(di Noah Baumbach, 2015)
Film parlatissimo che non può non evocare echi alleniani, Mistress America ci riporta nella Grande Mela cara al vecchio Woody e a luoghi ormai arcinoti a noi spettatori, è cambiata la generazione anche se le dinamiche paiono atemporali, i protagonisti di queste vite work in progress ritratte da Baumbach sono più giovani di quelli alleniani (non di tutti), sempre incasinati, anche oltre l'analisi ormai sorpassata, in qualche modo più consapevoli dell'incertezza del loro posto nel mondo, delle possibilità di successo ma soprattutto di quelle di fallimento, di spaesamento, capaci di affrontare la vita e farle fronte nonostante tutte le nevrosi del caso e senza mai soccombere realmente a esse, più resistenti anche quando frivoli e inconcludenti. Questo film di Baumbach, accompagnato dalla vivace Greta Gerwig ora sua attuale compagna e anch'essa regista di successo, risulta frizzante e piacevole nonostante, o forse proprio per questo, la sua storia minima sia sovrastata dalle chiacchiere a ruota libera dei protagonisti tutti in palla e adatti a ricoprire i ruoli assegnati loro dal regista che valorizza al meglio questa ronde di rapporti amicali tra generazioni diverse.Tracy (Lola Kirke) inizia a frequentare il college e si trasferisce a Manhattan, lì non conosce nessuno e fatica un po' a integrarsi, sua madre (Kathryn Erbe) che è in procinto di sposarsi per la seconda volta, le consiglia di contattare la sua futura sorellastra che vive proprio in città, Brooke Cardinas (Greta Gerwig), una trentenne vivace con mille risorse e progetti da concretizzare per diventare una vera newyorkese affermata. Nel frattempo Tracy incontra Tony (Matthew Shear) con il quale condivide il sogno di farsi pubblicare un racconto ed entrare così nel club letterario del college, entrambi verranno però rifiutati e a dispetto di una nascente simpatia tra i due Tony inizierà una relazione con la scontrosa Nicolette (Jasmine Cephas Jones). L'incontro tra Tracy e Brooke sarà fulminante, la diciottenne trova nella futura sorella una personalità affascinate, avvolgente, pronta a presentargli le possibilità di una New York briosa, Tracy rimarrà incantata dall'energia della trentenne che ha in progetto di aprire un ristorante dal carattere accogliente a Manhattan, inizierà così a prendere appunti sulla vita di Brooke per trarne un racconto, quest'ultima trova invece in Tracy una spalla, una giovane da istruire e qualcuno capace (forse) di farla sentire un po' più importante e indirizzata sulla strada giusta. Ma per tutti trovare una direzione da seguire in questi tempi moderni è tutt'altro che semplice.
Fuoco di fila di dialoghi, battute, situazioni più o meno divertenti, personaggi vivaci, Mistress America illustra il modo di rapportarsi di due generazioni diverse, entrambe giovani, tra di loro e nei confronti della vita che la società di oggi propone (o impone). Aleggia lo spettro del fallimento, dell'inconcludenza in personaggi molto meno che perfetti ma ad ogni modo umani, consapevolmente costruiti, a tratti approfittatori, un po' opportunisti, strambi il giusto, Baumbach trova un bel cast e un'ottima Greta Gerwig a dar corpo al suo affresco corale forse poco originale ma sempre molto piacevole. Spicca il rapporto tra due giovani donne, meno che sorelle, complici per un pezzo di strada o chissà per quanto, che mostra in fondo almeno un pezzo di sincerità. Regia lieve di Baumbach che si concentra sulla direzione degli attori e dei dialoghi, sui tempi e sul quadro d'insieme parecchio frizzante per un film forse perfettibile ma niente affatto male, anzi.
film carinissimo, lo vidi tempo fa e mi colp+ positivamente ^_^
RispondiEliminaAnche a me è piaciuto molto, a mia moglie e a mia figlia invece non è piaciuto.
EliminaDetesto Baumbach 😅 di questo non ricordo una scena che sia una...
RispondiEliminaPer me questo è il primo incontro con il regista, il film a me è piaciuto parecchio, non ci sono scene madri ed è costruito su dialoghi e sensazioni più che sulla trama, ci sta che il ricordo si affievolisca nel tempo.
Elimina