mercoledì 10 febbraio 2016

THE HATEFUL EIGHT

(di Quentin Tarantino, 2015)

The hateful eight mi sembra rappresenti l'ennesimo passo avanti nel percorso, illuminato e grandissimo, di uno dei registi più originali dei nostri tempi. Attenzione però, perché con un passo avanti non intendo un passo verso il futuro, verso l'innovazione, verso la sorpresa ai fan inaspettata, no, niente di tutto questo. Più un passo avanti verso la maturità, verso il classicismo, verso la capacità di narrare alla sua maniera ma ripulita, almeno in parte, da esagerati orpelli. Missione compiuta? Non ancora, non ancora... solo un grande passo avanti.

Questo quindi cosa vuol dire? Che The hateful eight è finora il miglior film di Tarantino? No, a mio avviso nemmeno questo, Django ad esempio mi era piaciuto di più, anche se quest'ultimo l'ho apprezzato comunque molto. Ma qui si è sfiorata la creazione di un grandissimo western moderno di stampo classico, classicissimo. Musica, fotografia, ritmo, intreccio, prove attoriali e protagonisti di un western coi fiocchi in sentore di capolavoro mancato. E neanche di tanto. Il pregio maggiore del film sta nella cifra stilistica del regista, i difetti stanno invece nell'incontenibile cifra stilistica del regista, tutta la differenza in un unico fondamentale aggettivo (incontenibile conta come aggettivo, vero?).

Come si può non amare un western che propone scene come quelle della diligenza in viaggio tra le nevi del Wyoming accompagnata dalla musica di Ennio Morricone, sapendo che su quella diligenza poggia il fondoschiena gente del calibro di Samuel L. Jackson, di Kurt Russell, di Jennifer Jason Leigh e anche dell'ottimo Walton Goggins (mi toccherà davvero recuperare Justified)? Non si può. Come si può non amare un film che unisce al western un bel pizzico di mistero preso di prepotenza dal giallo classico e shakerato dal barman che tutti ormai conosciamo così bene? Non si può. E questo film, che rimane un gran bel film, sarebbe potuto diventare il capolavoro di cui sopra se Quentin avesse fatto anche un mezzo passo indietro, se avesse trattato i temi importanti del razzismo, della violenza, dell'individualismo che ancor oggi affliggono la società americana, risparmiandoci metafore fatte di pompini e grossi pali neri, economizzando su quelle spruzzate sanguinolente d'effetto che per carità, vanno bene e mi piacciono anche molto, ma che evitandole un pochettino secondo me sarebbe venuta fuori una roba da incorniciare e tramandare.


E quindi? E quindi niente capolavoro, solo un gran bel film. Da ricordare rimangono grandi interpretazioni valorizzate dai bellissimi primi piani ritagliati da Tarantino, un Samuel L. Jackson che sembra salire in cattedra quando è a contatto con il regista e una versatile Jason Leigh da applausi su tutti, molto apprezzato da me anche il veterano Russell, un vero bastardo a modo. Ricalca un po' troppo la parte già portata in scena da Christoph Waltz nel film precedente quella di Tim Roth, molto bene invece Walton Goggins, strambo al punto giusto. Completato da altri nomi noti tra i quali Bruce Dern, Channing Tatum e Michael Madsen, sul cast, con qualche piccola riserva, c'è poco da obiettare.

Un'altra cosa che a me è piaciuta parecchio è stata la scelta di Quentin di prendersi i suoi tempi, di non affrettare nulla, di ricamare sui personaggi, di creare il mistero fino a farlo sembrare l'enigma della stanza chiusa, di trasformare i suoi personaggi più in Poirot e i suoi sospettati che non nel gruppo di pistoleri de I magnifici sette. Certo, un gruppo di veri bastardi pieni d'odio, pronti a premere il grilletto e a levare di mezzo tutti gli altri, mica parliamo di stinchi di santo. Se solo Quentin facesse ancora un passo, uno solo, in questa direzione...


19 commenti:

  1. Tarantino mi piace e mi diverte da sempre (con gradazioni) e mi rincuora leggere la tua opinione, essendomi imbattuta nell'ennesima recensione (di cacca, come ha abituato ormai) prodotta da G. Fofi (per l'Internazionale). Io capisco che un regista e il genere che lo rappresenta di massima possano non piacere, ma...
    Certo, si ammira l’abilità tecnica, e si pensa che, ahinoi, qualcosa di vero c’è nella visione del mondo che hanno i tarantini e i tarantinati, ma non si può fare a meno di compiangerli, pronti come sono ad applaudire i massacri e forse anche a massacrare, ma non ancora a farsi massacrare come è probabile che possa invece capitare anche a loro, dato lo stato del mondo e delle cose.
    la morale anche no -_-
    Incolpare in qualche modo la finzione di essere responsabile della mancata visione della realtà mi pare l'operazione più subdola da compiere per rimbecillire la gente. Pardon per l'OT ma proprio son rimasta sbigottita!
    Il cast pare grandioso e sicuramente lo vedrò, tenendo in considerazione i punti deboli che hai evidenziato.

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    1. pronti come sono ad applaudire i massacri e forse anche a massacrare, ma scherziamo? Sono senza parole. Sono stato abbonato a Internazionale per un anno, leggevo sempre tutte le recensioni sui libri e devo dire che già mi sentivo lontanissimo dalla visione di Fofi, della sua recensione di questo film avevo visto solo il titolo in rete ed ero passato oltre, credo di aver fatto bene.

      Comunque il film vai a vederlo e poi, oh mi raccomando, non ammazzare nessuno!

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  2. Io non amo per niente Tarantino, che da Kill Bill in poi si è rivelato uno stanco e inefficace "citazionista" che giustamente si è adagiato sugli allori conquistati con i primi film che gli sono valsi il seguito di cui ancora gode. Ciononostante se proprio mi trascinano a vedere un suo film, come è successo con questo, cerco di non farmi accecare dai pregiudizi.
    The Hateful Eight per me è stato uno stillicidio, di una lentezza mortale e soporifera con cui Tarantino cerca di ritagliarsi una sua cifra stilistica d'Autore, così come nella scelta di alcune inquadrature in cui mette a fuoco alternativamente il soggetto sullo sfondo e quello sul proscenio. Non ho gradito nemmeno la forte derivazione teatrale del film, che alla fin fine per me è stato quasi solo 3 ore buttate.

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    1. Sono in disaccordo completo questa volta, la scelta di prediligere un ritmo più lento l'ho apprezzata molto, cosa che lascia spazio a tonnellate di dialoghi riuscitissimi. Poi Tarantino la sua cifra stilistica ce l'ha già e penso sia onestamente mosso da passione per i suoi lavori (e anche per quelli degli altri, certo). 3 ore buttate? No, non per me :)

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    2. Dove tu hai visto passione (che considerando il background di Tarantino c'è sicuramente) io ho colto dei complessi d'inferiorità nei confronti di altro cinema e anche di altri mezzi di espressione, da qui la scelta delle inquadrature che ho citato sopra (per me estetizzante, forzata e poco riuscita) e l'impianto pesantemente teatrale.
      Con l'ottimo Le Iene (che però mi dicono essere assai debitore a una pellicola asiatica misconosciuta) l'alchimia era riuscita, da troppo tempo per me Tarantino sta mostrando la corda.

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    3. Tutto può essere, non posso pensare che un regista come Tarantino ancora abbia complessi d'inferiorità verso altri registi, magari una sana ammirazione, magari anche viscerale. Poi anche per la scelta dell'impianto narrativo, che io ho apprezzato, sono sicuro che se non si trattasse di Tarantino non staremmo neanche qui a parlarne :)

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    4. Beh, probabilmente non ne parleremmo perché senza il brand Tarantino probabilmente gli spettatori non si vergognerebbero a dire che si sono annoiati e che il film è troppo pretenzioso ;)

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    5. Buaaah, ah, ah, ah! Sei proprio un monellaccio :)

      Comunque io non mi sono annoiato per niente ;)

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  3. Per me un passo avanti verso il classicismo, che qui rischia di diventare quasi manierismo, è la cosa peggiore che un talento geniale e innovativo come il buon Quentin possa fare. A questo punto spero che faccia una bella inversione a U, abbandonando il vecchio noioso West e tornando, magari, al presente.

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    1. Tarantino non riuscirebbe a fare un film di maniera e accantonare il suo talento, e non dovrebbe nemmeno farlo a mio avviso. Ma imbrigliando alcuni eccessi a mio avviso The hateful eight sarebbe stato un film ben più grande di quel che è. Poi sarebbero comunque rimaste tutte le caratteristiche del Tarantino che tanto amiamo.

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  4. A me Tarantino piace, è sempre piaciuto. Django l'ho apprezzato tanto ed ero curiosissima di vedere la sua ultima fatica. Infatti gironzolavo alla ricerca di recensioni, qualcuno ha scritto che due ore mezza sono troppe e pure noiose. La tua recensione mi ha rincuorato un po', magari il regista farà il passo avanti nel prossimo film...

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    1. Secondo me è un film da vedere, certo, chi odia lo stile di Tarantino non apprezzerà il film comunque.

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  5. Non l'ho ancora visto. Da quanto ho letto in giro, però, mi ricorda parecchio il soggetto del romanzo "L'Hotel Azzurro" di Stephen Crane. Ma potrei anche sbagliarmi.
    E la risposta è si. Ti tocca assolutamente recuperare Justified. Meglio tardi che mai :)
    Se ti è piaciuto Walton Goggins, ti assicuro che in Justified ha dato tutto se stesso, da grande caratterista qual è.
    (Proprio in questi giorni sto guardando la quinta e penultima stagione.)

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  6. L'ho trovato un ottimo film. Mi ha colpito molto la violenza del film... Diversa dalle morti sceniche degli altri film. Mi è sembrato tutto più crudele, come se Tarantino lo avesse caricato di cattiveria pura.

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    1. Beh, si. E non è neanche la prima volta che Tarantino lo fa. :)

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