giovedì 24 febbraio 2022

AS TEARS GO BY

(Wong gok ka moon di Wong Kar-wai, 1988)

A differenza di ciò che è accaduto al cinema di Taiwan, una delle industrie cinematografiche più importanti della sfera cinese, dove per portare sugli schermi tematiche adulte e poco edulcorate si è dovuto aspettare la New wave dei primi anni 80, il cinema di Hong Kong ha iniziato ad assaporare la sua età adulta decisamente prima, favorito da un'indipendenza politica che gli permise di non dover subire le ingerenze della censura da parte della Repubblica Popolare Cinese iniziando già dai primi anni 70, se non addirittura prima, a proporre una scelta di generi molto diversificata, prodotti sempre popolari, con film volti per lo più a garantire buoni incassi, ma dove non mancavano dosi di violenza, erotismo e libertà impensabili negli stessi anni in Cina o a Taiwan. L'esplosione del cinema di Hong Kong, soprattutto a partire dagli anni 70 del secolo scorso, grazie anche alla popolarità raggiunta dai film con protagonista Bruce Lee, garantì all'industria del Paese di aprirsi verso l'occidente diventando così uno dei mercati più floridi non solo in Asia ma in tutto il mondo, favorendo dei canali di importazione ed esportazione delle opere (con conseguenti introiti per case cinematografiche e sale) e dando via in seguito a una mobilità vivace per registi e attori che non mancarono di realizzare diverse opere per Hollywood. Tra i registi che attirarono l'attenzione internazionale, a partire dalla seconda metà degli anni 80, compare proprio Wong Kar-wai che fin da questo suo esordio si dimostra un autore capace di mettere in scena un film dalle caratteristiche popolari, in questo caso un mix di romanticismo e gangster movie, ma con una cifra di stile che già iniziava a mostrare peculiarità del tutto personali esplose poi in opere successive fino ad arrivare a capolavori indiscussi come In the mood for love.

Come dicevamo As tears go by racchiude una storia d'amore in un contesto criminale. Ah Wah (Andy Lau) è un delinquente di media levatura che gestisce un suo piccolo giro per una triade di Hong Kong; il ragazzo si accontenta di vivacchiare dei suoi traffici e di togliere costantemente dai guai il suo amico fraterno Mosca (Jacky Cheung), un buono a nulla testa calda deciso a tenere sempre il punto per non macchiare il suo onore da teppista da quattro soldi, questo atteggiamento lo mette spesso in conflitto con i capi di altre triadi come lo spietato Tony (Alex Man Chi-leung) con conseguenti conflitti per porre rimedio ai quali è chiamato in causa sempre Ah Wah. Un giorno il giovane riceve una chiamata da sua zia che gli chiede di ospitare a casa sua la cugina malata Ah-ngor (Maggie Cheung) che necessita di visite urgenti in ospedale. Una volta a Hong Kong la ragazza dovrà assistere ai turbolenti rientri notturni di questo cugino dalla vita affatto pacata, spesso arrabbiato, ferito, sanguinante. Tra i due nasce una certa complicità che farà intravedere ad Ah Wah possibilità di una vita diversa da quella che conduce, i legami con l'amico Mosca e con la vita che si è scelto però non saranno facili da sciogliere, in agguato sembra esserci un destino beffardo che non permette ai protagonisti di discostarsi troppo da un percorso che sembra già tracciato in maniera ineludibile.

Ottimo esordio per Wong Kar-wai che riesce a coinvolgere ed emozionare fin dal suo primo film. Dall'inquadratura iniziale su splendido sottofondo musicale emerge da subito l'occhio del regista per l'inquadratura, l'importanza estetica dell'immagine curata in maniera mai invadente ma trattata come se fosse un gioiello prezioso che brilla al collo di una splendida donna: la notte trafficata di Hong Kong, una parete di schermi che proietta un cielo blu solcato dalle nuvole, le luci notturne e i riflessi della città ci si specchiano dentro, le insegne al neon pennellano tocchi di giallo e di rosso, una bellissima composizione che è ottima presentazione di ciò che vedremo e sentiremo nel corso del film. As tears go by è una sorta di omaggio al Mean streets scorsesiano, quasi un remake dicono alcuni, d'altronde il connubio tra Scorsese e Hong Kong non finirà qui, il premiato The departed muove infatti i passi dalla saga di Infernal affaires alla quale prende parte proprio il nostro protagonista Andy Lau, a dimostrazione di come il cinema di Hong Kong e quello occidentale si siano abbracciati l'un l'altro. Wong Kar-wai costruisce un gangster movie con tutte le caratteristiche del caso spezzato da una vicenda romantica sempre lambita in punta di piedi ma che regala i momenti più emozionanti, bellissima la sequenza con Take My breath away dei Berlin cantata in cantonese da Sandy Lam. Il sapore degli anni 80, nonostante la latitudine a noi lontana, si sente tutto, la selezione musicale è magnifica e incornicia esplosioni di violenza che non lesinano di mostrare le conseguenze dei colpi subiti, tutto il racconto è pervaso da quel senso dell'onore, da quel legame d'amicizia che impedisce ai protagonisti di svoltare, di allontanarsi dal basso e dal marciume, il personaggio di Mosca è l'esempio di chi non si accontenta di una vita abitudinaria e sfoga nel crimine e in azioni sempre più spregiudicate la paura di essere considerato una nullità dalla società attorno a lui. Ma quel che più rimane sono i gesti, le parole, i momenti, i bicchieri nascosti, le magliette bagnate dal sangue. Grande esordio.

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