giovedì 28 luglio 2011
AMERICAN SPLENDOR: UN ALTRE GIORNO
Questo articolo è stato scritto per il sito fumettidicarta (e relativo blog)
Qualche giorno fa, consigliato da un amico, mi sono visto il film American Splendor (ne parlo qui).
Ovviamente, visto che ve ne sto parlando su queste virtuali pagine, il film è attinente all’argomento fumetto (siete su Fumetti di Carta se non ve ne siete accorti, su cercate di non distrarvi).
Si tratta di un film biografico e narra le vicende che hanno portato Harvey Pekar (1939 – 2010), archivista all’ospedale di Cleveland, ad avere un buon successo come fumettista underground.
Pienamente soddisfatto dalla visione della pellicola e interessato alla storia e alla produzione a strisce di Pekar, ho dato un’occhiata in rete per vedere cosa fosse disponibile dell’autore nel nostro paese. Pochino a dire il vero.
Un unico volume edito da Planeta DeAgostini: American Splendor – Un altre giorno.
Eh si, avete letto bene, non è un refuso: American Splendor: un altre giorno.
Ve lo ripeto: American Splendor: un altre giorno. Così. Lettera per lettera. Sulla copertina. American Splendor: un altre giorno.
Penso che questo la dica lunga su cosa penso della cura che la Planeta DeAgostini riserva ad alcuni dei suoi albi. E’ davvero così difficile notare un errore di stampa su una copertina che riporta solo poche parole: Vertigo. Harvey Pekar. American Splendor. Un altre giorno. Planeta DeAgostini.
Basta, finito. Non è che ci sia da controllare poi molto, almeno la copertina. Stesso errore sul dorso del volume.
Comunque. Torniamo a bomba. Harvey Pekar è diventato una sorta di cantore della vita quotidiana, la voce narrante dell’eterno districarsi tra i piccoli (e grandi) accadimenti di tutti i giorni.
Emblematica la frase ordinary life is pretty complex stuff. La vita di tutti i giorni è una cosa abbastanza complessa. Questo è il succo, tutto in una frase.
La vita, la nostra, quella di tutti, quella della classe media, quella di chi si deve arrabattare per andare avanti. Niente superpoteri, niente stronzate, niente mondi paralleli, niente action, nessun clamoroso colpo di scena.
I nemici sono i cessi otturati, gli editor rompicoglioni, i conti a fine mese, la neve, l’insonnia, le vendite di questi fottuti albi a fumetti. Lo splendore americano.
I superproblemi sono i rapporti con il vicinato, la gestione dei figli adolescenti, lo sbarcare il lunario, il non cedere a depressione e attacchi d’ansia (purtroppo Pekar ne ha sofferto fino alla fine dei suoi giorni).
Gli accadimenti narrati da Pekar non seguono una cronologia serrata eppure mi sento di consigliare prima la visione del film e dopo la lettura di questo albo (e mi sento di consigliarla) che uscì qualche anno dopo la pellicola.
Tanto abile narratore di spicchi di vita quanto incapace di tenere una matita in mano, Pekar si avvale di una moltitudine di illustratori che si alternano nella realizzazione delle sue brevi esplosioni di quotidianità. La parte del leone tocca a Dean Haspiel con ben cinque storie all’attivo tra le quali l’epico scontro con il cesso di cui sopra. Tratto vagamente caricaturale (ma neanche troppo) in contrapposizione allo stile maggiormente realistico in retini di grigio usato da Ty Templeton che disegna un Pekar davvero somigliante a quello reale.
Tra le pagine del volume anche nomi più celebri: Hilary Barta nota principalmente per le sue chine, il tratto inconfondibile di Richard Corben, e ancora Eddie Campbell (From Hell), Leonardo Manco (Hellblazer), due splendide tavole di Chris Weston (The Filth), Gilbert Hernandez (Love and Rockets) e molti altri.
La prosa di Pekar è essenziale, spazia tra ricordi e vissuto attuale, regala sorrisi divertiti e sorrisi amari, qualche rimpianto e piccole soddisfazioni, brevi frecciate e interessanti argomentazioni.
Potremmo andare per le lunghe perché in American Splendor: un altre giorno (sigh!) ci sono tutte le piccole cose nelle quali ci imbattiamo continuamente nel nostro (speriamo lunghissimo), cammino quotidiano.
Cosa dire ancora: buona vita a tutti!
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Me sembreve melte strene che Derie evesse fette en errere nel tetele dell'ertechele :-) Eheheh!!!
RispondiEliminaEh, Devvere un pecchete! L'albe merete une letture.
RispondiEliminaSplendido articolo. Nella prossima carrellata di film e roba varia ti linko.
RispondiEliminaHo recuperato un po' di numeri di American Splendor, ma in Americano, ed ancora devo leggerli da cima a fondo... Gli ho solo dato uno sguardo e mi sembravano devastanti (considera che ho iniziato con quello sul cancro).
Se riesco a recuperare questo Un altre giorno (sig) lo leggo in italiano supervolentieri...
Tramite Amazon l'ho trovato a 7 euro. Fattibile.
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