(Surrogates di Jonathan Mostow, 2009)
Replicanti? Si, ma scordatevi Blade runner; Il mondo dei replicanti è un filmaccio buono per la seconda serata di Italia 1, magari una di quelle estive con tanto di ciclo a tema. Intendiamoci, il film lo si può pure guardare, è un B-movie con un suo perché avvolto in una confezione curata anche per benino, grossolano nei contenuti ma comunque con un suo messaggio da veicolare, risaputo, poco approfondito, che porta alle estreme conseguenze alcuni malcostumi non troppo distanti dalla società odierna che però opere di ben altro valore hanno già scandagliato al meglio e in maniera ben più convincente e approfondita, quindi le parole da tenere a mente se volete affrontare questa visione sono essenzialmente due (tre a voler fare i pignoli): intrattenimento e Bruce Willis, perché a Bruce Willis in fondo non si dice mai di no. Non ci sono altri motivi per guardare il film, quindi non cercatene e non incorrerete in delusioni, la filosofia da seguire in questo caso è quella del "non chiedete e non avrete spiacevoli risposte". Il titolo originale è traducibile con surrogati e questa scelta sarebbe stata più indovinata per la versione italiana del film di Jonathan Mostow, intanto si sarebbero evitati scomodi rimandi che alla luce della visione risultano quasi sacrileghi, in più si sarebbe centrato meglio quello che è il succo de Il mondo dei replicanti.In un prossimo futuro prende piede in maniera massiccia la tecnologia dei surrogati, sorta di alter ego sintetici degli umani i quali possono controllare da remoto queste loro versioni artificiali e utilizzarli in situazioni delicate. Pensata inizialmente dal dottor Cantwell (James Cromwell) per ovviare ai problemi dati da alcune disabilità, questa nuova tecnologia sfugge presto di mano alla razza umana che si riduce a vivere per interposta persona e a interfacciarsi con la vita reale solo tramite i surrogati; è un'umanità ormai in preda alla paura quella ritratta, ansiosa, un'umanità che per evitare ogni tipo di rischio e pericolo, nonostante la criminalità sia ai minimi storici, si limita a vivere tramite le proprie versioni sintetiche, androidi ai quali è possibile dare l'aspetto che si vuole, simili a sé stessi ma magari con un look più giovanile, più prestanti, piacenti, curati. Sicurezza e vanità garantiscono l'esplosione di questo nuovo modo di vivere, apertamente osteggiato da una sorta di lega per l'umanità capeggiata dal Profeta (Ving Rhames) che caldeggia a viva voce un ritorno alla vita, al contatto diretto tra le persone. Quando il figlio del dottor Cantwell viene ucciso, gli agenti dell'F.B.I. Tom Greer (Bruce Willis) e Jennifer Peters (Radha Mitchell), tramite i loro surrogati, indagano sul killer e su un'arma capace di friggere gli androidi e di eliminare al contempo l'umano a loro collegato da remoto, un bel problema per l'attuale società e per la VSI, l'industria che produce i surrogati.
Nel complesso quello di Mostow è un film trascurabile, tutto già visto, temi poco approfonditi seppur in nuce interessanti, un paio di sequenze action girate in maniera degna ma ne Il mondo dei replicanti non c'è davvero nulla che tenga desta l'attenzione, un po' di curiosità la suscita il doppio look di tutti i protagonisti, compresa la moglie di Greer (Rosamunde Pike) con la quale il nostro vorrebbe riallacciare un rapporto anche carnale, aspetto ormai relegato al contatto sintetico, la metafora con la sempre crescente connessione alla rete delle nostre vite è palese e lo spunto di riflessione chiaro, si rimane in superficie e si punta al mero intrattenimento, anche su questo versante però abbiamo visto di meglio. L'approccio da tenere per accostarsi alla visione è quello relativo al B-movie, peccato l'abito pulitino, da questo punto di vista un approccio decisamente più rozzo avrebbe sicuramente giovato al film inserendolo in un contesto più vicino al suo reale valore.
Un filmaccio indubbiamente sì, da vedere e poi subito dimenticare..
RispondiEliminaAssolutamente trascurabile, però c'è Bruce, che ci vuoi fare... 😂
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