(di Claudio Nizzi e Giancarlo Alessandrini, 2006)
Il Texone è sempre il Texone, certo, tutto quello che vi pare, è innegabile come però l'idea alla sua base, cioè quella di portare tra queste pagine i grandi nomi del fumetto internazionale, si sia persa un pochino per strada insieme a quel prefisso inter che garantiva fascino e prestigio a molte delle uscite dell'albo. E così ancora una volta Bonelli deve affidarsi alle matite di uno dei disegnatori della sua scuderia per mandare alle stampe il Tex Speciale. Tocca quindi a Giancarlo Alessandrini, noto principalmente per essere l'ideatore grafico di Martin Mystère e suo principale disegnatore per svariato tempo, cavalcare le lande assolate del west. Non è nuovo al genere Alessandrini avendo già lavorato su Ken Parker in precedenza, risulta molto curioso invece trovare lo stile grafico di Mystère nei volti del Texone, quelle mascelle forti, quelle curve un poco spigolose, quei tratti così peculiarmente distintivi. L'effetto è straniante, per quanto l'alta professionalità di Alessandrini garantisca comunque un buon esito all'operazione.
Non c'è mistero nella storia imbastita da Nizzi per il collega di scuderia, solo un canyon nascosto che si vocifera sia pieno d'oro e alla cui ricerca troviamo il vecchio Sunday Jim. Proprio a una richiesta d'aiuto del vecchio amico rispondono Tex e i suoi pards che recatisi a Willcox, Arizona, attendono l'arrivo della diligenza che dovrebbe portare in città proprio Sunday Jim. Ma la diligenza arriva e Sunday Jim non c'è, i passeggeri raccontano di una strana rapina subita ad opera dei banditi della banda del feroce Cimarron, una rapina che ha tutta l'aria del sequestro di persona. L'oro fa gola a molti, a Sunday Jim, a Cimarron ma anche a soldati rinnegati e per motivi diversi all'indiano Juh dei Chiricahuas. Per salvare Sunday Jim ad Aquila della Notte non rimarrà che affidarsi all'aiuto del vecchio amico Cochise.
Al solito la storia di Nizzi corre via che è un piacere, Alessandrini non si discute, disegnatore che ha regalato molte belle pagine al fumetto popolare italiano. Tutto funziona sul Texone, eppure sembra che quel respiro internazionale cominci a far sentire un po' la sua mancanza.
Non me lo ricordo, anche se dovrei averlo letto come tutti i texoni degli ultimi 15 anni e forse più.
RispondiEliminaMi sembra che nonostante il Texone rimanga sempre un prodotto curato, in quegli anni è mancato qualcosina, quella sensazione di stupore...
EliminaVero. Da un certo punto in avanti il texone è stato affidato ai disegnatori di casa propria. Ambrosini, Brindisi e De Angelis prima di Alessandrini. E dopo di lui ancora ti toccano Mastantuono, Filippucci e Frisenda. E la cosa di ripeterà anche successivamente. Come fai notare anche tu, il "respiro" internazionale rientra un pochetto, ma ti dico che con certi nomi non sento assolutamente il bisogno di andare all'estero. Quelli di Mastantuono e di Frisenda sono lavori davvero sountuosi, vedrai.
RispondiEliminaDetto questo, a me Alessandrini piace un botto, soprattutto nella versione ligne claire post Ken Parker, e all'epoca mi sono goduto parecchio le sue tavole in formato gigante.
Per carità, se dovessi dirti proprio il titolo di un Texone che ho trovato brutto farei davvero fatica a trovarlo, anche Alessandrini è autore di una prova inappuntabile. Manca un po' quel senso della meraviglia che provocava il vedere Tex nella mani di un Magnus, di un Bernet o di un Kubert, giusto per buttare lì qualche nome... :)
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