(The 15:17 to Paris di Clint Eastwood, 2018)
Con Ore 15:17 - Attacco al treno Eastwood continua la sua esplorazione della figura dell'eroe americano; questa volta, pur annoverando tra i protagonisti del film un paio di militari statunitensi, non troviamo sotto i riflettori una "leggenda" come accadeva per l'idolatrato dai compagni Chris Kyle, il protagonista di American sniper, abbiamo invece tre ragazzi comuni ritratti in un momento delle loro vite che potrebbe essere quello vissuto da chiunque di noi e che per indole naturale e altruismo si trovano a interpretare il ruolo dell'eroe. Attacco al treno narra un episodio realmente accaduto il 21 Agosto 2015 in territorio francese: su un treno diretto a Parigi il giovane Ayoub El Khazzani (Ray Corasani), armato di tutto punto, tenta la strage che verrà impedita solo grazie all'atto di coraggio di Spencer Stone, Alek Skarlatos e Anthony Sadler, tre ragazzi americani in vacanza in Europa.
L'episodio della neutralizzazione del terrorista nell'economia del film riempie pochi minuti, a Eastwood preme farci vedere come i tre protagonisti siano arrivati al momento che di lì a poco cambierà le loro vite e soprattutto chi sono questi tre ragazzi, da dove provengono, quale è stato il loro percorso di vita. Ciò che di più interessante c'è in questo film non è la narrazione dell'episodio in sé, quanto le scelte tecniche e artistiche adottate da un regista ormai ottantottenne e ancora per niente domo. Parliamo di un regista che ha firmato film di altissimo livello, che sa come mettere in scena qualsiasi cosa in qualsiasi situazione e che ha diretto gente come Tom Hanks, Leonardo Di Caprio, Matt Damon, Morgan Freeman, John Malkovich, Hilary Swank, Maryl Streep, Sean Penn, Tim Robbins, Kevin Bacon, Tommy Lee Jones, Donald Sutherland, Kevin Spacey, Gene Hackman, Ed Harris, Kevin Costner, sé stesso e chissà quanti altri. In controtendenza rispetto alla qualità di alcune sue opere precedenti qui Eastwood sceglie un'adesione alla realtà che sia la più alta possibile, a interpretare i tre ragazzi americani chiama proprio loro, Stone, Skarlatos e Sadler, andando incontro a grossi rischi, rinunciando a nomi di grido e soprattutto affidandosi a una recitazione meno che dilettantistica (i tre giustamente non sono questi grandi attori, vengono surclassati anche dai bambinetti che interpretano i tre protagonisti da piccoli), gira in digitale accentuando quell'idea di reale che il progetto vuole restituire.
Quello che era nelle intenzioni del regista riesce, il film è meno spettacolare, patinato e rifinito di altre sue opere, più diretto, vero, forse però anche meno interessante nei contenuti di altri episodi che si affidavano alla finzione pura. Attacco al treno si apre con i tre ragazzi ancora bambini, Stone e Skarlatos amici da sempre, in fissa con la guerra (saranno i due che diverranno militari), emarginati a scuola, provenienti da famiglie in qualche modo problematiche. Proprio a scuola conosceranno il vivace Anthony Sadler, minuto ma vero ribelle con un posto fisso nell'ufficio del Preside. Quella dell'infanzia è la parte più riuscita e interessante del film (forse perché in video non ci sono i tre protagonisti). Quando i ragazzi diventano adulti Eastwood ce li presenta come tre uomini normalissimi, anche meno dotati della media, vite e lavori poco interessanti fino alla decisione dell'arruolamento che almeno per Stone diverrà una prova con sé stesso per superare i propri limiti, un percorso che non lesinerà delusioni ma che al momento decisivo tornerà utile per uscire da una bruttissima situazione. Sarà lui su quel treno a fare il grosso del lavoro sporco fermando Ayoub El Khazzani. Il punto è che tutti, anche le persone più normali tra di noi, nelle giuste condizioni possono scegliere di fare qualcosa di eroico e di aiutare gli altri, questo è il messaggio che preme a un autore che continua ad esplorare il lato più alto dei suoi personaggi, siano questi delle leggende o semplici turisti (anche se militari). C'è qualche accenno alla predestinazione, c'è molta quotidianità soprattutto nelle sequenze del viaggio in Europa tra Roma, Venezia, Amsterdam e la Germania, c'è della filosofia spiccia, c'è la vita di persone normali che fortuitamente arrivano al punto di svolta delle loro vite.
Un bell'esperimento, Cinema del reale che fa a meno della buona recitazione, che non si avvale di scelte registiche memorabili ma che va dritto al sodo. Ne esce un film sicuramente più interessante che appagante, ma che è un ulteriore passo avanti del vecchio Clint, un uomo che ancora non è intenzionato a fermarsi. Proprio in questi giorni esce in America Il corriere - The mule dove Clint tornerà anche a recitare. Sorprendentemente intramontabile.
Sono contento di leggere questa bella recensione: sei uno dei pochi che ha analizzato il film senza pregiudizi, senza stroncarlo senza pietà come ha fatto il 90% della critica. Condivido totalmente la tua sintesi, chiosando con una (mia) banalità: il peggior film di Eastwood è migliore di tante,tantissime porcate che passano sui nostri schermi...
RispondiEliminaAssolutamente, Clint per me è un ottimo regista e in generale mi piace molto, probabilmente una stroncatura netta di un suo lavoro non avrei nemmeno cuore di farla, fortunatamente non mi è ancora capitato di vedere qualcosa di suo che la meriti. Questo sicuramente non è tra i migliori film di Eastwood ma proprio per alcune scelte si rivela comunque un lavoro interessante all'interno della sua filmografia.
EliminaIo uscii deluso dal cinema: alla fine l'idea su cui ruotava tutto il film è stata efficace solo alla fine, quando si vedono le riprese "vere" fatte a suo tempo dei protagonisti con Hollande che dà loro l'onorificenza (ma c'era anche un quarto tizio, se non sbaglio). Per il resto è una tirata patriottica piuttosto fastidiosa e le sequenze iniziali con i protagonisti bambini e ragazzini avrebbero potuto essere un po' più curate.
RispondiEliminaA me sinceramente non sembrò affatto che gli attori "per caso" fossero poi così male, anzi.
Si, gli attori dilettanti potevano risultare peggio di così, comunque non proprio da Oscar, chissà quanto c'è della mano del regista su questo aspetto del risultato finale, altra riflessione interessante. Indubbiamente questo film non è riuscito come altri ottimi esiti del regista, se avessi pagato anche io una decina di euro al cinema magari sarei uscito dalla sala un po' deluso, ci sta. Per quello che è l'aspetto patriottico non l'ho sentito così invasivo, forse da quel punto di vista Clint calcò la mano più in American sniper ad esempio, comunque sempre evitando di omettere le brutture commesse anche dai protagonisti a stelle e strisce. Non so, io in Eastwood ci vedo sempre una volontà di non essere mai troppo monodimensionale...
EliminaVero, sono sempre in molti a gridare "fascista" appena Eastwood si occupa di guerra, questioni militari o dell'individualismo americano. Le sue idee politiche le conosciamo, però spesso i suoi film sono tutt'altro che spinti verso quel tipo di ideologia o comunque sono perlomeno mediati e strutturati. Poi, per carità, se i tre ragazzi protagonisti del film fossero stati, che so, Olandesi, probabilmente Clint non avrebbe abbracciato il progetto, chi lo sa...
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