martedì 10 giugno 2014

LA FIGLIA DI FRANKENSTEIN

(Frankenstein's daughter di Richard E. Cunha, 1958)


Pura serie B, a voler esagerare, che forse anche una C potrebbe starci tutta. Pura serie B e nessuno lo nasconde, il film nasce come proiezione per i drive-in senza probabilmente grandi aspirazioni artistiche. Ma vediamo un attimo di che cosa stiamo parlando.

Il dottor Morton (Felix Locher) lavora nel suo laboratorio casalingo a una formula sperimentale che dovrebbe curare le malattie degenerative (o qualcosa del genere). Il suo assistente Oliver Frank (Frank, capito?) sfrutta gli studi del dottore per portare avanti in segreto esperimenti personali che sperimenterà sull'ignara nipote del dottore, la bella Trudy (Sandra Knight). Questa si trasformerà in un mostro di rara bruttezza in maniera del tutto temporanea, dimenticandosi dell'accaduto a esperimento terminato. Ma Oliver Frank (Frank, capito?) non si fermerà qui, aiutato dal giardiniere Elsu (Elsu, capito?) creerà un novello mostro di Frankenstein, anzi una novella mostra di Frankenstein.

La figlia di Frankenstein. Beh, il discendente del famoso scienziato tedesco non è una donna, quindi la figlia del titolo non è lui, Trudy non è figlia di nessuno, neanche di Morton che è lo zio, quindi nemmeno lei, il mostro a definirlo donna ci vuole una fantasia più che sfrenata direi spropositata. Allora? Ah, già il cervello. Il cervello del mostro, ecco, si, quello. Quello è donna.

Se prendiamo in esame la messa in scena, la serie B non è così evidente, c'è un bel bianco e nero, il lavoro del regista non è disprezzabile, una scena iniziale indovinata mette in chiaro da subito il tenore della pellicola. Sono lo sviluppo della storia e l'agire dei personaggi che fanno sconfinare la pellicola nella serie dei B-movie di stampo horror (?), trucco ed effetti speciali se vogliamo ci mettono il carico da undici, soprattutto in alcune sequenze.


Il film andrebbe guardato più che altro come un documento d'epoca di un filone certamente interessante, alcune interpretazioni non sono male, anzi, come ad esempio quella dell'invasato dottor Frank (Donald Murphy) o quella di Sandra Knight, nonostante il suo personaggio a volte vien voglia di scuoterlo anche da questa parte dello schermo. Alcuni passaggi, tipo quello del siparietto musicale, sembrano incomprensibili o dettati da necessità pubblicitarie (promozione per un combo musicale?), altri funzionano decisamente meglio. In fin dei conti non un tassello indispensabile nella storia del cinema, probabilmente nemmeno in quella del cinema di serie B, se invece siete cultori...


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