(Le lycéen di Christophe Honoré, 2022)
Winter boy è il titolo internazionale con cui Le lycéen è stato presentato, tra le varie manifestazioni a cui ha partecipato, anche al Torino Film Festival nell'edizione del 2022; opera molto personale questa per il regista francese Christophe Honoré che a circa vent'anni dal suo esordio dietro la macchina da presa decide di affrontare con un'opera parzialmente autobiografica il dolore della perdita del padre scomparso quando il regista era ancora adolescente, proprio come capita qui al protagonista Lucas. Nel rielaborare questa fase difficile della sua giovinezza Honoré decide di interpretare in prima persona il padre di Lucas, un ruolo breve, pochi passaggi all'inizio del film prima della morte prematura del personaggio, una scelta probabilmente molto sentita che per il regista non dev'essere stato troppo semplice da prendere e definire. Per la realizzazione di Le lycéen Honoré si affida a una rodatissima Juliette Binoche con la quale andare sul sicuro per il ruolo della madre del protagonista (e indirettamente del regista), per interpretare il fratello di Lucas, Quentin, Honoré sceglie Vincente Lacoste con il quale ha in passato già collaborato ad altri due lungometraggi e trova, con una scelta felicissima e indovinata, il giovane Paul Kircher nel ruolo del protagonista che in senso più o meno lato dovrebbe essere una sorta di suo stesso alter ego. Più che altrove la scelta dell'attore nel ruolo principale qui sembra determinante in quanto la naturale credibilità di questo giovane ragazzo si rivela essere un apporto fondamentale a un film che aveva necessità di non apparire troppo forzato in quanto il saliscendi emotivo del protagonista, dato dal lutto ma anche da un'età di passaggio, non era così semplice da gestire. Kircher ci riesce molto bene.Lucas Ronis (Paul Kircher) è un adolescente che frequenta il liceo lontano da casa, ragion per cui torna al suo paese di montagna e dai genitori solo nel weekend; a scuola Lucas frequenta il suo compagno Oscar (Adrien Casse) con il quale intrattiene una sorta di relazione sentimentale. A seguito di un'incidente d'auto il padre del ragazzo (Christophe Honoré) perde la vita lasciando soli la moglie Isabelle (Juliette Binoche), Lucas e suo fratello maggiore Quentin (Vincente Lacoste), questi è già in cerca della sua indipendenza e abita a Parigi dove sta cercando di farsi un nome nel mondo dell'arte come artista emergente. La morte del padre è per Lucas un colpo tremendo che fa sorgere nel ragazzo una quantità di dubbi e domande complesse; la temporanea perdita di direzione di Lucas, dettata dal dolore, lo porta anche ad avere confronti aspri e fisici con il fratello che comunque è a lui molto legato e che gli propone di andare con lui a Parigi per cambiare aria per qualche tempo. Incoraggiato anche dalla madre Lucas affronta volentieri questa nuova avventura; in città Lucas conosce Lilio (Erwan Kepoa Falé), il migliore amico di Quentin, per il quale finirà per provare una sorta di attrazione; la vita sregolata che Lucas condurrà a Parigi non servirà al ragazzo per superare la morte del padre, una perdita che, forse, solo il tempo potrà guarire.
Le lycéen narra un periodo difficile nella vita di un adolescente, un momento di cambiamento forzato che porta il protagonista a uno spaesamento difficile da gestire tra rabbia, dubbi, fame smodata di vita e pulsioni di morte che traghettano il ragazzo verso una nuova fase della sua esistenza che si aprirà solo dopo tanto dolore sul finale del film. Honoré ci presenta Le lycéen come un racconto, è lo stesso Lucas a renderci partecipi della sua tragedia, è lui a parlare in macchina e rivolgersi al suo pubblico (noi spettatori? qualcun altro?) diverse volte lungo l'arco del film, così come farà Isabelle sul finale. Il film è ambientato nell'oggi del covid, uno dei documenti di finzione che rimarranno a memoria di quegli anni difficili con gli alunni mascherati, i volti coperti; non è quindi una puntuale messa in scena della tragedia personale del regista accaduta in un'altra epoca anche se la gestione della narrazione e i rimandi ai tempi del racconto non sempre sono così lineari. Ciò che maggiormente emerge dalla narrazione del regista francese, col supporto del magnifico Kircher, è la turbolenza emotiva di un ragazzo che nel lutto scopre la grande città, Parigi, si confronta con una visione delle relazioni e del sesso per lui diversa da quella che a casa sembrava consolidata, ma soprattutto si interroga sul mondo (i confronti con i sacerdoti) e con ciò che è stato il rapporto col padre, nasce in lui il timore che l'uomo non lo amasse perché "frocio", che questa figura paterna non fosse felice (a causa sua? Ipotesi di suicidio?) e così via. Honoré lavora molto bene con la musica, spesso protagonista, con la scelta dei brani da inserire nelle varie scene, dirige alla grande ottimi attori e riesce a narrare un episodio per lui importantissimo riuscendo a non appesantirne l'andamento nonostante il peso della materia e la lunghezza del film.
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