lunedì 16 febbraio 2015

L'ILLUSIONISTA

(The illusionist di Sylvain Chomet, 2010)

E' un mondo triste quello dell'anziano illusionista Tatischeff, la guerra è ormai alle spalle da più di un decennio e le società stanno cambiando, forse per artisti come lui non c'è più posto e non è più tempo. I teatri sono vuoti, gli ingaggi più degradanti, il grosso pubblico è preso da rock band sui generis, juke boxe, televisioni. Le città però sono ancora magiche e belle, non rimane che viaggiare per sbarcare il lunario, da una ville lumiere da sogno romantico verso una Londra un poco più moderna per finire nella remota Scozia dei pub in una Edimburgo che bella così neanche nelle favole. Da un treno a un traghetto, da un incasso misero a un piccolo successo. E' in un piccolo pub scozzese che l'artista e il suo coniglio ricevono un po' di calore per una performance che richiama l'attenzione della giovane cameriera Alice che di lì a poco deciderà di lasciare il paesello e seguire nel suo peregrinare l'anziano Tatischeff. Da qui l'artista farà di tutto pur di compiacere quella giovane, quasi una figlia per lui, ma non sarà facile tirare avanti ne tanto meno lasciarla andare.

E' davvero un mondo triste, malinconico e nostalgico quello di Tatischeff, un mondo illustrato con una maestria rara da Chomet (Appuntamento a Belleville) e dal suo staff, un salto indietro nel tempo nella delicatezza dei '60 in arrivo e nella brezza inarrestabile del cambiamento. Il mondo degli artisti, non solo quello del protagonista, pennellato in splendida animazione tradizionale, mostra tutta l'inadeguatezza e la difficoltà di sensibili sconfitti, alcuni pronti al gesto più estremo ma facili da pacificare con un buon piatto di minestra.

La sensazione del tutto che cambia, del nuovo in cui non c'è più posto, del giovane che è un poco meglio, della difficoltà di mantenere un rapporto. Tutto mostrato e raccontato in silenzio (il film è praticamente muto) e con delicatezza, sia nella narrazione che nelle scelte cromatiche delle immagini. Poi, come per magia, l'illusione s'infrange, basta una frase, triste, perentoria.


La sceneggiatura de L'illusionista fu scritta da Jacques Tati già negli anni '50, recuperata dalla figlia dopo la sua morte è arrivata nelle mani di Chomet per volontà della stessa, decisa a vedere per un ultima volta il padre sullo schermo, non impersonato da qualcun'altro ma disegnato su carta, così, somigliante a come lui era. Scelta felicissima così come la riuscita di questo film.

PS: Sophie Tatischeff non fece in tempo a vedere il film realizzato, morì diversi anni prima dell'uscita nelle sale de L'illusionista, il film è a lei dedicato.


10 commenti:

  1. La cosa che mi ha più colpito è che il film è quasi del tutto muto non solo per una scelta artistica, ma anche per una scelta diciamo così "dettata dal cuore". Il film infatti è tratto da una sceneggiatura di un attore francese che fu anche un famoso mimo, Jacques Tati.
    Comunque, non vorrei sembrare povero di poetica, ma non ti ha ricordato vagamente un episodio dei Simpson? per la precisione The Great Simpsina (S22E18) in cui un vecchio mago si affezionerà così tanto a Lisa da raccontarle non solo la propria storia ma anche i suoi trucchi, l'episodio tra le altre cose è uscito un anno dopo L'illusionista, ovviamente non sto dicendo che ci sia un collegamento diretto, ma che in ogni caso la somiglianza sia particolare.

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    1. Ciao Portento e grazie per il commento :)

      Sicuramente la scelta del muto è dettata dal cuore come dici tu, già la sceneggiatura scritta da Tati probabilmente era pensata così, anche nelle sue prove d'attore per il cinema Tati parlava pochissimo o niente, io ricordo solo Playtime nel quale torna anche l'argomento del cambiamento e della modernità anche se il tono tenuto da un Tati sperso nella Parigi moderna era più divertente e buffo che non nostalgico.

      Non conosco invece l'episodio dei Simpson al quale fai riferimento (me lo cercherò su Youtube) però non è improbabile che Groening abbia guardato all'Illusionista che in fondo è un piccolo capolavoro dell'animazione recente, nei Simpson mi sembra che gli omaggi a questo e a quello non manchino :)

      Torna a trovarmi.

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    2. Tornerò sicuramente, il tuo blog lo seguo da un po', ma solo adesso ho iniziato a commentare e partecipare attivamente!

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  2. Cavolo, mi sono sempre promesso di recuperarlo ma ancora nulla.
    Grazie di averlo segnalato :)

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    1. Prego, alla fine uno degli scopi del blog è proprio questo, segnalare e condividere qualcosa di bello e, ogni tanto, mettere in guardia su ciofeche e cacate... :)

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  3. Una chicca, questa recensione!
    Di solito non "parlo" se non conosco il soggetto e non so cosa dire... ma mi fermo a leggere e se colpita da una bella sensazione allora è giusto la condivida con l'autore! :)
    Trovo queste righe di una delicatezza impressionante e non mi stupirebbe rendermi conto che anche il soggetto di cui si parla lo è tal quale!

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    1. Grazie Mia, sei gentilissima. Penso che il film possa piacerti, delicato e malinconico, prova a recuperarlo se riesci, poi mi dici ;)

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  4. Ottima segnalazione davvero Firma! Appuntamento a Belleville mi era piaciuto tanto e adoro da sempre il cinema di Tati! Lo recupero immediatamente...

    P.s: se vuoi riscoprire qualcosa dell'immenso Jacques ti consiglio di guardare Mon Oncle!..

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    1. Viste le premesse penso che ti piacerà anche questo. Mon Oncle segnato, grazie per la dritta :)

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