mercoledì 13 maggio 2020

PARASITE

(기생충 Gisaengchung di Bong Joon-ho, 2019)

L'ultimo film di Bong Joon-ho è in qualche modo già entrato nella storia del Cinema essendo stato il primo film in lingua non inglese a vincere l'Oscar come miglior film, la categoria più prestigiosa tra i premi assegnati dall'Academy Award, inoltre Parasite si aggiudica anche il premio per le altre tre categorie più importanti che un'opera si possa portare a casa al di là delle interpretazioni, ovvero miglior film internazionale (quasi inconcepibile fino all'anno scorso poterli vincere entrambi), miglior sceneggiatura originale e miglior regia. Senza tener conto che il film arriva alla premiazione degli Oscar con la Palma d'oro del Festival di Cannes 2019, il Golden Globe per il miglior film straniero, i BAFTA per il miglior film straniero e per la migliore sceneggiatura ai quali si sono poi aggiunti il César e il David di Donatello sempre come miglior film straniero. Ora è pur vero che molto spesso i premi lasciano il tempo che trovano, però, come si dice, così tanti indizi dovranno pur fare una prova! Esaminando gli altri candidati al premio principale dell'Academy si evince anche come quest'anno la concorrenza fosse particolarmente agguerrita, in lizza oltre al film sud coreano niente meno che il Joker di Phillips, Quentin Tarantino con C'era una volta a... Hollywood, The Irishman di Scorsese e ancora Piccole donne, Jo Jo Rabbit, 1917, Storia di un matrimonio e Le Mans '66 - La grande sfida, film e nomi non da poco. Ciò nonostante la cascata di premi per Parasite si rivela più che giustificata per un film che riesce a coniugare in maniera perfetta la sua origine sud coreana con un respiro internazionale che rende l'opera accessibile al pubblico di ogni latitudine, cosa che Bong Joon-ho aveva già dimostrato di saper fare in altre occasioni. Anche in questo sta la chiave di un apprezzamento generalizzato dell'opera, anche presso parte di quel pubblico che solitamente guarda al Cinema d'oriente come qualcosa di troppo lontano dalla nostra sensibilità, soprattutto per ritmi, scansione dei dialoghi, metodi narrativi, Parasite salta l'ostacolo offrendo un prodotto di contenuto in una forma apprezzabile davvero da tutti.


Come già in altri suoi film - Snowpiercer per esempio - il regista si occupa di disparità tra classi sociali, affrontando qui l'argomento in maniera sottile (senza tralasciare le deflagrazioni del caso). Parasite presenta un incedere piano, l'innalzamento sociale della famiglia Kim avviene per progressive occasioni e piccoli inganni, successivi e concatenati, e che preparano in maniera convincente e divertente il corpo dell'opera. La famiglia Kim vive in un quartiere povero di Seul in un appartamento interrato piccolo e disordinato, il padre Ki-taek (Song Kang-ho) è disoccupato da tempo, insieme alla moglie Chung-sook (Chang Hyae-jin) si arrangia piegando cartoni per una pizzeria d'asporto, il figlio Ki-woo (Choi Woo-shik) e sua sorella Ki-jung (Park So-dam) sono studenti liceali. Un giorno un amico di Ki-woo gli procura una raccomandazione presso una famiglia molto facoltosa, la famiglia Park, in qualità di insegnante di inglese per la figlia adolescente Da-hye (Jung Ziso), per ottenere il posto e convincere la madre della ragazza, la svampita signora Choi Yeon-kyo (Cho Yeo-jeong), Ki-woo dovrà semplicemente fingere di essere uno studente universitario. Ottenuto l'impiego, con una serie di inganni e strategie illecite, il ragazzo e la sua famiglia riusciranno a sostituire la servitù della famiglia Park insediandosi pian piano nella loro lussuosissima casa, ottenendo così non uno ma ben quattro lavori retribuiti, migliorando di parecchio la loro condizione economica. Ma l'intoppo ovviamente è dietro l'angolo... (o nello scantinato se preferite).


Parasite vive di un equilibrio perfetto di elementi, ha un tono lieve e accostabile alla commedia più intelligente nella prima parte, punti di tensione, passaggi grotteschi e spunti di denuncia e riflessione, tutto in un amalgama che avvince lo spettatore dalla prima all'ultima sequenza. Il parallelo tra la vita sovraffollata in casa Kim si contrappone agli enormi spazi vuoti dell'abitazione moderna e splendida dei Park scandendo tematiche e dinamiche care a Bong Joon-ho, esteticamente perfetto e senza sbavature il film è un crescendo moderato che prepara la deflagrazione finale, la quale non arriva improvvisa ma graduale, grazie a una meticolosa preparazione che dona al film un'armonia rara. La metafora della casa, più che giocarsi sui livelli come da più parti si è detto (i Kim stanno sotto il livello della strada dove pisciano impunemente gli ubriachi mentre i Park hanno una casa su più piani) sembra guardare allo spazio vitale a disposizione del singolo che per le classi più povere è sempre più ristretto, proprio come le risorse, ciò nonostante tra i Kim sono forse più sinceri gli affetti e non mancano intelligenza e scaltrezza. Interessante vedere come il contrasto non è aperto se non quando viene inasprito, anche inconsapevolmente, da punte di disprezzo che gli "arrivati" difficilmente lesinano nei confronti degli altri, magari esternandolo con educazione nel privato, non di meno le differenze restano e in qualche modo si crea la polveriera pronta ad esplodere.

Parasite non ha davvero punti deboli, è uno di quei film che non lascia spazio a riserve, se quest'anno non ci è arrivato il Joker, se è mancato qualcosina anche a Tarantino, per Parasite possiamo spendere la fatidica parola. Capolavoro.

8 commenti:

  1. Non vorrei spoilerare la mia recensione che pubblicherò prossimamente, però posso dire che mi è piaciuto tanto, capolavoro però proprio non saprei ;)

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  2. Se sia veramente un capolavoro ce lo dirà ovviamente solo il tempo. Per me ha tutte le caratteristiche giuste per candidarsi alla categoria.

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  3. Anche a me è piaciuto molto e penso anche io sia un capolavoro.
    Il regista è riuscito a fare una cosa mai vista: non è il miglior film straniero, ma il migliore e basta. Ha abbattuto le barriere culturali con un'opera (molto filosofica) che davvero può parlare a tutti.

    Moz-

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    1. Penso proprio quello sia uno dei punti di forza del film, un linguaggio universale, senza contare che Bong Joon-ho sa come muovere attori e macchina da presa. Contenuti, spunti di riflessione, c'è tutto...

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  4. Era da un po' che non vedevo un film così coinvolgente ma anche semplice ed efficace nell'esposizione.

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