domenica 28 agosto 2016

PATAGONIA

(di Mauro Boselli e Pasquale Frisenda, 2009)

Bisogna dire che, quali che fossero le intenzioni con cui l'iniziativa è nata, la qualità media del Texone rimane altissima. Ammettiamo pure che l'ambizione di Sergio Bonelli di portare sul personaggio portabandiera della sua casa editrice un artista internazionale di richiamo ogni anno sia in larga parte naufragata, però ragazzi che albi sono stati sfornati, e questo Patagonia sale di diritto tra le prime posizioni nella classifica dei migliori Texoni di tutti i tempi.

L'albo sfoggia intanto una copertina molto interessante del disegnatore Pasquale Frisenda colorata ad acquerello che si discosta parecchio da quelle finora pubblicate e, per il secondo anno consecutivo, Tex esplora lande solitamente a lui lontane, nella fattispecie le terre della Patagonia, lontane migliaia di miglia dai soliti sentieri battuti dell'Arizona o del Colorado per esempio.

Il viaggio nella pampa argentina è l'occasione per Boselli, autore di un'ottima sceneggiatura, di ricordare al lettore abituato a sentir parlare di Navajos, di Apache, di Sioux e via discorrendo, come non solo nel Nord America l'uomo bianco ha portato sterminio e morte nel nome della democrazia (sinonimo di opportunità economica a discapito di altri), ma anche in Argentina, dove le tribù dei Tehuelches o dei Ranqueles per citarne un paio, furono cacciate per perseguire gli stessi opportunistici ideali.

Proprio come è nelle sue corde, Tex con la compagnia di suo figlio Kit, si recherà in loco per incontrare un suo vecchio amico, il maggiore Montales, e cercare così di impedire un massacro di nativi sudamericani da parte del civilizzato esercito argentino.


Oltre all'interessante aspetto storico della vicenda, la sceneggiatura di Boselli è inappuntabile per quel che riguarda la costruzione dei caratteri dei personaggi, uomini capaci di grande coraggio, inaspettati slanci d'onore ma anche d'azioni opportunistiche e vili tradimenti. Sul lato umano dei protagonisti forse questo è uno dei Texoni sui quali si è svolto il lavoro migliore andando a creare una storia tesa per gli eventi narrati ma anche dal punto di vista emotivo.

Per Frisenda solo applausi. E anche in piedi. Le sue tavole sono semplicemente un piacere per gli occhi, basti soffermarsi sulle prime due e ammirare la resa e la sensazione che offre la nebbia uscita dalla sua matita, la percezione del freddo della notte, la minaccia incombente degli indios in agguato, sensazioni che sarebbero state fantastiche anche trasportate in una storia dalle tinte horror. Nulla è fuori posto: le inquadrature, le scene più dinamiche, i cieli notturni, la bruma del mattino, tutto è perfetto. Per capire bisognerebbe sfogliare.

Patagonia, come già detto, entra a pieno diritto tra i miei Texoni preferiti.

2 commenti:

  1. Già, ho sempre sentito lodi sperticate su questo Texone, mi è passato spesso tra le mani (biblioteche o mercatini) prima o poi mi toccherà leggerlo! ;-)

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