(Marabou stork nightmares di Irvine Welsh, 1995)
Con Tolleranza zero, terza pubblicazione dello scozzese Irvine Welsh, l'autore arriva finalmente alla forma romanzo nella pura accezione del termine. Le precedenti opere di Welsh erano infatti, seppur riuscite, per lo più frammentarie. L'esordio, il celebre Trainspotting, viveva dell'affastellarsi e concatenarsi di episodi brevi, sconnessi, che uno dopo l'altro andavano a creare una sorta di affresco comune e a delineare pezzo dopo pezzo azioni e caratteri dei suoi protagonisti. Una formula rivelatasi vincente che oltre all'interesse dei lettori colpì anche quello del prode Danny Boyle il quale amplificò a dismisura visibilità e successo del romanzo grazie alla sua riuscitissima trasposizione cinematografica. La seconda opera, The acid house, vede lo scrittore cimentarsi con una ventina o poco più di racconti brevi, anche questi meritevoli di una lettura e utili per entrare nelle atmosfere del mondo Welsh al cui centro per la maggior parte delle volte si trova Leith, area periferica nella zona portuale di Edimburgo.
Poi tocca a Tolleranza zero, Welsh oltre a scrivere un ottimo romanzo riesce a infondere all'opera anche un tocco sperimentale, giocando con i piani narrativi in maniera del tutto peculiare e originale e rafforzando i passaggi da uno all'altro degli stessi aiutandosi con un'impaginazione fuori dagli schemi che costringe il lettore a seguire il protagonista in quelli che potremmo definire i vari gironi infernali del suo subconscio malato.
Roy Strang è il protagonista assoluto di questo romanzo. Roy Strang, come impariamo fin dalla prima pagina di Tolleranza zero è inchiodato a un letto d'ospedale, ancora non ci è dato sapere il perché. Ma andiamo più a fondo. Roy Strang è inchiodato a un letto d'ospedale e in uno dei piani del suo inconscio malato si trova in Sudafrica in compagnia dell'ex calciatore Sandy Jamieson, ora cacciatore di leoni, alla ricerca del temibile marabù, repellente uccello terrestre, avido divoratore di fenicotteri. Ma andiamo ancora più a fondo. Roy Strang è inchiodato a un letto d'ospedale e in un altro dei piani del suo subconscio malato rivive un periodo felice della sua infanzia, un periodo in cui insieme agli strambi componenti della sua famiglia visse proprio in Sudafrica, trovando la pace che mai aveva trovato a Leith. Beh, sì, però in Sudafrica c'era lo zio Gordon. Ma non importa, andiamo ancora più a fondo. Roy Strang è sempre inchiodato al suo letto d'ospedale e ricorda. Ricorda gli anni passati, uno dopo l'altro, e ricorda gli episodi che l'hanno portato a essere l'uomo che è oggi, laggiù tra le strade delle coree di Leith, tra le soffocanti mura domestiche, tra gli sfottò della gente causati dal suo aspetto non troppo gradevole, sulle gradinate dello stadio e tra le folle ululanti degli hooligans, ricorda il suo rapporto con i fratelli e la sorella, con le donne, con gli altri uomini, con i cani, con i colleghi. Ricorda i pestaggi e le violenze. Ora però riemergiamo per un attimo. Roy Strang è inchiodato a un letto d'ospedale e nella sua malata incoscienza ogni tanto capta qualcosa che arriva dall'esterno, i discorsi delle infermiere, le visite dei parenti. Dalla prima all'ultima pagina di questo romanzo Roy Strang è inchiodato a quel letto d'ospedale e il suo subconscio, a volte in maniera chiara e lucida, a volte per metafore e simbolismi, ci racconta la sua storia.
Welsh arriva alla forma romanzo relegando in secondo piano il tema portante delle sue opere precedenti, la dipendenza dalla droga. Roy Strang non è un tossicodipendente, nonostante cresca nelle migliori coree di Leith non è un emarginato dalla società, come ama sottolineare il padre John, il ragazzo è nei computer e i computer sono il futuro. Come ripeto, il futuro. La grande capacità di Welsh è quella di raccontare e di mostrarci vite comunque colpite dal disagio, talvolta facendoci ridere, a volte disturbandoci, tenendo sempre d'occhio il contesto sociale all'interno del quale si muovono i suoi personaggi e grazie al quale questi, nonostante alcune apparenti forzature, ci sembrano veri e credibili. L'occhio dell'autore sulla condizione dei suoi polli, che Welsh conosce così bene, è davvero clinico e raggiungerà la piena lucidità qualche anno più tardi con la pubblicazione dello splendido Colla. Il disagio viene da dentro e si sublima nelle conseguenze più disparate, trascinando sempre più a fondo sia quelle che possiamo considerarne le vittime, sia i cosiddetti carnefici. Welsh lo sa, ne è consapevole, e quando arriva il momento di tirare le somme lo scrittore non fa sconti per nessuno.
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