sabato 16 ottobre 2021

CHIAMAMI COL TUO NOME

(Call me by your name di Luca Guadagnino, 2017)

Per creare la giusta atmosfera per questo Chiamami col tuo nome il regista Luca Guadagnino parte dai (o arriva ai) luoghi, scenari che non agiscono da mera cornice ai personaggi ma si fanno contesto indispensabile alla narrazione, corpo quasi insostituibile; in questo Guadagnino si dimostra un mostro di bravura e acume, considerando inoltre che nella narrazione d'origine, quella del libro di André Aciman da cui il film è tratto, i fatti non si svolgono in Lombardia, nei dintorni di Crema, bensì al mare, sulla Riviera Ligure. Proprio come consulente per le location inizia l'avventura di Guadagnino con la produzione del film, giungendo solo dopo vari passaggi alla regia del progetto che prima doveva essere a quattro mani con il celebre James Ivory poi solo sceneggiatore (vince il premio Oscar alla miglior sceneggiatura non originale). Dal punto di vista formale Guadagnino indovina tutto, la regia sensuale ma allo stesso tempo pudìca innalza il valore di un racconto che avrebbe potuto facilmente scadere nella facile volontà di colpire e scandalizzare, la scelta consapevole del regista di limitare le nudità e non spingersi troppo oltre con le scene di sesso sposta il focus su ciò che è realmente importante nella storia di questi due giovani che si trovano e che vivono il classico amore estivo, breve ma intenso, formativo e che rimarrà in un modo o nell'altro a futura memoria in un'alternanza di gioia e dolore che è ricchezza e vita per i due protagonisti, in particolar modo per il più giovane Elio.

La famiglia di Elio (Timothée Chalamet) è in vacanza in Lombardia nelle campagne vicino Crema, di origini ebraiche e provenienza francostatunitense il padre del ragazzo, il professor Perlman (Michael Stuhlbarg), docente di archeologia, ogni anno ospita un laureando in fase di stesura tesi; è la volta dell'americano Oliver (Armie Hammer) di sfruttare l'occasione e godersi il viaggio in Italia, il giovane è un tipo estroverso, piacente, per alcuni versi originale e che non riesce da subito simpatico al diciassettenne Elio, più giovane e meno espansivo seppur baciato dalla fortuna di avere genitori molto aperti con i quali ha uno splendido rapporto. Mentre Oliver conquista da subito il favore dei genitori di Elio, questi si avvicina poco a poco all'americano più grande di lui iniziando a provare sentimenti contrastanti nei suoi confronti fino a sentirsi sempre più attratto da lui, è un periodo di confusione per il giovane che capirà solo in un secondo momento l'attrazione fisica e sentimentale per il nuovo amico che prenderà il posto di Marzia (Esther Garrell) nei desideri dello stesso Elio. Oliver, da principio più razionale, ricambia, per i due si prospettano alcuni giorni di passione destinati inevitabilmente a finire nel momento in cui Oliver dovrà far ritorno in America.

Non solo luoghi ma anche tempi. La scansione della storia tra Elio e Oliver è fatta di sospensioni, attese, rimandi, tempo sprecato, studi, incontri, avvicinamenti; la non linearità dell'approccio, i tempi del fuoco, dell'abbandono, contribuiscono a rendere viva una storia che, dato il pregiudizio della società (ma non della famiglia), siamo nei primi anni 80, fosse stata tra un uomo e una donna sarebbe stata più semplice e forse meno interessante, con il giusto contorno Guadagnino riesce a imprimere il carico emotivo necessario ai passaggi più intimi della relazione tra i due ragazzi, senza mai eccedere, misurando prima e dando sfogo poi a una passione che scatena anche il meraviglioso confronto tra padre e figlio sul finale che per chi è cresciuto in famiglie molto rigide e tradizionali può sembrare simile a una conversazione tra alieni (purtroppo). Ben definiti i coprotagonisti che possono apparire agli occhi di molti quasi irreali, non secondario nell'economia della storia proprio il rapporto tra Elio e questi genitori illuminati, ottima la prova di Chalamet, uno dei giovani attori più interessanti degli ultimi anni, splendida la fotografia che illumina le location e contributo prezioso al film del musicista Sufjan Stevens che regala alcune canzoni alla colonna sonora.

7 commenti:

  1. Non mi è piaciuto, ed è risaputo, Guadagnino proprio non mi convince.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me questo non è dispiaciuto affatto però è l'unico che ho visto di Guadagnino, prima di giudicarlo mi riservo di vedere altro...

      Elimina
  2. Film anche molto sinestetico, così come tutti gli altri del regista.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Avendo visto solo questo devo assolutamente approfondire.

      Elimina
  3. Io ho una guerra aperta con 'sto film 😅

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...