(di Clint Eastwood, 2008)
Los Angeles 1928. L’immagine in bianco e nero vira lentamente verso il colore, gli occhi si riempiono della splendida ricostruzione d’epoca di una via dei sobborghi della città degli angeli.
La camera di Eastwood ne cattura l’essenza, le auto d’epoca, le case ben curate, l’attenzione per quel portico che a distanza di anni potrebbe trasformarsi in quello di Walt Kowalski. L’occhio di quello che è uno degli ultimi grandi registi classici, ci accompagna verso il centro della città. Segue la sua attrice, una qui veramente splendida Angelina Jolie, ci consente di meravigliarci per i bellissimi costumi e per le scenografie, ci proietta indietro nel tempo.
Christine Collins (Angelina Jolie) è una donna con un buon lavoro, un bambino che ama moltissimo e un (ex) marito che si è dato alla fuga appena saputo della futura paternità. Christine è anche un’ottima madre. Un giorno, dopo aver promesso al figlio di portarlo al cinema, è costretta da un imprevisto a tornare a lavoro lasciando suo figlio solo in casa. Quando torna a casa non trova più il bambino. Da qui inizierà una discesa all'inferno costellata di dolore e di ingiustizia.
La prima richiesta d’aiuto fatta alla polizia viene liquidata bruscamente, che i ragazzini scappino di casa è cosa nota, il bambino tornerà di certo entro il mattino seguente. Ma il bambino non torna, nessuno l’ha visto. Il giorno seguente il dipartimento di polizia di Los Angeles inizia le ricerche. Caso vuole che proprio il LAPD sia il corpo di polizia più corrotto, brutale e violento dell’intero paese. Ne sa qualcosa il reverendo Briegleb (John Malkovich) che ne denuncia quotidianamente i soprusi e le ingiustizie dalla sua radio. La popolarità del dipartimento presso l’opinione pubblica è in forte calo e, cinque mesi dopo l’inizio delle ricerche, il ritrovamento del giovane Collins può almeno in parte riscattarne la reputazione. La polizia organizza il ricongiungimento davanti ai giornalisti tra questa madre addolorata e il suo bambino. Peccato che il bambino ritrovato non sia il figlio di Christine.
Il dipartimento non vuole riconoscere l’errore e imputa a Christine uno stato mentale confuso a causa del dolore degli ultimi mesi. Convince la donna a portarsi a casa quel bambino, cinque mesi sono lunghi, il bambino sarà cambiato. Ma Christine è una donna forte, rivuole suo figlio e insiste con la polizia perché si effettuino altre ricerche. La polizia perde tempo, il bambino mente e lei non demorde e trova dei testimoni che confermino lo scambio di persona. La polizia ha i suoi esperti. Quando Christine si rivolge ai giornali il dipartimento la fa passare per pazza e la interna in un manicomio dove troverà ingiustizie e la solidarietà di altre donne come lei vittime della polizia. L’unico a continuare a lottare per Christine sarà il reverendo Briegleb.
Eastwood e la Jolie, artefici di una prestazione sublime, riescono a trasmettere tutto il dolore di quella madre, il peso delle ingiustizie, delle umiliazioni, il senso d’impotenza di una donna di fronte ai poteri forti e la loro odiosa prepotenza. Si soffre e tanto, per chi come me è anche genitore la storia raccontata (che è basata purtroppo su una vicenda realmente accaduta) diventa quasi insopportabile. Basta poco, l’inquadratura di una camera vuota, le mani della Jolie che accarezzano un letto ormai sempre in ordine, l’indifferenza dei “servi” della polizia come il primario del manicomio verso il dolore della donna. Una storia altrettanto terribile scorre parallela a quella di Christine e porterà lo spettatore verso l’inevitabile conclusione.
Sono pochi li spiragli di luce in questo Changeling, le soglie di sofferenza superano anche quelle di film come Million dollar baby o Mystic River. La Jolie (nominata all'Oscar) oltre che bella, in questo film più del solito, si rivela anche molto brava. Clint Eastwood, che Dio ce lo conservi ancora a lungo, è il miglior regista vivente. Coinvolti nella produzione del film anche Ron Howard e lo sceneggiatore J. M. Straczynski autore di serie tv di culto (Babylon Five) e scrittore di ottimi fumetti (Rising stars, Supreme Power, Spider-Man e Thor). Se siete genitori troppo sensibili all'argomento non guardate questo film perché vi distruggerà. D’altro canto è sempre bene rendersi conto delle schifezze delle quali la nostra razza è capace.
Eastwood non sbaglia un film e a ottanta anni suonati per nostra fortuna non ha intenzione di smettere.
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