martedì 5 marzo 2013

BACK TO THE ROOTS: LIVERY STABLE BLUES

Spartito di Livery Stable Blues
Torna Back to the roots, alla ricerca di altre radici. Finora siamo andati a spulciare nel passato remoto della storia musicale scovando prime incisioni, pezzi storici riguardanti blues, country, cowboy song e old music. Abbiamo forse trascurato un po' il jazz. Tra le prime tracce (probabilmente la prima in assoluto) incise su supporto fisico ad essere pubblicate, e siamo nel 1917, c'è il brano Livery stable blues dell'Original Dixieland Jazz Band. Curioso come la prima incisione jazz riporti nel titolo del brano la parola blues.

Provenienti da New Orleans i ragazzi erano diretti dall'italoamericano Nick La Rocca, musico anch'egli e suonatore di tromba. Ancora una volta fu la Victor ad accaparrarsi l'opportunità di registrare qualcosa di storico, il 26 febbraio del '17 venne inciso il brano che aprì le porte al jazz e lo portò al grande pubblico americano. Il successo fu di grandi proporzioni, per Livery stable blues si ipotizzano vendite vicine al milione di copie.

Mentre in campo blues qualche registrazione già circolava in precedenza, ad ottenere un grande successo fu Crazy Blues, brano inciso per la Okeh Records da Mamie Smith and Her Jazz Hound. Curioso come il primo vero successo blues sia ad opera di una band che nel nome sfoggia la parola jazz :)

Mamie Smith oltre a cantare era attrice e protagonista di spettacoli di vaudeville, suonava il piano e fu la prima cantante afroamericana a incidere un brano blues non unicamente strumentale. La sua registrazione di Crazy Blues e il successo che ne derivò aprirono il mercato discografico verso nuovi orizzonti: cantanti afroamericani per un pubblico (anche) di afroamericani.



7 commenti:

  1. Nei confronti del Jazz ho sentimenti contrastanti..ci sono certi brani che mi fanno impazzire, e altri che mi snervano..non ho ancora ben capito se è colpa del Jazz o se sono io ad essere bipolare ahahahaha..in ogni caso, i due brani che hai postato mi piacciono molto ( in particolare il secondo), fanno tanto "Piccole Canaglie"...
    Tra ieri sera e stamattina mi sono vista tutto il concerto di Mike Patton..fantastico..davvero..almeno c'è qualcuno che apprezza le canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana...ma poi, lui ha una faccia troppo simpatica..quante canzoni mi sono tornate in mente..canzoni che ho conosciuto quando ero bambina grazie a mio padre..canzoni davvero indimenticabili. Grazie davvero !
    Buona giornata !

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per quel che riguarda il jazz io sono un ignorante totale, questi post servono anche a me per andare a spulciare qua e là nella storia della musica.

      Mike Patton è un genio, ha fatto di tutto nella sua carriera. Amavo tantissimo i suoi trascorsi con i Faith no more ma anche da solista non è uno che se ne sta con le mani in mano. Vive (o è vissuto, non so se è ancora qui) da moltissimo tempo in Italia per ragioni di cuore, da qui probabilmente l'amore per il nostro repertorio classico.

      Elimina
  2. Il secondo pezzo, quello di Mamie Smith, è stupendo. Credo che all'epoca di guardasse al blues con diffidenza (come alla nascita di tutti i generi nuovi) e si tendesse ad accreditare i brani al jazz per una mera questione commerciale. Potrei sbagliarmi, ma credo di aver letto la cosa da qualche parte.

    Per il resto bisogna anche sottolineare anche la natura da ballate swing e di conseguenza le prime avvisaglie di charleston (che sarebbe nato più o meno nel '20). Bravo, comunque. Quando torni a quegli anni, mi fai impazzire :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione, gli echi del charleston si sentono chiari, è un mondo di immagini evocate, prima fra tutte quelle che ci ha portato davanti agli occhi il cinema. Fantastico! Mi vengono subito in mente le acconciature delle donne, i vestiti d'epoca, i grandi locali dove si suonava... certo se avessimo un bel Tardis :)

      Elimina
    2. Oppure ti basterà andare al cinema per vedere questo. Ed assistere ad una versione particolare e alternativa di quegli anni. O almeno lo spero, si tratti di una visione particolare, eh, che con Luhrman non si può mai sapere.

      Oppure ti ascolti un bel brano di quel sommo Maestro "zingaro" che era Django Rainhardt che segnava invece la fine del genere (il charleston), affondando le radici nel traditional swing jazz.

      Elimina
    3. Luhrman l'ho apprezzato parecchio per Moulin Rouge, Romeo+Giulietta e Ballroom. Mi incurisisce anche se il tipo d'immagine proposta mi sembra moooooolto moderna trattandosi di anni venti/trenta :)

      Per quel che riguarda Rainhardt rilancio con Accordi e disaccordi di Allen, l'hai visto?

      Elimina
  3. Ecco, no, non l'ho visto. Ma conosco la trama e quasi tutta la storia. E non è un caso che per la colonna sonora si siano ispirati proprio a Rainhardt. Ecco però un altro film da recuperare al più presto.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...