domenica 17 maggio 2020

VIVERE E MORIRE A LOS ANGELES

(To live and die in L.A. di William Friedkin, 1985)

Facciamo un salto indietro al Cinema degli anni 80 con questo splendido noir metropolitano girato da William Friedkin. Il regista aveva già lasciato la sua impronta indelebile sulla storia del poliziesco una quindicina d'anni prima con un altro grandissimo film per il quale Friedkin vinse anche l'Oscar alla regia, parliamo del celebre Il braccio violento delle legge con protagonista uno strepitoso Gene Hackman. Se già con il precedente film il regista statunitense diede una visione personalissima al genere mostrando una violenza nei metodi applicati dalla legge brutale e spietata, anche con Vivere e morire a Los Angeles Friedkin sigla un'opera altrettanto fondamentale, andando a eliminare le distanze tra i due lati della barricata anche dal punto di vista morale, non solo nei metodi con il quale perseguire la legge, ma anche su come questa venga scavalcata dalle forze dell'ordine per ottenere lo scopo perseguito, passaggio importante per capire molti successivi noir più brutali e moderni. Le immagini di Friedkin ci portano indietro di diversi decenni sulle strade di una Los Angeles periferica e imbruttita dove il bisogno del dollaro, chiave di lettura ormai unica di un sogno americano in frantumi, viene perseguito con mezzi al di fuori della legge.


Richard Chance (William Petersen) è un agente federale dell'USSS, un'agenzia che si occupa principalmente di contrastare la circolazione di denaro falso. Chase si mette sulle tracce di un noto falsario, Eric Masters (Willem Dafoe), dopo che il suo partner perde la vita proprio durante un'indagine sullo stesso uomo. Ad accompagnarlo in quella che presto diventerà una questione molto personale ci sarà il nuovo compagno John Vukovich (John Pankow), un tipo meno incline di lui a infrangere le regole. Ma prendere Masters non si rivelerà affatto facile, il falsario è uno che sa come sparire e che non si fa scrupoli per uscire da situazioni potenzialmente difficili, Chance potrà contare solo sulle soffiate dell'informatrice Ruth (Darlanne Fluegel) e sull'aiuto involontario del delinquente Cody (John Turturro).


Tutti gli elementi del film sono valorizzati al meglio in modo da donare peso a una sceneggiatura capace di coinvolgere sempre e affondare colpi al momento giusto, e questo nel corso del film accade più volte. Molto riuscita la visione di una L.A. che non sembra per nulla una città degli angeli, anzi, riflette invece l'inferno della suburbia più povera e lontana dal lusso e dall'edonismo ormai valori portanti del decennio. Per la realizzazione del film sembra che Friedkin abbia mantenuto un approccio alle riprese, seppur studiato, molto sbrigativo, in modo da acuire il senso del reale da parte del cast instradato a non creare troppe sovrastrutture ma bensì a lavorare in maniera spontanea. Impossibile seppur scontato non parlare della magnifica scena di inseguimento, prima nella zona di carico e scarico dei magazzini di L.A., tra camion, muletti, operai e un caos infinito, poi in contromano su una delle grandi vie di scorrimento losangeline, con tanto di trucchetto alla Hitchcock per massimizzarne la resa, espediente che qui non svelo per non togliere gusto a chi non avesse ancora visto il film. Molto particolareggiate le sequenze sulla falsificazione del denaro che aprono il film, pare si sia fatto ricorso a veri falsari per la consulenza tecnica. Plauso anche ai protagonisti, un William Petersen sparito troppo presto dal giro che conta, farà ancora Manhunter di importante (altro film da recuperare di quegli anni), tornerà poi protagonista solo più avanti con il ruolo di Gil Grissom in C.S.I., peccato, in qualche poliziesco in più negli 80 non ci sarebbe stato male, Dafoe gigante anche qui, ma lui è un incontestabile, la cosa non crea meraviglia, belle presenze anche nel cast di contorno, un'ottimo Turturro e nei ruoli femminili le brave Darlanne Fluegell e Debra Feuer, viste poi più in televisione che al cinema. Da segnalare anche l'ottimo accompagnamento musicale affidato ai Wang Chung, perfetto per immergersi nell'atmosfera di quegli anni.

Un poliziesco teso e pessimista, cinico e poco consolatorio che presenta una caratterizzazione dei personaggi molto curata, passaggio obbligato per apprezzare il cinema d'azione degli anni 80, film che meriterebbe una fama maggiore di quella che già detiene.

4 commenti:

  1. Ovviamente NON manca nella mia collezione e sì, ti quoto tutto.
    Specie la cosa che hai notato sulla regia del grande Willie, che è molto spiccia, per dare un senso di "strada".

    Moz-

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  2. Un giorno me lo voglio rivedere, perché è un gran film e merita di essere rivisto ;)

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    1. Si, si merita anche una seconda visione, magari una terza...

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