giovedì 10 novembre 2011

A 30 MILIONI DI KM DALLA TERRA

(20 millions miles to Earth, di Nathan Juran, 1957) 

- Mimmo, tanto ci tieni a far scappare i pesci tu? Tira la rete, forza! - Rete, rete. Tante corde per prendere un pesciolino. Quelli del Texas, con una corda sola, riescono a prendere persino un bufalo.
 

Andiamo in ordine filologico e partiamo dall'inizio. Quindi partiamo dal titolo. Perché il lingua originale siamo a 20 milioni di miglia dalla Terra e nella traduzione italiana a 30 milioni di km? Bel dilemma direte voi, cerchiamo di sciogliere il mistero. Un miglio equivale a 1,609344 km che moltiplicato 20 milioni dà un risultato di circa 32.186.880 km. Ora titolare il film A 32 milioni di kilometri e rotti dalla Terra poteva sembrare brutto, si è optato quindi per un approssimativo (per difetto) a 30 milioni di km. Ma dico io era proprio necessaria cotanta precisione? A parte a me che ho tempo da perdere, a qualcuno gliene sarebbe importato qualcosa se si fosse optato per il più assonante all'originale A 20 milioni di km dalla Terra? Nel 1957 poi? E ancora, a voi ve ne importa qualcosa? In fondo neanche a me e quindi passiamo oltre altrimenti potremmo andare per le lunghe. Al largo delle coste di Gerra, paese di pescatori della Sicilia, cade un razzo spaziale, fatto questo alquanto insolito in quanto razzi e forme di vita aliena in generale sono soliti andarsi a rompere il capo dalle parti degli Stati Uniti d'America. E questo non è neanche l'accadimento più strano del film. Alcuni pescatori assistono alla strana precipitazione, dalla barca più vicina Michele, Maruzzo (avete capito bene, Maruzzo) e il bambino Mimmo accorrono in cerca di superstiti. I due adulti si introducono nella navetta e riescono a estrarre due superstiti vestiti da pizzardoni. Trattasi non di vigili urbani ma di due astronauti statunitensi (eccoli qua) reduci da una missione supersegreta su Venere. Nel parapiglia che la delicata situazione crea sulle coste della Sicilia (dove alla parola Venere si pensa non al pianeta ma alla Femmina, quella con la F grande), Mimmo inosservato trova in mare uno strano reperto e se lo va a vendere a un professore di zoologia affezionato al ragazzo. Con il ricavato Mimmo si compra un cappello da Cowboy, ma questo è un dettaglio forse insignificante. Il dettaglio significante è che il gelatinoso reperto si schiude dando vita a un essere che creerà scompiglio per il resto del film e a una commistione di generi mai vista prima: la fantascienza statunitense che incontra il Kaiju Eiga giapponese che incontra il Neorealismo italiano (sottogenere pescatori). Agli effetti speciali il celebre Ray Harryhausen, nume tutelare di tanta fantascienza anni '50, che crea animazioni in stop motion dando vita abilmente alla creatura. Sicuramente un film diverso da quello che mi aspettavo e da quello che anche voi potreste aspettarvi. Guardatelo.
   

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