(Cathedral di Raymond Carver, 1983)
A più di trent'anni dalla sua scomparsa Raymond Carver viene ancora considerato il punto fermo per quel che concerne il racconto breve moderno. Cattedrale viene dato alle stampe a soli due anni di distanza da un'altra celebre raccolta di racconti - Di cosa parliamo quando parliamo d'amore - andando così a cementare la reputazione dello scrittore dell'Oregon, già indicato dalla critica come il caposcuola di uno stile minimalista, definizione dentro la quale Carver sentiva di stare troppo stretto. Tralasciando la questione su quanto la forma definitiva di alcuni racconti di Carver fosse da imputare all'editore Gordon Lish, uno che pare avesse la forbice facile (anche perché l'approfondimento sul tema richiederebbe una discreta mole di tempo e spazio), all'uscita di Cattedrale venne sottolineato dalla stessa critica il raggiungimento da parte dello scrittore di una forma del racconto più ricca e compiuta, una narrazione che pur rimanendo essenziale, ma non per questo povera, incontrava in misura maggiore quella che era la reale intenzione di Carver nell'approccio alla scrittura, in quello che forse fu il suo periodo più sereno nell'economia di un'esistenza non sempre felice, che tra alcool e malattia portò alla prematura scomparsa dello scrittore nell'Agosto del 1988.
Dodici racconti, uno già anticipato nella precedente raccolta, dodici momenti nelle vite di qualcuno, momenti a volte significativi, altre volte meno, almeno uno una vera e propria epifania (il riferimento è a Cattedrale, il racconto che dà il titolo al libro), tutti sprazzi di vita in cui è necessario e allo stesso tempo bellissimo entrare dentro, racconti minimi come dicono in molti ma pregni di una ricchezza che richiede al lettore di cogliere il momento, l'attimo in cui qualcosa cambia, spesso si incrina, a volte si risolve, ma che in ogni caso dà il la per qualcosa di nuovo, qualcosa che spesso da lettore non vediamo, un qualcosa di fuori campo, di non detto, lasciato alla nostra immaginazione che però ha tutti gli elementi per fare ipotesi, perché con Carver si è sempre dentro al mistero della vita, non quella dell'eroe, del divo o quella del protagonista di un libro, siamo dentro la nostra vita, dentro quella del vicino di casa, della cassiera del supermercato, nella vita di nostro cugino o in quella della donna che ogni tanto vediamo affacciata alla finestra. È nell'ordinario che la narrazione di Carver diviene straordinaria.
Ci sono temi che ricorrono in diversi racconti, su tutti quello dell'alcool che condiziona le vite di diversi protagonisti, tema caro all'autore, ma più in generale si assiste all'esclusione dal lauto banchetto della vita, spesso i protagonisti dei racconti di Carver sono sconfitti, almeno nel momento in cui sono ritratti dall'autore, hanno perso qualcosa, stanno per perderlo o si sono persi loro stessi, in qualche caso fortunatamente si ritrovano, molto più spesso sembra che la vita in qualche modo abbia voltato loro le spalle. Spesso il succo sta nel capire dove qualcosa si spezza o perché lo farà, raramente gli scritti di Carver sono fredda cronaca di fatti inventati, questi brevi racconti hanno sempre dentro qualcosa di vivo, un evento, un catalizzatore, qualcosa che sembra assumere il centro di un'esistenza, e questi elementi sempre così importanti non sono altro che atti banali, decisioni ordinarie che fanno parte della vita.
Nell'edizione Minum Fax, molto ben curata, chiude la raccolta un bel racconto con sorpresa di Riccardo Duranti, il traduttore dei racconti contenuti in Cattedrale.
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