mercoledì 1 dicembre 2021

BURNING - L'AMORE BRUCIA

(Beoning di Lee Chang-dong, 2018)

Il cinema sudcoreano con Burning ci regala un altro grandissimo film; l'opera di Lee Chang-dong è forse difficile da interpretare fino in fondo pur raccontando una vicenda lineare e molto semplice da seguire, il film attrae e tiene lo spettatore lì incollato per un'ora per poi esplodere in una sequenza magnifica che palesa tutto il lavoro di regia studiato da Lee Chang-dong, la bellezza della fotografia di Hong Kyung-pyo e la profondità del racconto (tratto da Murakami) che non disvela mai fino in fondo le sue ambiguità. I tre protagonisti sono seduti sul davanti della casa in campagna di Jong-su, una zona rurale, povera, vicino il confine con la Corea del Nord; il ricco Ben commenta come il posto non sia poi male, "a parte la puzza di sterco" aggiunge l'amica comune Hae-mi da poco tornata da un viaggio in Africa durante il quale ha conosciuto Ben. Lei prova un po' di nostalgia, lì ci sono le sue origini, il ricordo di una vita più semplice, sulle vetrate alle spalle dei protagonisti si riflette il tramonto, i colori virano all'ocra, i tre ragazzi sorseggiano vino, spizzicano qualcosa, fumano marijuana, davanti a loro la pace assoluta, il silenzio, i campi, il sole che pian piano si nasconde dietro le fronde degli alberi in lontananza. Il fumo, il punto luce della sigaretta, la messa a fuoco crea complicità, legami, Ben si allontana, è fuori campo, alle spalle di Hae-mi e Jong-su sventola il riflesso della bandiera coreana. Parte Générique di Miles Davis e tutto cresce d'intensità in maniera naturale, Hae-mi, come presa da un'impulso subitaneo, si alza, Jong-su la guarda obnubilato, Ben è appoggiato con sciolta sicurezza al suo Porsche Carrera fermo davanti alle lamiere e ai rottami accatastati su un lato del cortile della casa, la ragazza alza le braccia, principia una danza appresa in Africa, avanza verso un tramonto di una luce mozzafiato, con un'unica mossa si sfila da sopra la testa il golfino viola e la maglietta bianca, la camera stringe sulla silhouette nera della sua schiena nuda, Hae-mi si fonde col buio della parte bassa dell'orizzonte, danza, le braccia si alzano e un uccello mimato spicca il volo verso l'alto, a contrastare l'ocra del cielo, il pallido bagliore di uno scorcio di Luna, la danza continua e la giovane si volta, laggiù il riverbero di qualche luce lontana, la musica è avvolgente, lei si avvicina alla camera, i seni piccoli e tondi si muovono appena a sottolineare la spinta verso l'alto della danza, il suo significato, poi la musica si ferma, solo due braccia e la bandiera continuano a muoversi. Hae-mi piange. Un colpo di tosse ed è fuoricampo, rimane il paesaggio e una panoramica verso la vicina Corea del Nord. È una scena stupenda che riesce in qualche modo a toccare il cuore e che da sola vale l'intero film. E il cuore, il significato di questo Burning ogni spettatore deve cercarlo, nel film e dentro di sé, c'è qualcosa di misterioso che attrae nell'opera di Lee Chang-dong, un senso di potenza da un lato, come un preteso destino manifesto, dall'altro lato un sentore di incompiutezza, non nella narrazione ma nei personaggi, un amore inespresso e comunque molto forte, un sentore di disparità che permea molto cinema asiatico.

La trama in breve: Jong-su (Yoo Ah-in) e Hae-mi (Jeon Jong-seo) si conoscono da quando erano bambini, persisi di vista si ritrovano dopo molti anni; in principio Jong-su, molto taciturno e riservato, non riconosce la sua vecchia amica più esuberante e aperta di lui. Tra i due scatta qualcosa, poi lei parte per l'Africa, viaggio dal quale torna con Ben (Steven Yeun) con un pizzico di disappunto da parte di Jong-su. Ben è ricco, colto, interessante, mondano mentre Jong-su è di estrazione contadina, ha un padre sotto processo, una mamma che è sparita e una casa di campagna da gestire. I tre ragazzi si frequentano, Jong-su fa difficoltà a dichiararsi a Hae-mi, l'amore che prova per lei Jong-su lo confesserà solo a Ben il quale a sua volta rivelerà qualcosa al nuovo "amico". Nel frattempo Hae-mi smette di farsi sentire.

Film da provare, Burning è un'opera nella quale, se ci si entra in sintonia, ci si può perdere, immagini bellissime e un flusso narrativo e interiore al quale abbandonarsi. Grande lavoro di Lee Chang-dong, regista con una filmografia non vastissima ma già tenuto in grande considerazione dalla critica, capace di inserire in una cornice all'apparenza molto semplice una tela ricca di colori e profondità, talento da approfondire e studiare senza indugio alcuno.

6 commenti:

  1. Quello fu l'anno di "Parasite" e questa perla purtroppo passò inosservata - ma lui è un regista che purtroppo non ha mai avuto il giusto riconoscimento...

    Per me un film magnifico, la disparità sociale e il dubbio per il futuro mostrati in maniera eccelsa.

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    1. Si, sono d'accordo, film magnifico, Parasite anche stupendo ma ha goduto secondo me di un approccio più vicino anche al pubblico occidentale, questo ha contribuito alla sfilza di premi peraltro meritati.

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  2. Bello ma non bellissimo per me, che ho apprezzato ma non mi ha "scombussolato".

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    1. A me è piaciuto davvero molto, il cinema asiatico quest'anno è quello che mi ha dato le maggiori soddisfazioni.

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  3. Mi incuriosisce un sacco. E poi, diciamolo, ho cominciato a fidarmi delle tue recensioni/considerazioni. Grazie. Mauri

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