martedì 8 giugno 2021

AUTOMATA

(Autómata di Gabe Ibáñez, 2014)

Qualche giorno fa, parlando de Il mondo dei replicanti con Bruce Willis si diceva come il film fosse buono giusto per un bel ciclo fantascienza in seconda serata su Italia 1, collocazione ormai considerata non troppo lusinghiera. Diciamo che un'altra di queste ipotetiche serate potrebbe essere occupata da Automata, altro prodotto che non riesce a elevarsi al di sopra di un'onesta sufficienza pur godendo di spunti più interessanti di quello sopra menzionato. Siamo qui di fronte a una fantascienza più riflessiva e che segue una tendenza molto diffusa nel nuovo millennio, il regista Gabe Ibáñez fa di necessità virtù adoperando un budget risicato per costruire visivamente un mondo post-apocalittico con risultati anche degni di nota se rapportati al capitale investito, le scelte del regista e del suo comparto tecnico hanno la capacità di far entrare Automata nel novero di quei b-movie che riescono per lo meno a ritagliarsi una loro dignità e il loro posto in un immaginario di seconda fascia mostrando una coerenza tra intenti e risultato che rende questo film più riuscito del probabilmente più ricco Il mondo dei replicanti. Ciò nonostante siamo di fronte a un film imperfetto che non riesce ad andare a fondo e a colpire lo spettatore più di tanto, mancano gli approfondimenti sui temi ma anche svolte narrative capaci di intrigare, anche qui purtroppo tutto appare molto prevedibile.

Dopo una catastrofe ambientale dovuta in parte all'uomo e in parte alle radiazioni solari il pianeta Terra è divenuto pressoché inabitabile, la popolazione mondiale è stata decimata e i sopravvissuti sono tornati a un passato tecnologico che sa di modernariato, stipati in grossi agglomerati urbani. L'aria è carica di radiazioni, la pioggia acida, gli uomini si avvalgono di robot operai, il cui modello più diffuso è il Pilgrim 7000, per servizi di assistenza e di manutenzione. In questo scenario si muove Jacq Vaucan (Antonio Banderas), un investigatore assicurativo della Roc Robotics che verifica le lamentele dei clienti sugli androidi della compagnia, automi impossibilitati a nuocere agli uomini e a modificare loro stessi o altri robot. Durante un'indagine Vaucan si imbatte in un automa in grado di autoripararsi, a partire da questo episodio le cose iniziano a farsi strane e l'investigatore si troverà di fronte ad automi suicidi, robot del sesso e altro ancora in uno scenario che sembra configurare un salto evolutivo mai considerato finora, le sue fioche speranze in un futuro migliore, per lui, per la sua compagna e la bimba in arrivo, sembrano diventare sempre più fioche.

Si parte da Asimov adattando le leggi della robotica a questa narrazione, i principi fondanti sono quelli, ciò che si apprezza di Automata è la realizzazione in economia molto riuscita, l'ambiente è sporco il giusto dove serve, il deserto abbacinante e bianco, esteticamente richiamato anche nel design di alcuni robot, è molto efficace, anche l'aspetto retrò degli automi e in generale della tecnologia di questa nuova società crea il giusto ambiente all'interno del quale si muove un protagonista dolente, abbattuto ma ancora in grado di sognare un posto migliore (molto didascalico il regista nelle metafore), si riflette sul limite che dovrebbe avere un'intelligenza artificiale prima di poter essere considerata qualcosa di diverso, e ancora, come si è già detto più volte, ai nostri disastri non sarà il pianeta a non sopravvivere ma saremo noi a lasciar posto ad altro, e chi potrebbe prenderlo il nostro posto? I temi di base sono molto interessanti, la realizzazione artigianale anche, compare nel cast l'ex moglie di Banderas, Melanie Griffith, che a forza di ritocchini sembra un automa anche lei, insieme a Robert Forster e Dylan McDermott, i presupposti giusti c'erano tutti, purtroppo è sulla sceneggiatura che mancano le idee che possano dare una spinta in più a un film che non è da buttare ma che probabilmente cadrà nel dimenticatoio poco tempo dopo la visione.

2 commenti:

  1. Beh sì non si eleva, ma è molto migliore de Il mondo dei replicanti, c'è appunto più ricchezza ;)

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    1. Si, più idee, una bella realizzazione tecnica al risparmio, peccato lo script poco ficcante.

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