giovedì 13 maggio 2021

I MITCHELL CONTRO LE MACCHINE

(The Mitchells vs the machines di Mike Rianda e Jeff Rowe, 2021)

Il rapporto tra un padre e una figlia è un rapporto particolare, meraviglioso (senza nulla togliere ai figli maschi), un rapporto che con il tempo è destinato a mutare come quasi tutti gli aspetti della nostra vita. È con una punta di dolore che si affronta quel momento in cui ci si rende conto che la propria bambina non ha più bisogno di te come in passato (certo, ne ha ancora bisogno, ma in maniera diversa), inizia a far capolino quel senso di inutilità che la crescita della prole porta con sé, arriva il momento traumatico in cui non puoi più prendere in braccio tua figlia e anche se potresti ancora lei non vuole e tu comunque ti sentiresti un po' idiota a provarci, i coetanei iniziano ad avere più importanza di te, la porta della cameretta è sempre più spesso chiusa e diventa lampante agli occhi di lei come tu in fondo non capisca quasi nulla di qualsiasi argomento, evidente diventa la tua inadeguatezza nei confronti del mondo e nel capire le sue esigenze, i confronti vengono liquidati con un "lascia perdere" e via di questo passo... 

Nonostante l'apocalisse tecnologica da abuso di dispositivi, è di questo che parla I Mitchell contro le macchine, del rapporto difficile tra un padre e una figlia adolescente ormai per molti versi decisamente distanti tra loro, più in generale esplora le dinamiche familiari con un approccio nel quale non è difficile riconoscersi, la costruzione del racconto percorre strade battute e conosciute a menadito e pur così facendo riesce a garantire alla narrazione una freschezza capace di divertire e commuovere anche i cuori più duri, mettendo in campo anche un'animazione accattivante che segue quel lato sperimentale già mostrato da Sony Picture Animations con Spider Man - Un nuovo universo di qualche anno fa. L'insieme di elementi e il loro amalgama rendono questo recente film d'animazione un'ottima visione per tutta la famiglia nella quale ognuno potrà ritrovare un pezzetto della propria verità quotidiana.

Katie Mitchell ha una passione smodata per il cinema e per i video che ama realizzare con i suoi supporti portatili, spesso il protagonista è lo strambo cane di famiglia Monchi, un animale tanto imbranato quanto bruttino a vedersi. Katie è in procinto di partire per seguire i corsi della scuola di cinema della California, suo padre Rick invece non ama la tecnologia, è un patito della natura e delle escursioni all'aria aperta, nonostante l'amore tra i due sia forte il rapporto che c'era quando Katie era più piccina sembra ormai scomparso, così dopo numerose incomprensioni Rick, insieme a mamma Linda e al piccolo Aaron, decide di organizzare un viaggio di famiglia con lo scopo di rinsaldare i legami sfilacciati, si partirà con la vecchia auto scassata dal Michigan in direzione California per accompagnare Katie verso il suo futuro. Mentre succede tutto questo il genio di turno dell'innovazione tecnologica trasforma l'ultimo modello di cellulare e relativo sistema operativo in qualcosa di totalmente obsoleto trasportando tutte le funzioni del telefono all'interno di una serie di robot che dovranno essere il supporto definitivo all'umanità, probabilmente però il genio non ha mai letto Asimov e quindi...

Tralasciando il fatto che lungo il loro viaggio i Mitchell si trovino a dover salvare il mondo da un'invasioni di robot impazziti, tutti gli elementi che costituiscono I Mitchell contro le macchine rendono questo film d'animazione decisamente divertente e in perfetto equilibrio tra momenti citazionisti, passaggi introspettivi e commoventi, uscite divertenti e tanta animazione davvero spassosa che unisce la cgi con l'animazione più classica a due dimensioni, anche gli inserti di puro gusto pop che invadono di tanto in tanto lo schermo aiutano a movimentare in maniera originale la visione. Se la denuncia alla società ipertecnologica sembra facilona (e probabilmente lo è) non manca però di andare a segno più volte, alcune trovate sono nostalgicamente geniali (l'utilizzo del Furby per esempio), la tecnica molto interessante ma soprattutto centra in pieno il bersaglio il lavoro fatto sulla caratterizzazione dei personaggi e sui sentimenti per uno sviluppo delle relazioni che ha tanto il sapore del vero. Peccato che il comparto animazione della Sony alterni cose molto valide come questa o il primo Hotel Transylvania, il già citato Spider Man e altre cose ancora a prodotti quasi inguardabili o mediocri (i film dei Puffi, Angry Birds e una serie di film di una scialba medietà), non sarebbe male nel campo dell'animazione trovare un altro punto di riferimento a cui guardare oltre i pochi e soliti noti.

2 commenti:

  1. Adorato dall'inizio alla fine. Davvero fresco, originale e divertentissimo, da vedere e rivedere!

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    1. Si, davvero, non sapevo cosa aspettarmi e ho trovato una sorpresa molto piacevole.

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