domenica 12 agosto 2018

99 HOMES

(di Ramin Bahrani, 2014)

99 homes è un opera a tema nel quale l'argomento trattato è ciò che tiene in piedi il film, le riflessioni e le situazioni che il regista sottopone alla nostra attenzione, ancora molto attuali, sono l'unico vero motivo d'interesse di un film altrimenti anonimo sotto tutti gli altri punti di vista. Questo non necessariamente è un male, a volte è bene fruire di un'opera per approfondire un argomento, per conoscere meglio situazioni a noi magari lontane (ma non così tanto) e via discorrendo; certo è che il film d'impegno e di denuncia d'alta qualità qui è un po' lontano, ad ogni modo il film di Bahrani non è da disprezzare, anzi, solletica la curiosità e se solo fosse stato un po' più breve sarebbe stato anche un buon modo per passare la serata (che in ogni caso potete impegnare meglio facendo altro). L'impatto che ha avuto 99 homes anche sui distributori italiani non deve essere stato così rilevante, il film infatti ha saltato il passaggio in sala per finire direttamente nel catalogo della piattaforma streaming di Netflix.

"Non sono... un aristocratico, io non sono nato così, mio padre faceva tetti, capisci? Sono cresciuto nei cantieri guardandolo farsi il culo finché un giorno non è caduto da una casa a schiera. Una vita di premi pagati all'assicurazione e l'hanno mollato prima che potesse comprarsi una sedia a rotelle, ma dopo averlo solo imbottito di antidolorifici. E dovrebbe capitare anche a me questo? Credi che all'America di oggi gliene possa fregare un cazzo di Carver o di Nash? L'America non salva mai i perdenti, l'America è stata costruita tirando sempre in salvo i vincenti, forgiando una nazione di vincenti... per i vincenti, fatta dai vincenti. Ci vai in chiesa Nash? Tu ci vai in chiesa?"
"Certo"
"Solo uno su cento sale sull'Arca Nash... e tutte le altre povere anime affogano... io non voglio affogare".

L'America. Il paese delle libertà e delle opportunità. Per qualcuno magari. Dennis Nash (Andrew Garfield) è un padre single che vive con sua madre (Laura Dern) e il figlioletto Connor (Noah Lomax). Manovale tuttofare perde diversi lavori a causa della crisi del settore edile; in seguito al mancato pagamento di tre rate del mutuo riceve lo sfratto dalla banca che gli ha concesso lo stesso mutuo. A questo punto entra in scena Rick Carver (Michael Shannon), agente immobiliare che affretta i tempi e sfratta la famiglia Nash che dall'oggi al domani si trova a dover vivere in un motel. Per venir fuori da questa situazione Nash accetta il proverbiale patto con il diavolo, iniziando a lavorare proprio per Carver, l'uomo che ha sfrattato la sua famiglia e che sulle disgrazie della povera gente ha creato un business poco pulito ma molto redditizio. Nash, tenendo la sua famiglia all'oscuro di tutto, finirà in un giro illegale dove truffe allo Stato, furti, raggiri alla legge e soprattutto accanimento su poveri cristi come lui, sono all'ordine del giorno.


La crisi dei mutui americani è vicenda che tanto ha fatto discutere, in 99 homes il regista Bahrani non mette sotto i riflettori l'aspetto della finanza legata al crollo dei mercati, ci mostra invece le conseguenze che ha sulla gente un sistema malato incapace (e poco interessato) a tutelare i propri cittadini più deboli, in fondo come lo stesso Carver afferma l'America è un paese costruito per pochissimi vincenti. L'aspetto più interessante del film è probabilmente il dilemma morale che deve affrontare un loser qualsiasi quando si trova davanti l'occasione per salire sull'Arca, per passare finalmente dalla parte dei vincenti, quasi inevitabilmente dovendo calpestare le proprie convinzioni, i propri principi, i propri valori, etica e morale e finanche amici e conoscenti. Lo sviluppo del film per il resto è abbastanza prevedibile, il cast (Dern esclusa) non è nulla di eccezionale ma assolve al suo compito, anche la regia non offre spunti di interesse e il coinvolgimento del Cinema d'inchiesta o di denuncia, quello vero, qui purtroppo non si avverte. 99 homes ha il passo del film tv, va bene per un catalogo online come quello di Netflix, tratta però un argomento interessante e dai risvolti morali assolutamente universali.

Ad ogni modo la mia simpatia va sempre a quei bellissimi perdenti che sanno quando dire un bel no, anche a discapito di qualche vantaggio personale. Infatti a dire sempre di sì magari si possono ottenere dei risultati, però questo mondo continuerà a fare sempre schifo. E bene, vorrà dire che l'interno di quell'Arca non lo vedremo mai. Sticazzi.

4 commenti:

  1. Un buon film, forse un po' troppo schematico nella sceneggiatura ma con ottime interpretazioni degli attori, e che ha il coraggio di trattare un tema "difficile" di questi tempi. Visto alla Mostra di Venezia e purtroppo mai uscito al cinema. Da riscoprire.

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    1. Una visione la vale, sicuramente ci si poteva lavorare meglio sopra, il tema è interessante.

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  2. A me non è piaciuto tanto, anche se comunque non l'ho bocciato del tutto, solo che secondo me non raggiunge la sufficienza perché leggermente schematico, prevedibile e retorico ;)

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    1. Sono tendenzialmente d'accordo, magari un 6 glielo si può dare...

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