giovedì 14 maggio 2020

LA MORTE CI SFIDA

(Dead in the west di Joe R. Lansdale, 1984)

Come lo stesso Lansdale ammette nell'introduzione a La morte ci sfida, "questo non è un libro di grandi riflessioni". Questo è uno dei primissimi romanzi scritti dallo scrittore texano, concepito nei primi anni 80 ben prima del ciclo di Hap & Leonard, della trilogia del Drive-In e dei maggiori successi del nostro, nelle intenzioni di Lansdale c'era quella di creare un'opera di intrattenimento puro, che richiamasse il piacere di guardare un vecchio film dell'orrore, magari in bianco e nero, un filmaccio di serie B o anche il piacere di leggere un bel fumetto (cita Jonah Hex) o un racconto pulp. È in questo contesto che si colloca La morte ci sfida pubblicato per la prima volta a puntate proprio su una rivista pulp (Eldritch Tales) e poi edito in volume qualche anno più tardi, nel 1986. Per l'ambientazione della sua storia Lansdale sceglie di affidarsi all'horror western, Mud Creek è infatti la classica cittadina del vecchio west: lo stallaggio, un hotel dove fermarsi a dormire, la stazione della diligenza, l'ufficio dello sceriffo, la banca, il saloon. E l'orrore che aspetta, proprio oltre il confine.

Tutto comincia in una notte con una Luna velata di nuvole, la diligenza condotta da Bill Nolan diretta a Mud Creek non arriverà mai a destinazione, quello che entrerà in città, se così vogliamo chiamare il piccolo insediamento, sarà qualcosa di completamente diverso e decisamente più oscuro di Bill Nolan, nonostante questi non fosse proprio un campione di buone maniere. Nello stesso momento, avvolto da un'aura di predestinazione, giunge a Mud Creek anche il reverendo Jebidiah Mercer, un soldato di Dio più svelto con la sua Colt Navy calibro .36 che non con i versetti della Bibbia. Il reverendo porta con sé un passato che lo carica di sensi di colpa e di incubi che non lo fanno dormire la notte, in quegli incubi Jebidiah vede anche un oscuro presagio, un confronto imminente con qualcosa di malvagio che sembra destinato a trovare corpo proprio lì, a Mud Creek, nel Texas orientale. Fortunatamente per lui (o forse no), il reverendo non sarà solo a contrastare il male incombente dall'antro della morte, con lui il dottore del paese, la sua bellissima figlia Abby e il piccolo David, il figlio dello stalliere al quale il reverendo si affezionerà ben presto.

Nonostante lo stesso Lansdale, nell'introduzione di cui sopra, prometta sangue, "quelle che sua mamma chiamava parolacce" e assenza di tagli censori a limitare la violenza, il testo non si rivela così eccessivo, soprattutto se letto oggi ad anni dalla sua prima edizione, lo stile di scrittura e la forma del racconto sono lineari e canonici, La morte ci sfida centra però l'obiettivo che si era prefissato, quello di intrattenere il lettore piacevolmente senza richieste di riflessione. Il libro è scorrevolissimo, con un minimo di dedizione si legge in pochi giorni, la mistura tra l'anima western, colta in pieno dall'autore texano, e il lato orrorifico si amalgama più che bene e come spesso avviene è più la preparazione all'inferno che sta per scatenarsi che non l'evento stesso a tenere desta l'attenzione del lettore. Jebidiah Mercer è un personaggio interessante, e tornerà almeno in un altro romanzo di Lansdale, i comprimari sono spesso "caratteri" tipici del west americano, a dare pepe alla storia una vecchia maledizione che arriva dal passato recentissimo della cittadina. Gli eventi si susseguono veloci, il libro è breve e il ritmo tiene, i capitoli corti tirano sempre al successivo come fanno le noccioline una con l'altra. Alla fine vi sarete gustati il viaggio tra le case di Mud Creek, certo non vi rimarrà molto dalla lettura ma su questo l'autore è chiaro fin da subito. Ci sono elementi in La morte ci sfida che sono validi sia portati nel campo del western che in quello dell'horror, pensiamo alla struttura dell'assedio ad esempio, alla minaccia che arriva da fuori, al gruppo composto da elementi molto differenti tra loro e via discorrendo, tutto molto classico e funzionale.

Mancano le trovate più fantasiose e l'approfondimento dei caratteri sui quali Lansdale crescerà con le opere successive, nell'ottica della letteratura di intrattenimento La morte ci sfida fa il suo sporco dovere, nulla più ci è stato promesso, nulla più è lecito chiedere.

3 commenti:

  1. Si, scorre bene, lettura piacevole, ogni tanto l'incursione nel genere ci vuole.

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  2. Letto velocemente nel mio periodo Lansdale, dove divorai almeno una ventina di sue opere lette consecutivamente.
    Non ne conservo particolari ricordi, ma all'epoca non mi era dispiaciuto, anche se una spanna sotto rispetto a titoli come La sottile linea scura o In fondo alla palude, che restano le sue opere che ancor oggi preferisco dell'autore texano.

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    1. Si legge veloce, è una buona lettura d'intrattenimento, abbastanza comprensibile anche che non ne conservi particolari ricordi.

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