mercoledì 18 febbraio 2015

GHOST IN THE SHELL

(Kokaku Kidotai di Mamoru Oshii, 1995)

Città di New Port, anno del signore 2029. L'umanità non è più composta da soli umani, anzi gli umani veri e propri così come noi li conosciamo sono una minoranza. Quasi tutta la popolazione è ormai ibridata con innesti tecnologici, chi in misura maggiore, chi in misura minore. Poi ci sono i cyborg, vere e proprie anime racchiuse in un guscio (da cui il titolo Ghost in the shell) per lo più inorganico e costantemente connesso a database e informazioni provenienti dalla rete.

La protagonista Motoko Kusanagi è proprio una di questi cyborg, agente speciale in forza alla polizia nella Sezione 9. Il Maggiore Kusanagi sta indagando su un caso nel quale sono coinvolti diplomatici, politici e la Sezione 6 legata al Ministero degli esteri. Nel corso delle indagini emerge l'evasiva figura del Burattinaio, una sorta di hacker imprendibile e manipolatore con il quale Kusanagi e i suoi colleghi dovranno per forza di cose fare i conti. A dar manforte al Maggiore ci sono il potenziato e fedele Batou e il quasi umano Ishikawa.

Ghost in the shell, tratto dal celebre manga di Masamune Shirow, si apre con una vicenda politica e diplomatica poco chiara e fumosa che crea nello spettatore una sorta di incertezza e di scompiglio iniziale che si affievolirà solo lungo la visione, non perché i passaggi iniziali vengano chiariti e spiegati al meglio, più che altro perché l'attenzione si concentrerà su elementi diversi. Quando di mezzo ci sono i cyborg o gli automi uno degli argomenti più affascinanti esplorati dalla fantascienza, da Philip Dick in poi, è sicuramente quello dell'essere sintetico che prende coscienza di sè e inizia a porsi dubbi sulla propria esistenza. Coscienza, vita, confini, libero arbitrio di fronte alla vastità incorporea dei dati, reti, software autoevolventi, nuove coscienze e nuove vite, sono elementi presenti e fondamentali nel film, più che la ricerca e il confronto con l'antagonista.

Pur essendo un punto di riferimento per un certo genere di animazione fantascientifica, Ghost in the shell non mi è sembrato riuscito in toto pur mantenendo un fascino innegabile, aiutato in questo dall'ottima colonna sonora di Kenji Kawai, angosciante e inquietante al punto giusto. La confusione iniziale e qualche passaggio a vuoto sono a mio avviso innegabili così come innegabili sono di contro i punti di forza che stanno in una bella animazione che sfoggia un mix di disegno e computer grafica ben riuscito, nelle tematiche di indubbio fascino anche se ormai non nuove e in una protagonista tanto fredda quanto interessante.

Probabilmente visto nel 1995 (e contando che il manga vide l'esordio nel 1989) Ghost in the shell poteva essere considerato quasi un precursore, pare che sia i Wachowski per Matrix che Spielberg per A.I. abbiano guardato a quest'opera per realizzare le loro. Oggi probabilmente l'impatto non è più lo stesso nonostante il film rimanga una visione sempre interessante e offra riflessioni e momenti profondi su argomenti in gran parte ancora teorici.


6 commenti:

  1. Credo che il riferimento ad A.I. sia più che giusto, ma guardare Ghost in the Shell relativamente tardi (credo di averlo visto per la prima nei primi mesi del 2014), mi ha fatto pensare inevitabilmente al ciclo dei robot di Isaac Asimov, soprattutto per quanto riguarda la questione del libero arbitrio e sulle domande essenziali della vita. L'argomento tra le altre cose è alla base della filosofia rinascimentale, che spesso ha indagato sul libero arbitrio e su quelle che potrebbero essere le conseguenze civili nel caso dovesse essere negato all'uomo, anche se in questo caso parliamo di automi. Non sono propriamente un manga addicted, preferisco di gran lunga il fumetto e l'animazione occidentale, ma Ghost in the Shell è una di quelle poche e piacevoli eccezioni! In ogni caso mi ha fatto venir voglia di riguardarlo ahaha

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    1. Ciao Rento (posso chiamarti Rento?) :)
      a me è venuto in mente Dick che ha avuto un ruolo fondamentale nel creare la figura dell'androide che prende coscienza di sè on tutto quel che ne consegue, Asimov purtroppo lo conosco meno e non lo frequento dalle scuole medie credo, o forse era l'inizio delle superiori? Nemmeno io sono un manga addicted, anzi sono quasi a digiuno sull'argomento, con le dovute eccezioni.

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    2. Certo che puoi chiamarmi Rento! comunque ti consiglio vivamente di recuperare il Ciclo dei Robot di Asimov, un vero è proprio capolavoro, anche se preferisco Fondazione.

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    3. In casa di Asimov ho Io robot, probabilmente partirò da lì e poi andrò avanti ma i miei tempi sono sempre biblici...

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  2. L'ho visto recentemente insieme ad "Akira" (visti entrambi per cultura personale).
    Nonostante sia datato, mi ha un sacco colpito. A saperlo lo avrei recuperato prima... per non parlare di Akira (ma quella è un'altra storia).

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    1. Nonostante qualche imperfezione che io ho riscontrato, ma che comunque potrebbe dipendere dal mio gusto personale, Ghost in the shell rimane un buon prodotto, Akira invece lo vidi veramente tanti anni fa, ancora non c'erano i Dvd, e mi colpì effettivamente molto.

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