Penultimo film di Claude Chabrol che arriva tre anni prima della sua dipartita, L'innocenza del peccato affronta ancora una volta alcuni dei temi tanto cari al regista parigino. Ed è quindi ancora una volta la borghesia francese, quella buona, a nascondere vizi e segreti che vanno a intaccare la facciata esteriore e di maniera che la posizione sociale impone. In questo caso l'usuale ambientazione provinciale è protagonista solo in parte, lasciando che un'atmosfera più cittadina (prevalentemente in interni) conduca lo spettatore lungo la storia narrata dal regista.
Lo scrittore di successo Charles Denis (Francois Beréland) è un uomo ormai affermato e rispettato, sposato con la bella moglie Dona (Valeria Cavalli) e aiutato nella gestione della sua carriera dall'affascinante Capucine Jamet (Mathilda May). Ma queste non sono le uniche donne presenti nella vita dello scrittore che, pur se in là con gli anni, è sempre affascinato dalla bellezza giovane. Durante la presentazione del suo ultimo libro in una piccola libreria incontra la bella e solare Gabrielle (Ludivine Sagnier) figlia della titolare del negozio. Gabrielle è una giovane presentatrice televisiva in ascesa che non resiste al fascino maturo dello scrittore e se ne innamora. Nello stesso periodo Gabrielle conosce il giovane e ricco Paul Gaudens (Benoit Magimel), erede viziato delle fortunate imprese di famiglia, che si invaghisce della giovane e che non manca di mostrare comportamenti dettati da un'indole scarsamente equilibrata. Il triangolo, che in realtà non è mai veramente tale, è servito. Ma non è tutto, perché il rispettabile scrittore non mancherà di trascinare Gabrielle in giri perversi e lascivi prima di spezzarle immancabilmente il cuore. La tragedia è dietro l'angolo.
Sicuramente Chabrol nella sua lunga carriera ha realizzato lungometraggi migliori di questo che non brilla certo per originalità e sorprese, ci trovate dentro quel che ci si aspetterebbe dal regista, non una virgola in più e nemmeno tutto. Ciò nonostante il film gode di buoni interpreti, tutti ottimi per la parte loro assegnata, con una menzione particolare per Benoit Magimel che pur calcando qua e là la mano (quelle nocche rosicchiate troppo spesso) ben rappresenta il suo personaggio un po' fuori dal coro. La narrazione scorre senza particolari sussulti, ma l'aplomb della borghesia in fondo non è questo? Poche scenate e dolori trattenuti, per fortuna rimane la bella Ludivine Sagnier a mostrarsi più umana ed evidentemente imperfetta pur essendolo, forse, meno degli altri.
Benoit Magimel e Ludivine Sagnier |
Qualche film di Chabrol l'ho visto, e in effetti sa dipingere molto bene gli ambienti della borghesia francese (e quindi europea ed occidentale, visto quanto siamo globalizzati).
RispondiEliminaPerò ammetto che difficilmente mi vedo a piazzare nel lettore dvd un suo film x passare la serata... .
Voglio dire... Massimo rispetto e massima stima a Firma che questo coraggio ce l'ha! ;-)
Io provo un po' di tutto (senza esagerare), se il film ha ricevuto delle critiche positive o se mi intriga il lavoro del regista o il genere ci provo. A volte facendo così mi sono imbattuto in piacevoli sorprese :)
EliminaE fai bene. Però ammetto che certo cinema francese che parla di famiglie borghesi, spesso senza grandi "scosse" a livello di trama, mi respinge un pò. Forse sono di gusti un pò più "forti", ma certe cose più che al cine le vedrei meglio in ambito teatrale, credo... .
RispondiEliminaAl cinema forse non andrei nemmeno a io a vedere questo film, però a casa...
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