domenica 19 giugno 2022

GALVESTON

(di Nic Pizzolatto, 2010)

Di Nic Pizzolatto abbiamo parlato a più riprese nelle scorse settimane a proposito delle tre stagioni di True Detective, serie della quale l'autore originario di New Orleans è stato ideatore, produttore e per qualche episodio anche regista. Il suo primo romanzo, Galveston, arriva qualche anno prima rispetto alla serie tv; siamo sempre nel campo del noir, quello più crudele e senza speranze, dove le debolezze umane condizionano le vite ben al di là della possibilità di aggrapparsi alla seppur minima virtù; le forze dell'ordine, i "detective", sono banditi dalle pagine di Galveston, qui albergano, ed è proprio il termine esatto, solo perdenti, piccoli e piccolissimi criminali, protagonisti ai quali la vita e gli uomini hanno solo presentato cattivi giri di carte, la mano giusta sembra purtroppo essere finita altrove. Il libro di Pizzolatto ha un piglio diverso dalle sue narrazioni messe in scena per la televisione pur presentando aspetti a esse comuni: innanzi tutto i luoghi. Siamo nel Sud degli Stati Uniti, le vicende del protagonista Roy Cady prendono piede da New Orleans per spostarsi poi via via verso il Texas e giù lungo il Golfo del Messico fino ad arrivare alla zona costiera prospicente Galveston, capoluogo dell'omonima contea. Lungo il suo percorso avremo modo di attraversare zone rurali, paesaggi industriali dove svettano le ciminiere delle raffinerie, isolati motel da quattro soldi e finalmente la spiaggia e il Golfo. È in parte un noir sulla strada questo Galveston, ma più che un viaggio è una fuga, una fuga dei protagonisti dal loro passato, dalla loro vita e dal loro presente, verso un futuro incerto che difficilmente potrà prospettarsi roseo e offrire se non proprio felicità almeno la speranza di un'esistenza serena. A ogni modo, di fronte ad alcune situazioni, in fondo non resta che andare.

Roy Cady è un criminale di basso rango, un tirapiedi, un picchiatore al soldo di Stan Ptitko, un tipo decisamente più pericoloso del pur abile Roy. Quando Stan chiede a Roy e al suo socio Angelo di andare a recuperare certi documenti compromettenti da un certo Frank Sienckiewicz e di andarci senza pistole al seguito per evitare casini, Roy mangia la foglia e inizia a sentire puzza di bruciato da tutte le parti. Forse c'entra il fatto che ora Stan se la fa con la ex di Roy, Carmen, e Stan è un tipo geloso che non ama pettegolezzi, forse è altro, sia come sia Roy non è per nulla tranquillo, questo proprio nel giorno in cui gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni che con tutta probabilità non gli lascia una prospettiva di vita a lungo termine. Quando si dice una giornata storta. Così, dopo che l'operazione rivelerà tutti i suoi risvolti, Roy si troverà a essere il classico uomo in fuga costretto a nascondersi dai suoi inseguitori, con se porterà una piccola assicurazione, un'esiguo gruzzolo e un piccolo inaspettato bagaglio: la giovane Rocky, anch'essa in fuga da una situazione complicata e la sua piccola sorellina Tiffany, una bambina di pochi anni bisognosa di qualcuno che si prenda cura di lei e di tanto affetto.

È un bel noir Galveston, linguaggio diretto, non troppo ricercato, con una prosa però capace di lasciare qua e là frasi che colpiscono nel segno. Pizzolatto costruisce un romanzo breve che si legge in poco tempo e che delinea personaggi molto sofferenti, un po' come quelli della sua serie tv, qui nel romanzo meno complessi e stratificati ma egualmente avvincenti. Sono i perdenti, quegli uomini e quelle donne destinati ai margini e a mostrare alla fine, anche a dispetto della loro forza e della loro scaltrezza, i loro lati più deboli e quella vigliaccheria di fondo che impedisce a tantissime persone di interpretare il ruolo dell'eroe nel momento del bisogno; sono personaggi veri questi, anche se fatti di carta, inchiostro e parole, perché è facile riempirsi la bocca di belle intenzioni ma nel momento della prova del nove, una di quelle pericolose, in quanti riuscirebbero a fare davvero la cosa giusta? C'è tanto ambiente di contorno nel romanzo, il micromondo del motel scalcagnato dove Roy e Rocky tenteranno di far perdere le loro tracce e dove orbitano una serie di personaggi altrettanto marginali, Pizzolatto, proprio come farà in True Detective, costruisce la storia su piani temporali diversi, uno ambientato nel 1987 e dove si sviluppano i fatti sopra descritti, uno in epoca più moderna con un Roy più anziano ancora intento a guardarsi le spalle. È una storia dura, con un finale nerissimo e dove non vedremo cavalieri di spalle cavalcare verso il tramonto, Pizzolatto ci racconta più che altro la debolezza umana e la sconfitta, l'umiliazione e nel mezzo qualche raro sprazzo di luce, il tutto in un romanzo che si fa difficoltà a posare sul comodino. Un bel rodaggio per le sceneggiature a venire.

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