martedì 3 maggio 2022

THE SUICIDE SQUAD - MISSIONE SUICIDA

(The Suicide Squad di James Gunn, 2021)

Il film di supereroi, o cinecomics se preferite, l'abbiamo visto declinato ormai in molte vesti: se a volte può affiorare durante la visione di qualcuno di questi un po' di stanchezza, magari l'impressione di trovarsi troppo spesso nel campo del già visto e della ripetizione (soprattutto al cinema, con le serie si sperimenta un po' di più), non sono di certo mancati i guizzi e i prodotti capaci di spaziare dal davvero buono all'ottimo, con alcune vette assolutamente degne di nota. È un ramo della cinematografia ancora molto vivo, fondamentale per le sale e per alcune case di produzione, viatico di fama e grandi ingaggi per le star e fonte di ore e ore di sano divertimento per i fan. Questa premessa per dire che sarebbe difficile fare un discorso globale sul fenomeno in poco spazio come sarebbe ingiusto collocare indistintamente in un ipotetico calderone tutto ciò che è stato prodotto nel campo, perché se le schifezze non sono mancate (soprattutto lato D.C.), il mondo dei fumetti ci ha regalato anche grandi ispirazioni, e di nuovo possiamo rimanere in casa D.C. (ma fuori dal D.C. Extended Universe con il Joker di Todd Phillips o con il Batman di Nolan). Ora ammetto di avere una decisa propensione al lato Marvel della forza, almeno se rimaniamo nel canone e quindi, per la Distinta Concorrenza, all'interno del DCEU; i film dell'universo condiviso di casa D.C. li ho trovati quasi tutti cosparsi di difetti, spesso noiosi, poco coinvolgenti e capaci di sprecare un'iconografia forse addirittura superiore a quella Marvel: voglio dire... Batman, Superman, Flash, Wonder Woman, la Justice League, non proprio delle mezze calzette, detto questo credo proprio che Missione suicida, contro ogni previsione alla luce del fallimentare primo capitolo, possa annoverarsi tra i migliori cinecomics finora realizzati (sempre rimanendo nel canone) grazie a un piglio scanzonato che non si prende mai troppo sul serio (Snyder magari potrebbe prendere qualche appunto) e a un dosaggio di estremismo, irriverenza e violenza che, pur non sconfinando nell'esagerazione, in casa Disney/Marvel oggi ce lo possiamo sognare. Probabilmente l'aver lasciato migrare James Gunn dall'altra parte, anche se solo temporaneamente, ha dato i suoi frutti: noi abbiamo guadagnato un film parecchio divertente, il migliore dell'intero Extended Universe (1), la D.C./Warner delle buone critiche (finalmente) e  la Marvel ha parato il colpo visto che gli incassi alla fine non sono stati poi così buoni, probabilmente influenzati dal primo inutile Suicide Squad di Ayer.

Si riparte più o meno da zero, senza troppi collegamenti al passato. James Gunn apre ripetendo il concetto alla base della Suicide Squad, una squadra composta da criminali sacrificabili, intercambiabili e ricattabili (con tanto di impianto esplosivo in testa per renderli obbedienti) mandati dalla cinica e spietata Amanda Waller (Viola Davis) a compiere missioni segrete e pericolose per le quali l'intervento ufficiale degli U.S.A. è meglio che venga lasciato da parte. In questo caso sono ben due le squadre allestite dalla Waller, una con funzione di mero specchietto per le allodole, la missione sarà quella di sbarcare sull'isola di Corto Maltese e dismettere il progetto Starfish, potenzialmente molto pericoloso per gli U.S.A. e non solo, nel farlo i nostri dovranno ottenere l'aiuto forzato del dottor Greves (Peter Capaldi), uno scienziato noto come Thinker che sta cercando di sottomettere una potentissima entità aliena a forma di stella marina nell'universo D.C. nota come Starro. Dalla vecchia incarnazione della Squad tornano la meravigliosa Harley Quinn (Margot Robbie), l'unico motivo per recuperare il film di Ayer, Capitan Boomerang (Jai Courtney) e il coordinatore sul campo Rick Flag (Joel Kinnaman), con loro i nuovi innesti: il leader Bloodsport (Idris Elba), un cecchino infallibile tenuto sotto scacco con la minaccia di ripercussioni per la figlia giovane e già delinquentella, l'altro cecchino Peacemaker (John Cena) tutto giustizia malata e "prima la missione", Ratcatcher II (Daniela Melchior), una specie di pifferaio magico controlla topi, King Shark, uno squalo antropomorfo con l'intelligenza di un bimbo di due anni mediamente poco intelligente e last but not least Polka-Dot Man (David Dastmalchian), un timidone affetto da un eritema spaziale distruttivo. Saranno cazzi da cagare per tutti.

James Gunn, con lo stesso piglio che ha reso Guardiani della Galassia uno dei film più divertenti del Marvel Cinematic Universe, passa alla Distinta Concorrenza e fa di nuovo centro facendo dimenticare agli spettatori il brutto Suicide Squad (quello senza articolo) di Ayer. Si abbandonano i toni cupi che flagellano il DCEU a causa delle manie di Snyder e si confeziona un film cazzaro ma davvero indovinato, talmente squinternato da risultare credibile. Il film non vanta forse la stessa trascinante colonna sonora usata per l'Awesome Mix di Star-Lord ma anche sotto questo punto di vista non si scherza: il film si apre in carcere con Folsom Prison Blues di Johnny Cash e poi con i The Decemberists, si parte con il piede giusto, lo spettatore già si sente comodo, il personale che assembla la Squad scommette su chi schiatterà per primo, i personaggi della squadra secondaria sono uno più assurdo dell'altro (l'uomo donnola e la sua sorte sono esilaranti), si cita uno dei miti del fumetto con l'isola di Corto Maltese e si inizia poi per davvero tra scritte cool in sovrimpressione e squarci di violenza non troppo edulcorati. È un accumulo di trovate continuo quello di Gunn (l'eritema spaziale, il dramma sconclusionato di Harley, la coreografia pop della Robbie su fondo floreale, tutto ma davvero tutto ciò che riguarda King Shark, etc...) che non manca però di tenere d'occhio sempre il lato sentimentale dei personaggi, almeno quelli più umani come il Bloodsport del roccioso Idris Elba o la dolce Ratcatcher, una vera principessa dei topi (Ehi, Ratatouille!), per gli altri ci sono scene idiote ma molto divertenti, il rapporto di Polka-Dot Man con la madre per esempio, tutto gestito da una regia vivace con diversi bei momenti anche dal punto di vista visivo, uno su tutti la splendida intuizione di usare il villain Starro come un kaijū della tradizione giapponese. Dopo due ore di puro divertimento Gunn si concede anche un bel calcio nelle palle alla gestione politica degli Stati Uniti sempre bravi a gestire le loro crisi in casa d'altri. Alla fine viene fuori la potenzialità del cinecomics quando questo non è troppo imbrigliato da perbenismo e cose che non si possono dire e che non si possono fare. Il miglior film del D.C. Extended Universe senza se e senza ma.

1) Segnalo, a scanso di equivoci, di non aver visto Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn.

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