(di Dino Risi, 1974)
Con ferma in testa la lezione più che preziosa impartita dai tanti capolavori del nostro neorealismo, anche la commedia all'italiana, senza dubbio più leggera e divertente del filone suo predecessore (nel quale non mancano le risate), presenta insieme al lato comico della vita anche dosi di realtà, dolori e amarezze che tanto hanno contribuito a rendere il genere popolare anche oltre i confini italici, canzonando in buona misura difetti e brutture degli abitanti del Bel Paese. Tra i protagonisti di questo roseo periodo del nostro cinema ci sono il regista Dino Risi e il mattatore Vittorio Gassman, che prima di lavorare insieme a questo Profumo di donna avevano già in coppia siglato alcuni dei capi d'opera della nostra commedia: Il mattatore (1960) appunto, Il sorpasso (1962), I mostri (1963), In nome del popolo italiano (1971). Con Profumo di donna Risi (dal libro di Arpino) ribalta un poco la struttura di quello che è uno dei suoi massimi capolavori, Il sorpasso, con lo stesso Gassman e il compianto Jean-Louis Trintignant purtroppo scomparso lo scorso 17 di Giugno. Se nel film sopra citato ci si divertiva moltissimo per sfumare su un finale non solo amaro ma finanche tragico, con Profumo di donna, tra una battuta e l'altra di Gassman si respira sofferenza per tutta la durata del film nonostante la vitalità esuberante del suo protagonista, è solo sul finale che invece sembra aprirsi una raggio di luce a rischiarare un'esistenza difficile e un dolore in parte anche autoinflitto.Il giovane Giovanni Bertazzi (Alessandro Momo), militare di leva, gode di una sorta di "licenza premio" durante la quale dovrà accompagnare il capitano Fausto Consolo (Vittorio Gassman), ormai in pensione causa un incidente in servizio che lo ha reso cieco, in un viaggio verso Napoli dove il capitano dovrà incontrare un vecchio amico. Partiti da Torino i due si fermeranno a Genova per ragioni "di piacere", poi a Roma in visita al cugino prete di Fausto (Vernon Dobtcheff) per arrivare finalmente a Napoli. L'incontro tra i due, almeno per Giovanni subito rinominato Ciccio dal capitano, non è affatto facile; il ragazzo tutto sissignore e saluto militare si trova di fronte un uomo esuberante, dal carattere deciso, che non vuole essere trattato da disabile, molto diretto e al quale non importa assolutamente nulla dei salamelecchi imposti dall'etichetta, militare o civile che sia. Ma Fausto, nonostante l'esteriore ruvidezza, non è un uomo cattivo, anzi, è un uomo che soffre per la sua condizione e si autoinfligge una solitudine penosa dovuta al disagio a cui è costretto, l'impressione di "sentire la vita" più degli altri, i vedenti che non riescono a capirlo (e a vedere), e forse la paura di non poter donarsi in modo completo a chi la sua compagnia la desidererebbe anche, lo portano a chiudersi in un comportamento a tratti scostante che farà passare qualche brutto quarto d'ora all'educatissimo Ciccio ma che gli regalerà anche nuove prospettive ed esperienze da ricordare. Si, perché a Fausto la vista non ha tolto il piacere di guardare meravigliosi tramonti a picco sul mare, no, gli ha tolto il piacere di ammirare i seni e i culi delle donne delle quali riesce a distinguere i vari tipi solo dal loro "profumo di donna", a Genova sarà la prostituta Mirka (Moira Orfei) ad allietare Fausto e tentare Ciccio, a Napoli l'amore sincero e forte della bellissima Sara (Agostina Belli) a scombussolare entrambi i nostri protagonisti.
Di Profumo di donna si ricorda l'interpretazione di altissimo livello di un Gassman incontenibile, nelle sue uscite più vivaci e caciarone ma soprattutto di fronte al dolore della sua condizione e nell'approccio alla vita che, seppur negato esteriormente, getta in un profondo sconforto interiore quest'uomo che sembra farsi beffe di tutto ma che dentro di sé soffre in maniera indicibile. Funziona bene il rapporto con la sua giovane spalla alla quale l'uomo più esperto aprirà gli occhi su alcune cose del mondo. Il sapore amaro è preponderante rispetto a quello scanzonato proprio della commedia, durante il viaggio la narrazione si ammanta anche di tragedia imminente che potrebbe esplodere con l'arrivo a Napoli dove però entrerà in scena la figura interpretata dalla splendida Agostina Belli, una giovane da sempre innamorata di Fausto alla quale lui non vuole concedere nessuna speranza proprio a causa della sua infermità. La mistura di registri, nella quale subentra anche il sentimentale nell'ultima parte del film, risulta originale proprio in virtù di una predominanza della nota amara che rende Profumo di donna un esito particolare all'interno del filone della commedia all'italiana, di contro la pellicola potrebbe risultare di fruizione meno immediata rispetto a prodotti antecedenti o coevi, cosa che non necessariamente è un male. Può non essere annoverato tra i grandissimi titoli del nostro cinema ma anche Profumo di donna merita un posto di tutto rispetto all'interno di una cinematografia che oggi fa più fatica di allora nel siglare esiti così interessanti.
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