti al suo problema con la luce e alle sue "visioni" rendono la vicenda molto intrigante. Nel corso della fuga da tutto e tutti dell'improbabile terzetto, sono diversi i momenti riusciti di un film che non gode di effetti speciali realizzati con cifre da capogiro ma che sopperisce alla mancanza con una buona fotografia e con l'uso discreto e sapiente della costruzione delle scene. Purtroppo questi rimangono, appunto, solo momenti. Non mancano infatti passaggi di stanca, quasi sonnolenti, che spezzano un po' il ritmo di un viaggio sulla strada, troppo spesso buio e notturno, al quale avrebbe giovato una dose maggiore di dinamismo. In più nessuno dei personaggi riesce a ritagliarsi un ruolo di vivo interesse agli occhi dello spettatore (se non il bambino stesso), nemmeno l'agente dell'NSA Sevier (Adam Driver) che dovrebbe essere il punto di contatto tra bambino e istituzioni.
Il finale non sorprende, il viaggio ci porta verso una meta più o meno intuibile, che non delude ma nemmeno entusiasma. Quello di Nichols è un compito svolto con diligenza, probabilmente anche con amore, al quale manca però quel guizzo che gli permette di emergere dalla massa di prodotti simili e ritagliarsi un posto nel nostro immaginario. Ripeto, un vero peccato, perché le basi erano buone. Sarà per la prossima volta.
Sì beh, si poteva fare decisamente meglio, però in ogni caso è un bel film, non originale ma interessante e da vedere ;)
RispondiEliminaSi, sono concorde, una visione vale la pena dargliela. Comunque non mi è ancora capitato di parlare di un film che tu non avessi visto, ma come fai? :)
Elimina