lunedì 20 settembre 2021

OKJA

(di Bong Joon-ho, 2017)

Okja non ha la forza di altri film del regista sudcoreano, non è un Parasite e nemmeno uno Snowpiercer, con questo film Bong Joon-ho, pur occupandosi ancora di capitale, non mette in scena una denuncia sull'ingiustizia sociale, sulla macabra differenza tra classi che riempie di sofferenze il nostro mondo vigliacco, confeziona invece quella che a tutti gli effetti sembra essere una favola ecologista e animalista, a tratti caciarona nello sviluppo, con personaggi grotteschi e sopra le righe ma che non manca di toccare il cuore nei momenti giusti, magari in maniera facile e fin troppo diretta ma capace di cogliere nel segno e che sul finale raggiunge probabilmente il suo scopo facendo passare un poco la voglia di mangiare carne o quantomeno spingendo a riflettere sull'abuso scellerato che in molti ancora ne fanno alimentando la proliferazione degli allevamenti intensivi.

La Mirando Corporation è una multinazionale dell'alimentazione interessata solo al profitto e gestita per anni in maniera spietata da Nancy Mirando (Tilda Swinton), affarista priva di scrupoli; la compagnia è ora in mano alla sua gemella Lucy (sempre Tilda Swinton), più folle ma più attenta alle apparenze. Si ripudiano quindi (apparentemente) gli ogm e si lancia la campagna del supermaialino, una nuova razza scoperta (?) proprio dalla Mirando che distribuirà alcuni di questi esemplari a contadini sparsi ai quattro angoli del globo, uno in ogni paese dove è presente una sede della Mirando, dopo dieci anni il maialino cresciuto meglio verrà premiato e diventerà una sorta di testimonial capace di rilanciare la Mirando in una nuova era. Okja è una di questi maialini, finita in Sud Corea viene allevata dalla piccola Mija (Ahn Seo-hyun) che troverà nel supermaiale la sua migliore amica, e dallo zio Hee-Bong (Byun Hee-Bong). Okja è gigantesca, una specie di Pippo della Pampers ma con le orecchie lunghe, nonostante la sua stazza Okja è un animale innocuo e affettuoso pronto a tutto pur di proteggere la sua Mija e poter giocare con lei. Quando proprio Okja viene scelta come miglior supermaialino del mondo l'attuale testimonial dell'azienda, il personaggio televisivo Dr. Johnny Wilcox (un vero ebete interpretato da Jake Gyllenhaal), si reca in Sud Corea per la premiazione. Ciò che il vecchio zio non ha detto alla nipote Mija è che Okja verrà riscattata dalla corporation e portata negli Stati Uniti dove migliaia di supermaialini sono destinati al macello. Mija partirà così al salvataggio prima alla volta di Seul poi oltreoceano aiutata da una stramba squadra di animalisti americani capitanata dal giovane ed elegante Jay (Paul Dano) e supportata dal traduttore K (Steven Yeun, il Glenn di The Walking Dead), l'operazione sarà tutt'altro che semplice.

L'impianto è quello del racconto per ragazzi fruibile da tutti, un paio di sequenze potrebbero turbare un poco i più piccoli per i quali però l'identificazione con la piccola Mija che ama in maniera innocente il suo maiale è scontata. Il film vive di una sua parte asiatica, con riprese più riflessive e meravigliose nella scelta delle location, e una statunitense più dinamica anche se c'è da dire che alcune sequenze divertenti e ottimamente orchestrate da Bong Joon-ho ci sono anche quando l'azione si svolge in Corea, scene nelle quali la creatura Okja è amalgamata magnificamente con il resto del cast. Come accadeva già in Snowpiercer Tilda Swinton recita caricando il suo personaggio (personaggi in realtà) fino al grottesco, così come fa Gyllenhall che risulta anche un filo insopportabile, in controluce una critica chiara al sistema del capitale sempre alla ricerca di nuove risorse da spremere con crudeltà e indifferenza, più lampante il discorso sulla difesa degli animali vittime dell'ingordigia umana. Meno ficcante di altre sue opere anche questo Okja non è però privo dei temi cari al regista, la propensione del male (perché le corporation lo sono, giusto nel caso qualcuno ancora non se ne fosse accorto) a vivere di narrazioni manipolate è evidente (e anche qui ne sappiamo qualcosa) e Bong Joon-ho con questo ci gioca, il taglio scelto non è probabilmente quello che più si confà al regista sudcoreano che comunque ci ha abituato a vene umoristiche nei suoi film, ancora una volta si sta in bilico tra occidente e oriente, gli esiti di Parasite non sono ovviamente paragonabile a quelli di questo film, meno riuscito ma comunque godibile.

2 commenti:

  1. Completamente d'accordo con te, e ti basta leggere la mia recensione per accorgerti che più o meno siamo lì ;)

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