domenica 12 dicembre 2021

TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI

(Three billboards outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh, 2017)

"Violentata mentre stava morendo"
"E ancora nessun arresto?"
"Come mai, sceriffo Willoughby?"

Questo il testo riportato sui tre cartelloni pubblicitari presenti in una strada appena fuori Ebbing nel Missouri e affittati da Mildred Hayes (Frances McDormand), una madre distrutta dal dolore e risoluta ad avere giustizia a quasi un anno dallo stupro e dall'assassinio di sua figlia Angela (Kathryn Newton). Caso insoluto, Mildred è convinta che le forze dell'ordine del paesino di provincia non stiano facendo il necessario per trovare l'assassino di sua figlia, pensa così a un'iniziativa di forte impatto atta a scuotere le coscienze e far tremare un poco le gambe allo sceriffo Willoughby (Woody Harrelson) e ai suoi sottoposti, un corpo di polizia che non si può certo pensare di prendere a modello. L'espediente della donna trova la solidarietà di alcune persone del paese, soprattutto quella di Red Welby (Caleb Landry Jones) che si occupa di affittarle gli spazi pubblicitari, ma farà nascere anche molta acredine e parecchio astio in molti concittadini legati allo sceriffo Willoughby il quale, dopo una sfuriata iniziale, si mostrerà finanche più comprensivo di altri figuri ben più agguerriti, su tutti l'agente Dixon (Sam Rockwell), poliziotto incompetente, razzista, violento e succube della madre, un ignorante che non si capisce come sia finito in polizia (ma lo sceriffo un'idea ce l'ha) e che vede Willoughby come una specie di intoccabile figura paterna. La mossa di Mildred porterà a diverse conseguenze che coinvolgeranno molte persone che gravitano nella sua orbita a partire dall'altro suo figlio, Robbie (Lucas Edges), in imbarazzo per i comportamenti della madre, e il suo ex marito Charlie (John Hawkes) anche lui poliziotto.

Martin McDonagh, regista poco prolifico al cinema e meglio conosciuto come commediografo, ha già dimostrato in passato di saperci fare sia in sede di sceneggiatura che dietro la macchina da presa, all'attivo già In Bruges - La coscienza dell'assassino e 7 psicopatici, con Tre manifesti McDonagh sigla un grandissimo film, il suo migliore che vale anche l'Oscar sia a Frances McDormand che a Sam Rockwell, entrambi protagonisti di due ottime interpretazioni. Tre manifesti gioca su un perfetto miscuglio di commedia cattiva e di dramma, la materia trattata è più che seria ed è l'occasione per mostrare come una situazione dolorosa possa portare diverse persone a mettere in atto comportamenti che provocano una forte escalation di violenza, odio e incomprensioni; in maniera sorprendente il protagonista tirato in ballo in misura maggiore dalla situazione, lo sceriffo Willoughby, sarà quello che, con tutti i suoi difetti, si mostrerà più incline alla comprensione e alla solidarietà, stupisce ancor di più che a portare sullo schermo questo personaggio stratificato sia il bravo Woody Harrelson che ci aspetteremmo più nel ruolo dello sceriffo bastardo ed egoista, McDonagh gli cuce invece addosso un ruolo che esalta in misura maggiore la struttura del racconto che per quanto sia intinto di tragedia e astio non manca di lanciare squarci di speranza, distensione, maturazione e cambiamento che rimettono in prospettiva in ottica futura anche i dolori di una Mildred Hayes e i fallimenti personali di un Jason Dixon (bellissima la sequenza finale).

Il film costruisce la sua riuscita su una sceneggiatura senza sbavature e sulla caratterizzazione perfetta di una coralità di personaggi, tutti scritti in maniera ottima, che vanno a popolare la comunità di Ebbing, un piccolo centro incorniciato in un paesaggio splendido e regolato da un ufficio dello sceriffo composto da agenti razzisti, omofobi e cafoni, su tutti l'agente Dixon interpretato in maniera meravigliosa da un Sam Rockwell che offre una prova enorme vincendo su tutti, anche su una sempre brava McDormand nei panni di una donna risoluta e che non mostra più rispetto per nessuno se non per la memoria della figlia abusata e uccisa. Di contorno protagonisti più che funzionali, dal nano James (Peter Dinklage) invaghito di Mildred all'ex marito che si accompagna ad una giovanissima oca giuliva (Samara Weaving), dalla madre di Dixon (l'attrice Sandy Martin) al nuovo sceriffo di colore Abercrombie (Clarke Peters). Film confezionato alla perfezione, nulla da eccepire, sarebbe bello vedere McDonagh all'opera un po' più spesso fermo restando che la qualità espressa rimanga questa, chapeau!

6 commenti:

  1. Sam Rockwell stellare, con tutto il rispetto riesce a mettere in secondo piano sia Frances McDormand che Woody Harrelson. Ottima analisi.

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    1. Ciao Fabio, si qui Rockwell si mangia tutti all'interno di un cast comunque di altissimo livello.

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  2. Un pugno nello stomaco, soprattutto per la mancata "risoluzione", in un film in cui le emozioni fluiscono e delle grandi interpretazioni rapiscono, bello davvero.

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    1. Molto, molto bello, lascia diverse cose in sospeso ma apre molto al cambiamento, alla speranza seppur attraverso il dolore, gran film!

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  3. Grande, grandissimo film. L'ho adorato. Ricordo ancora quando lo vidi per la prima volta in anteprima alla Mostra di Venezia e il lunghissimo applauso finale. Avrebbe meritato il Leone d'oro, ma quell'anno vinse il più edificante "La forma dell'acqua" di Del Toro. Film comunque memorabile, con una sceneggiatura di ferro e tre interpretazioni da ricordare (le lettere che lo sceriffo Harrelson scrive prima di suicidarsi sono da pelle d'oca). Hai proprio ragione: peccato che McDonagh sia un autore così poco prolifico...

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    1. Grandissima sceneggiatura, interpreti superbi, magnifica la trovata delle lettere di cui non ho detto per non svelare troppo in caso qualcuno ancora non l'avesse visto, film bellissimo.

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