(dei Ross Brothers, 2023)
Bill Ross IV e Turner Ross sono nati in anni diversi a Sidney, non la Sydney australiana con doppia Y ma la Sidney dell'Ohio con una Y sola, contea di Shelby, una cittadina con ventimila anime nella quale i Ross Brothers ambientarono il loro primo lungometraggio dal titolo 45365 (il codice postale della cittadina). 45365 è una sorta di documentario che racconta una giornata nel paese natale dei due registi; siamo nel campo del cinema indipendente, il film tra l'altro venne anche premiato all'Indipendent Spirit Awards, festival prestigioso per i film non prodotti da majors che nel suo palmares conta anche pellicole illustrissime come il Fuori orario di Martin Scorsese, Sesso, bugie e videotape di Soderbergh, Pulp fiction di Tarantino, Lost in traslation della Coppola, Fargo dei Coen e in anni più recenti cose come il Nomadland della Zhao o il Birdman di Inarritu e via di questo passo. Forse si premiano cose più interessanti qui che non durante la notte degli Oscar. Quella del documentario è la strada che i Ross Brothers hanno percorso e battuto più o meno fino a oggi inanellando dal loro esordio una decina di lavori in quindici anni, Gasoline rainbow è al momento solo l'ultimo di questi. Il film è stato presentato a Venezia nel 2023 prima di essere poi distribuito dalla piattaforma Mubi dove oggi il film è visibile in diversi paesi. Pur essendo il primo effettivo film di finzione a opera dei Ross Brothers l'approccio assomiglia molto a quello del cinema del reale; pochi mezzi per seguire un breve lasso di tempo nella vita di cinque ragazzi che, finite le scuole superiori, cercano un'ultima avventura prima di inoltrarsi in una nuova fase delle loro vite.Nathaly (Nathaly Garcia), Tony (Tony Abuerto), Makai (Makai Garza), Nicole (Nicole Dukes) e Micah (Micah Bunch) sono un gruppo di amici neodiplomati e decisi a concedersi una grande avventura tutti insieme prima di iniziare a pensare seriamente, non senza preoccupazione, al futuro delle loro vite che si staglia così incerto ad un prossimo orizzonte. L'idea dei cinque ragazzi è quella di vivere un viaggio in libertà partendo da Wiley, piccolo paese dell'Oregon che è il nulla materializzato, verso la costa del Pacifico, luogo dove i ragazzi non sono mai stati prima, destinazione la "festa alla fine del mondo", un'occasione di divertimento inedito che diventa un simbolo di una libertà ancora possibile. Così, attrezzato il furgone del papà di Nicole, i ragazzi partono verso questa nuova esperienza. Diversi incontri li porteranno a vedere nuovi panorami, vivere situazioni inaspettate e scoprire il lato migliore di persone incontrate per caso, parteciperanno a feste, tra chiacchiere e bevute finché qualcuno farà sparire tutte e quattro le ruote del loro mezzo di trasporto. Ormai lanciati in questa avventura che promette di essere oltremodo stimolante, il gruppo di amici deciderà di non arrendersi e di proseguire a piedi o con mezzi di fortuna il loro viaggio verso la costa via Portland, contando solo sui loro mezzi e sulla bontà della gente incontrata per strada, sarà per loro un percorso di conoscenza, di crescita e di preparazione al mondo e a quello che verrà.
Gasoline rainbow è un road movie che tratteggia la Generazione Z senza volerne dare un giudizio né tentando di incasellarla in definizioni troppo stringenti, operazione peraltro impossibile o che quantomeno lascerebbe adito a dubbi d'interpretazione, lo fa narrando il viaggio di questi cinque ragazzi, provenienti da ambienti e famiglie con qualche disfunzionalità, in maniera molto spontanea e libera in un film che sembra non poggiare su una sceneggiatura stringente ma più su stati d'animo, aspettative, momenti di condivisione che alternano scoperta, banalità, riflessioni, confidenze e che inquadrano questi rappresentanti della loro generazione all'interno di un discorso che si fa universale e che può toccare da vicino chiunque, non solo i giovani ma anche (e forse soprattutto) gli adulti che quella giovinezza l'hanno ormai perduta e con la quale si è chiuso anche quel ventaglio di grandi possibilità, di prospettive aperte e di profonda libertà, magari anche solo in potenza, che una vita ormai decisa, incasellata tra doveri, abitudini e rapporti consolidati ha sepolto in certezze quasi inscalfibili, soddisfacenti o meno esse possano essere. In Gasoline rainbow quel sentore di libertà e di possibilità si respira ancora forte nonostante già compaia quell'ansia, quell'incertezza nel futuro che attanaglia le giovani generazioni, un'ansia che vediamo apparire nell'ultima scena, a viaggio terminato, sul volto di Tony quando giunge la consapevolezza che ormai è ora di tornare a casa e di iniziare a pensare a dove dirigersi nel futuro imminente, una scelta che potrebbe non essere così semplice, soprattutto dovendo muovere da Wiley, Ohio. I Russ Brothers ci accompagnano e si accompagnano in questo viaggio di circa cinquecento miglia con cinque attori non professionisti, ragazzi alle prime armi con cinque volti perfetti per questa storia, una bellissima scelta di casting che contribuisce, insieme a ottime panoramiche su paesaggi desertici e periferie cittadine, al naturale corso di uno spostamento che probabilmente deve qualcosa al primo Van Sant, quello di film come Mala noche o Belli e dannati, già cantore di Portland e dintorni. Da Gasoline rainbow esce un ritratto di un'America marginale ma a suo modo molto accogliente; a parte l'episodio del furto delle gomme i nostri eroi incontrano vagabondi, altri gruppi di ragazzi in movimento come loro, il più adulto cugino di Micah che darà loro ospitalità e che sarà l'occasione per il ragazzo di avere un confronto dolce e sincero, una coppia di vecchi rocker un po' matti ma desiderosi di dare una mano a questi giovani, tutta gente ben disposta verso il prossimo, ricchezza che darà senso in positivo al viaggio dei cinque che vivono anche e soprattutto dell'amore sincero che provano l'uno per l'altro, in un'età dove le amicizie sono tutto in un mare di incomprensioni familiari e situazioni difficili (razzismo, deportazioni oltre confine con il Messico, abbandoni, genitori in rehab, etc...). I due registi adottano una messa in scena immediata, non artefatta, molto naturale dando libero spazio al sentire dei loro protagonisti che nel film portano i loro stessi nomi di battesimo, come a sottolineare e rafforzare la vicinanza con la realtà di questo viaggio che avrà una conclusione simbolica nel raggiungimento della "festa alla fine del mondo", un po' come a dire, espressione anche abusata, che è il viaggio quello che conta e non la meta, affermazione che però ben si sposa a questo passaggio nelle vite di Nathaly, Tony, Micah, Nicole e Makay, rappresentanti di una generazione che non ha più in sé i germi della ribellione contro il sistema ma che porta nel DNA, facendo un discorso generalizzato, la matrice di una maggior semplicità della condivisione. Gasoline Rainbow è un film piccolo passato troppo sotto silenzio, da recuperare senza riserve.