mercoledì 2 ottobre 2019

IN ORDINE DI SPARIZIONE

(Kraftidioten di Hans Petter Moland, 2014)

Norvegia, un piccolo paesino fuori Oslo, paesaggio completamente bianco: ghiaccio, neve, una fotografia del gelo così nitida da far arrivare folate di freddo dallo schermo del televisore. In questo niente spaventosamente magnifico vive "un uomo tranquillo" (titolo del remake americano), Nils Dickman, un immigrato che è appena stato eletto cittadino dell'anno per l'impegno costante profuso nel tenere pulite con il suo spazzaneve le vie di comunicazione del paese, in barba a un clima che taglierebbe le gambe a qualsiasi forestiero. Purtroppo le gambe le tagliano (metaforicamente) al figlio di Dickman, un bravo ragazzo che si trova coinvolto per caso in un grosso traffico di stupefacenti, il giovane viene fatto trovare morto con in corpo una dose massiccia di droga. La polizia archivia il caso in pochi minuti come morte per overdose, ignorando le proteste di un padre che sa bene che il figlio non ha mai fatto uso di droghe. Venuto a conoscenza di parte della verità da un amico del figlio, Nils Dickman (Stellan Skarsgård) reagisce decidendo di farsi giustizia da solo. La sua prima vittima sarà Jappe (Jan Gunnar Røise), uno dei due uomini esecutori materiali dell'omicidio del ragazzo.


In ordine di sparizione ha l'impianto del classico revenge movie (a sparire sono uno a uno gli sgangherati malviventi implicati nella morte del figlio di Nils) ma lo stile del racconto di Hans Petter Moland guarda a un certo Cinema postmoderno e si rifà a una serie di trovate che hanno fatto la fortuna di registi ben più quotati di lui (i nomi ve li risparmio tanto li conoscete già). Se nelle prime sequenze si può pensare di trovarsi di fronte a un film di vendetta tutto sommato canonico se non per l'ambientazione, dopo la prima morte e il conseguente cartello lapidario che ci presenta con nome e soprannome il caro estinto appena trapassato a miglior vita, capiamo di essere finiti in una landa desolata dalle caratteristiche ben più frizzanti. Il côté di personaggi che contornano la figura del Conte (Pål Sverre Hagen), l'uomo che tira le fila del malaffare, è una baraonda di strani figuri, surreali, sempre in bilico tra il compìto tirapiedi e l'assortimento di varia umanità sui generis, imperdibili alcuni dei dialoghi tra criminali che ci spiegano con parole semplici perché nei paesi scandinavi funzioni così bene il welfare (in sostanza da noi non funziona per colpa del sole) o il perché i norvegesi, gli svedesi, senza eccezione alcuna, raccolgano sistematicamente la merda dei loro cani. lo stesso Conte, un ricchissimo salutista vegano che non esita a picchiare l'ex moglie (Birgitte Hjort Sørensen) e che ha molto a cuore il figlio adolescente, non manca di fornire comportamenti fuori dalle righe, soprattutto dal momento in cui i suoi uomini cominciano a sparire e i suoi sospetti si indirizzano verso la criminalità serba (o albanese) agli ordini del vecchio Papa (il compianto Bruno Ganz).


Scoppi di violenza, situazioni assurde, trovate divertenti (bellissima la scena finale), dialoghi surreali e una messa in scena da applausi sono le caratteristiche di un film indipendente molto brillante, una bella sorpresa immersa nel bianco nel quale spiccano pochi volti noti (oltre ai già citati Skarsgård e Ganz anche il Kristofer Hivju de Il Trono di spade) e una bella selezione di attori scandinavi. Il film è un crescendo armonioso capace di sorprendere positivamente, nonostante i numi tutelari evidenti ha il pregio di ritagliarsi una sua personalità tutta da apprezzare.

- Che paese del cazzo, nevica sempre, è incredibile che riusciamo a resistere.
-  È per via del welfare.
- Welfare?
- Se ci fai caso nei paesi caldi non c'è il welfare. Dimmene uno dove ci sia il welfare. In un posto dove c'è sempre il sole non hai bisogno del welfare, raccogli una banana e sei a posto. Per esempio a Bali, in Thailandia, in Vietnam... le persone si arrangiano. In Spagna sono nei guai, in Portogallo sono nei guai, non parliamo dell'Italia o della Grecia poi... tutti paesi caldi. Gli ospedali non hanno abbastanza personale per curarti e se la famiglia non ti aiuta puoi morire di fame, Il Sud America fa schifo, l'Africa anche, la California è quasi in bancarotta. O il sole o il welfare.


4 commenti:

  1. Il remake americano è stato venduto come l’ennesimo film con Liam Neeson che uccide tutti, Stellan Skarsgård rende meglio l’idea di uomo qualunque e il nome Dickman, non credo sia stato scelto a caso, fa parte dell’umorismo (nero) e pungente del film. Cheers!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, il nome non è stato scelto a caso, infatti nel film ci giocano molto... Del remake non me ne hanno parlato male ma sarà necessario vederlo?

      Elimina
  2. Devo vedere il remake, ma a questo sono "affezionato", per me fare meglio è impossibile, andava benissimo questo piccolo gioiello ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so quanto possa essere utile il remake, magari più avanti lo guarderò...

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...