lunedì 27 novembre 2023

IL VENTO CHE ACCAREZZA L'ERBA

(The wind that shakes the barley di Ken Loach, 2006)

A più di dieci anni di distanza Loach torna a temi e messaggi simili a quelli già affrontati in uno dei suoi film più celebrati: Terra e libertà; con Il vento che accarezza l'erba (l'orzo in inglese) il regista di Nuneaton torna a raccontare la Storia, lo fa ancora una volta con una cronaca sentita e schierata, con il racconto di un popolo alla ricerca di libertà e condizioni di vita migliori. Se con Terra e libertà si assisteva alla lotta di giovani spagnoli (e non solo) contro il fascismo del regime di Francisco Franco qui si narra la vicenda di un gruppo di ragazzi arruolatisi nell'I.R.A. (Irish Republican Army) decisi a contrastare i soprusi e le angherie messe in atto dall'esercito occupante inglese nelle loro terre e a discapito dei loro conterranei, delle loro famiglie, dei loro amici. Questa volta Loach mette sotto l'obiettivo delle sue critiche il suo stesso Paese, quell'Inghilterra dalla mentalità coloniale e imperialista incapace di limitare la propria politica al suo solo territorio, alimentando ingerenze violente e crudeli da parte dei soldati del suo stesso esercito. In uno dei rari casi nel cinema del Nostro assistiamo a un film dove sono presenti attori di livello e non esordienti presi dalla strada o da scuole di recitazione. Cillian Murphy ha già alle spalle un Batman (Nolan) e titoli come Breakfast on Pluto, Ritorno a Cold Mountain, 28 giorni dopo, Mary Murphy esordì al cinema addirittura nel lontano 1951 mentre Liam Cunningham, che forse abbiamo imparato a conoscere meglio ne Il trono di spade e in Hunger di McQueen, aveva già lavorato con Mike Newell, Dario Argento, Alfonso Cuarón e Neil Marshall. È probabile che anche questo aspetto de Il vento che accarezza l'erba abbia permesso a Loach di vincere la Palma d'Oro al Festival di Cannes e portarsi a casa, oltre a quelli alla carriera, il premio più prestigioso della sua intera filmografia.

Siamo negli anni dopo la fine della prima guerra mondiale in Irlanda, Damien O'Donovan (Cillian Murphy) è un giovane medico in procinto di trasferirsi a Londra per esercitare la sua professione. Durante un'informale partita di cricket con gli amici uno di questi, in seguito a un controllo dell'esercito inglese, viene pestato a morte senza nessun valido motivo. Gli altri ragazzi della compagnia tentano di convincere Damien a restare in Irlanda e a unirsi all'I.R.A. come ha fatto già suo fratello Teddy (Pádraic Delaney) ma il giovane è risoluto nel voler lasciare il Paese. Una volta in stazione, pronto a partire, Damien assiste all'ennesimo sopruso perpetrato dagli inglesi nei confronti del macchinista del treno Dan (Liam Cunningham), decide così di rimanere a combattere per la libertà suo Paese. Assemblato un manipolo di combattenti i giovani irlandesi iniziano a mettere in atto operazioni volte a fermare gli occupanti inglesi; ovviamente queste operazioni comportano rischi, si uccide da ambo le parti, anche qualcuno del gruppo di Damien verrà ucciso, altri ancora saranno torturati. Dopo mesi di ostilità sembra arrivare il momento di una tregua e un accordo con gli inglesi, l'accordo è però poco più di una presa in giro per il popolo irlandese, i ragazzi dell'I.R.A. si divideranno tra pro e contro, inizierà così una guerra civile che farà gioco agli inglesi.

Guardando Il vento che accarezza l'erba, film sicuramente militante, sembra che a Ken Loach non interessi tanto mettere in luce i soprusi perpetrati dal suo stesso Paese nei confronti degli irlandesi, storia assodata e che conosciamo da tempo, l'impressione è invece, ancora una volta, come già avveniva in Terra e libertà, che il regista inglese punti il dito contro la tendenza delle resistenze, oggi affidate a istituzioni come i partiti della sinistra o ai sindacati, a fare il gioco degli oppressori, dividendo le proprie forze, annacquando gli ideali che dovrebbero invece tenere saldi e immutabili, quelli di libertà, giustizia e difesa degli ultimi, a favore di compromessi che da sempre fanno gioco ai ricchi e ai potenti e a chi deve conservare il potere di manipolare le genti per il proprio tornaconto. Ci sono nel film due battute che sanciscono per bene questi aspetti, una è una riflessione rivolta agli stessi resistenti che viene pronunciata dal macchinista Dan "È facile sapere contro cosa si combatte. Più difficile è sapere in cosa davvero si crede", l'altra esce dalla bocca dello stesso Damien critico nei confronti dell'istituzione ecclesiastica (che gli oppressi dovrebbe tenere in giusto conto) "Ancora una volta la Chiesa si schiera dalla parte dei ricchi". Il cinema di Loach è così, manicheo ma altrettanto giusto (perché quando ci si schiera dalla parte dei più deboli non si sbaglia mai), sottolinea ancora una volta come il divide et impera messo in pratica dai potenti con abile maestria funzioni sempre, mentre le "vittime" quasi mai trovano un'unità definitiva capace di dare una vera svolta alle loro esistenze. Formalmente Loach fa meglio che in Terra e libertà, forse c'è qui un budget maggiore in gioco, alcuni protagonisti sono veri professionisti del cinema, il sodale Laverty è ormai scafato e aduso alla collaborazione con l'amico Ken, eppure sembra che la forma continui a essere una delle ultime cose che interessano a Loach e in fondo, qui come altrove, va bene anche così.

2 commenti:

  1. Come ogni trama a tema Irlanda mi conquista, infatti mi piace, forse anche perché è sempre Loach ma non con il suo solito approccio. Cheers!

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    1. Pur rimanendo nel suo qui c'è un Loach più appetibile anche al grande pubblico, comunque non risparmia qualche duro colpo, alla fine a me personalmente Loach non delude mai.

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