venerdì 15 marzo 2024

PIXELS

(di Chris Columbus, 2015)

Per chi fu ragazzino tra gli anni 80 e i primi 90 Chris Columbus è stato una di quelle figure semi-mitologiche capaci di dare una connotazione più divertente e ricca all'età dell'infanzia. Il nome del regista è magari meno ricordato di quelli di gente come Steven Spielberg o Robert Zemeckis, John Landis, Ivan Reitman o anche Joe Dante, ma questo signore sta dietro ad alcune delle maggiori (e migliori) produzioni del cinema rivolto (principalmente) ai ragazzi di quei decenni. Inizia con la scrittura creando e sceneggiando le prime avventure dei Gremlins dirette poi da Dante, continua con uno degli intramontabili e imprescindibili degli eighties, I Goonies di Richard Donner che in tantissimi amano alla follia ancora oggi, arriva poi il giovane Sherlock Holmes di Piramide di paura, altro punto fermo dell'infanzia. Passa poi alla regia, dopo l'esordio nella commedia Tutto quella notte ci sono i primi due episodi di Mamma ho perso l'aereo e ancora Mrs. Doubtfire, in anni decisamente più recenti i primi due Harry Potter (La pietra filosofale e La camera dei segreti) e una serie di altre cose meno significative tra le quali compare anche questo Pixels del 2015. È chiaro come il curriculum vitae di Columbus, almeno fino a un certo punto della sua carriera, sia nutrito e di tutto rispetto, proprio per questo Pixels non può competere con le più gloriose opere provenienti dal passato del regista, non di meno la mano di Columbus riesce a mantenere in equilibrio una commedia dove pesa anche la presenza di Adam Sandler, attore che porta il suo stile di comicità a un film che per il resto si basa quasi unicamente sull'effetto nostalgia che i ragazzi di quegli anni lì possono provare sia per questo genere di pellicole sia per l'argomento principe che porta in scena i primi videogiochi che si potevano trovare all'epoca in tutte le sale giochi: Pac Man, Space Invaders, Asteroids, Donkey Kong e compagnia bella.

Primi anni 80, Sam Brenner è un piccolo nerd, un vero campione ai videogiochi, tanto che il suo amico Will Cooper non riesce a tenergli dietro. Durante un'importante competizione a tema videoludico i due ragazzi incontrano per la prima volta il loro futuro amico Ludlow e il temibile avversario di Sam, il poco corretto Eddie "Fireblaster" Plant. L'evento verrà registrato e inviato nello spazio come forma di saluto per un'eventuale forma di vita intelligente; a ogni modo Sam verrà sconfitto da Plant, questo episodio segnerà per sempre il carattere di Sam convintosi di essere un perdente e di non essere in grado di realizzarsi a pieno nel corso della sua vita. Col passare degli anni Will (Kevin James) diverrà addirittura Presidente degli Stati Uniti d'America mentre Sam (Adam Sandler) si limiterà a installare tecnologie in case altrui; durante una di queste sortite Sam capita in casa di Violet Van Patten (Michelle Monaghan), una bella madre single in crisi a causa della relazione finita con il suo ex marito fedifrago, da qui la classica relazione di amore/odio tra i due. Nel frattempo un'intelligenza aliena si imbatte davvero nella registrazione di quel vecchio torneo di videogiochi; scambiando il saluto terrestre per una sorta di dichiarazione di guerra gli alieni mandano sulla Terra una forza d'invasione mascherata da vecchi videogiochi capace di pixellare totalmente la nostra realtà. Data l'incapacità dell'esercito nel fronteggiare una situazione così poco convenzionale, al Presidente Cooper non rimane che rivolgersi ai vecchi amici esperti di videogiochi Sam e Ludlow (Josh Gad) per trovare una soluzione alla crisi planetaria.

In quella che è una sorta di "rivincita dei nerd" Sandler e Columbus tentano di far riaffiorare quel cinema per ragazzi tanto in voga negli anni Ottanta, operazione non semplice in quanto in casi come questo ci sarebbe da fare una bella pensata sul pubblico di riferimento che si vuole raggiungere. Per Pixels il rischio è duplice: i nostalgici dell'epoca, oggi tra i quaranta e i cinquanta, potrebbero non gradire un cinema semplicistico basato solo su nostalgia e divertimento leggero (ma magari sì), i giovani e gli adolescenti ai quali questo tipo di film dovrebbe essere rivolto potrebbero invece non conoscere per nulla la maggior parte dei videogiochi qui citati e utilizzati e quindi non appassionarsi alle disavventure dei protagonisti. In tutto ciò Pixels è stato smontato dalla critica pixel per pixel (ma stacca incassi di tutto rispetto) la quale non ha visto di buon occhio il dispendio di energie (e del nome di Columbus) su un intrattenimento poco stratificato che non ha di certo la stessa magia che avevano per noi alcune pellicole negli anni 80; a parer mio però alcune critiche mosse alla comicità di Sandler (che qui non sembra mai volgare come si dice) e in generale a un film che senza pretese intrattiene senza annoiare e divertendo in più di un passaggio sono state fin troppo severe. Occorre essere consapevoli che gli anni 80 non ci sono più, che uno Stranger Things non esce tutti i giorni (e purtroppo nemmeno tutti gli anni) e che i film dai quali non è lecito aspettarsi il capolavoro si possono subodorare da lontano, detto questo alla fine Pixels risulta abbastanza divertente, per chi ricorda Space Invaders e simili tutto diventa più piacevole e alcune trovate non sono niente male (l'utilizzo del Tetris ad esempio o le vie cittadine come schema per Pac Man). Magari Columbus non è più quello di una volta (non lo è), un Sandler non sarà mai un Bill Murray (ma proprio mai) e il Pac Man digitale non rimarrà nell'immaginario come l'omino dei Marshmallow, questi però non sono motivi che impediscano di godere di un film magari sì più semplicistico di altri ma tutto sommato realizzato con lo spirito giusto.

4 commenti:

  1. Si, magari non sarà un grandissimo film, ma come dico sempre io, non c'è niente di male di un po' di sano intrattenimento solo per passare tempo :)

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  2. Piaciuto abbastanza, sarà che ho sempre adorato Pac-Man e i videogiochi in generale ;)

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