venerdì 3 ottobre 2014

A-Z: ALICE IN CHAINS - JAR OF FLIES

Breve premessa (ovvero c'era una volta il progetto A-Z)... Per chi non fosse interessato alla breve premessa il consiglio è quello di saltare al capitolo ...ma parliamo del disco.

Come dicevo... c'era una volta il progetto A-Z. Perché ora non c'è più? In realtà il discorso potrebbe essere lungo e complesso, le motivazioni numerose e i lettori ai quali tutto ciò possa interessare probabilmente molto pochi. Diciamo che alla base dello stop di un progetto a cui tenevo moltissimo si trovano ragioni personali, un forte calo d'energie e un anno veramente da buttare nel cesso. Non andiamo oltre, spiegai già in passato come scrivere di musica mi piaccia ma in egual misura mi costi fatica. Fatto sta che l'ultimo post targato A-Z risale al 2 dicembre 2013 quando scambiammo due parole su Animamigrante degli Almamegretta (è quasi passato un anno, mamma mia!).

Oggi è stata una giornata faticosa e, diciamocelo pure, brutta piuttosto che no. Che poi quando le cose devono andare storte si sa che non ci vanno mai una alla volta. E così, in questi momenti, la musica, la stessa che in questo periodo avevo un po' messo da parte, torna a essere quel lenitivo e quel conforto capace di rimetterti in carreggiata. Ovviamente perché funzioni ci vuole il disco adatto, ciò non vuol dire un disco allegro, positivo, niente di più sbagliato, solo quello adatto al momento che, guarda caso, è il disco che mi ero ripromesso di proporvi come prossimo appuntamento di A-Z (chi non ha idea di cosa sia questo progetto che no, non è stato definitivamente accantonato, clicchi qui). Beh, ci è voluto quasi un anno ma forse ci siamo...

...ma parliamo del disco

Quanta bellezza si può tirar fuori da dolore, paura, pessimismo e solitudine? Tanta, davvero, davvero tanta. Tanta bellezza, distribuita in soli sette piccoli e brevi pezzi di musica, bastevole a soverchiare intere discografie di artisti meno talentuosi. Una bellezza triste ma consapevole, scevra d'inutili sfuriate di rabbia, matura e purtroppo profetica. Una bellezza che rimarrà per sempre ma irrimediabilmente irripetibile. Tutta questa triste bellezza è andata via con Layne Staley ormai dodici lunghi anni fa. Degli Alice In Chains, grande band che non era solo Staley (Cantrell firma tutti i pezzi di questo album per dirne una), Jar of flies è l'album al quale sono più legato, a mio avviso uno degli episodi migliori dell'intero movimento (?) grunge. Solo sette pezzi e quindi nessuna possibilità di sorta per poter inserire in un album perfetto scarti o riempitivi, unica piccola concessione l'interessante intermezzo strumentale di Whale & Wasp che presenta un ottimo arrangiamento e deliziosi contrasti tra la chitarra acida di Cantrell e la delicatezza degli archi aggiunti. A trascinare l'album, primo EP ad arrivare in cima alle classifiche di Billboard, uno tra i pezzi forse più convenzionali di questo Jar of flies ma singolo di rara presa, un brano che ancor oggi ha la capacità di portarmi indietro nel tempo, nel salotto di casa, quando si ascoltava quell'ora di rock che passavano in radio al pomeriggio, appuntamento fisso in parecchie giornate d'inverno. Il pezzo era No excuses. Gran pezzo superato però in bellezza da episodi ai quali il tocco triste di Staley infonde una magia inarrivabile, la semplice malinconica solitudine di Nutshell, a proposito di gusci, rende il brano la vera perla nascosta in questa magnifica conchiglia, altro che barattolo di mosche. Emozioni che emergono da un'atmosfera indescrivibile, il basso di Inez introduce l'ascoltatore in un mondo di note che non possono non essere apprezzate anche da chi non mastica il genere, impossibile non cadere preda del mantra ipnotico cantato dalla voce unica di Staley in Rotten Apple, musica (Musica) di sostanza lontana da orpelli e inutili tecnicismi. L'indole sperduta e fragile di Staley si palesa anche in sfumature più originali, all'apparenza più serene ma sempre malinconiche e tristi, tra armonica e passaggi in stile country e tra le righe di liriche spesso sofferte dalle quali emerge una grande solitudine. Non rimane che sperare che Layne abbia finalmente trovato quell'agognato place to call home.



Jar of flies, 1994 - Columbia

Layne Staley: voce
Jerry Cantrell: chitarra, voce
Sean Kinney: batteria, percussioni
Mike Inez: basso

Tracklist:
01  Rotten apple
02  Nutshell
03  I stay away
04  No excuses
05  Whale & wasp
06  Don't follow
07  Swing on this

8 commenti:

  1. Mai recensione fu così bella... ho paura ad ascoltare date le aspettative... O_O
    Che faccio? Lo faccio? XD

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    1. Certo, album intero, in cuffia, ti avverto la sua bellezza potrebbe farti male :)

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  2. Dario, spero che la tua brutta giornata possa passare al più presto.
    Per il resto, quest'album non lo conoscevo. Lo ascolterò stasera con un po' di calma.

    In gamba, ragazzo ;)

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  3. Uno dei dischi più belli di uno dei miei gruppi preferiti. Nutshell da portare sulla luna.

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    1. E' dura scegliere in mezzo a questo popò di roba, se proprio dovessi farlo anche io mi terrei Nutshell ben stretta.

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  4. "It's ok, had a bad day"
    Uno dei lavori più interessanti di questa magnifica band.
    Uno dei dischi fondamentali del genere Alternative, anche se questo è parecchio alternativo per essere facilmente etichettato come tale.
    Uno dei dischi più belli degli anni '90.
    Può bastare?..
    Sono molto legato a JOF, ricordo bene quando lo scoprii intorno al '95, penso. Per me ha sempre fatto il paio con Sap, altro disco imperdibile, anche se un pelo sotto JOF. Li associo sempre perchè oltre ad essere entrambi EP, entrambi splendidi, all'epoca li avevo registrati su un' unica cassetta, uno sul lato A, l'altro sul B.
    Secondo me questi pezzi trovano il loro giusto compimento e raggiungono l'apice del loro splendore nell' Unplugged degli AIC, altro disco da portare sulla Luna. Il più bel concerto acustico di sempre?...è facile.
    Lì tutta la fragilità di Layne viene messa a nudo in maniera quasi dolorosa e la voce di Jerry sostiene quella dell'amico, risplendendo di una bellezza propria capace di emozionare in un modo sconvolgente, mentre le chitarre acustiche son suonate con una perizia e una pulizia che non ti aspetteresti da un gruppo grunge. Allora oltre ad emozionarti ti commuovi.

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    1. Penso che la tua intro possa bastare e dica tutto, album magnifico. Invece sai che penso di non aver mai ascoltato Sap? Andrò subito a porre rimedio all'imperdonabile misfatto. Per quello che riguarda l'Unplugged è un altro disco bellissimo, l'intero progetto degli Unplugged di Mtv mi piaceva molto all'epoca, un'iniziativa a dir poco lodevole.

      Grazie per il bel contributo. Un abbraccio.

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