(American made di Doug Liman, 2017)
Barry Seal aveva tutte le caratteristiche in regola per diventare uno di quei film capaci di trasformarsi in un piccolo cult personale per moltissimi spettatori; il film si rivela piacevole ma l'occasione purtroppo è andata sprecata, rimane un bel vedere per i fan di Tom Cruise che qui offre un'ottima prova d'attore e da guascone nonostante l'età che avanza e una faccia sempre meno mobile a causa (credo) di qualche ritocchino artificiale di troppo. Personalmente adoro le storie criminose, quelle con i gangster ma anche tutte quelle legate al narcotraffico, all'acquisizione di potere e ricchezza che allacciano in maniera torbida bel mondo e delinquenza, meglio ancora se a muovere la vicenda, come qui accade, ci sono alla base personaggi realmente esistenti e fatti storici più o meno riportati fedelmente. Come dicevo le premesse erano ottime, almeno per me.
La storia è ispirata, senza seguirla proprio passo per passo, a quella del vero Barry Seal (qui interpretato da Tom Cruise) uno dei più giovani e talentuosi piloti di linea in forza alla compagnia TWA negli anni 60. Grazie al suo talento il pilota viene contattato da una fantomatica agenzia dietro la quale si cela niente meno che la C.I.A. la quale, tramite il contatto Schafer (Domhnall Gleeson), offre a Seal un lavoro molto ben retribuito e un piccolo aereo davvero moderno per sorvolare i campi dei ribelli sandinisti in Nicaragua e fotografarli, così da documentarne attività e potenziale allo Zio Sam. Seal inizierà così ad alternare i voli ufficiali della TWA a quelli clandestini, trascurerà un poco la famiglia, la bella moglie Lucy soprattutto (Sarah Wright) ma inizierà ad accumulare una ricchezza molto consistente. La sua vita si incasinerà ancor di più quando in uno dei suoi viaggi verrà preso da parte da Carlos Lehder (Fredy Yate Escobar) che insieme a Jorge Ochoa (Alejandro Edda) e a Pablo Escobar (Mauricio Mejía) "costringeranno" Barry a diventare il miglior corriere del cartello di Medellin. Con il traffico di droga la ricchezza di Barry diviene esponenziale, i rischi aumentano, la famiglia Seal sarà costretta a trasferirsi in fretta e furia ma col tempo arriverà ad avere un tenore di vita altissimo, forse troppo, il giro d'affari di Barry diverrà un piccolo impero con una tenuta sua a disposizione, un hangar, cinque o sei aerei e dei collaboratori fidati... e poi arriverà anche il traffico d'armi per il governo. L'unico problema sembra quello di trovare un posto dove stipare i soldi... ma si sa, in certi ambienti la pacchia non dura mai troppo a lungo...
Doug Liman sceglie uno stile parecchio glamour per narrare la vicenda di Seal che come personaggio attira da subito le simpatie delle spettatore e col suo fare molto leggero e divertito ricorda un po', seppur in altro contesto, il Jordan Belfort di Di Caprio in The wolf of wall street. L'accumulo di ricchezza fa un po' perdere il senso della misura al protagonista, spavaldo già di suo, e per delineare al meglio il personaggio Liman trova un Tom Cruise ancora in ottima forma e perfetto per la parte. L'estetica della fotografia ricorda molto il Cinema dei 70, un bel lavoro è stato fatto sulla scelta dei colori e sui costumi anche se il tutto ha un sapore di già visto, ma questo non sarebbe nemmeno un grosso problema. Barry Seal - Una storia americana è un film tutto sommato divertente, manca però di vero mordente e di quell'afflato epico che ha spesso caratterizzato le storie di questo tipo. L'andirivieni ripetuto di Seal a causa dei voli di linea, delle missioni per la C.I.A., delle consegne di droga si mangia una buona parte del film nel quale l'aspetto cronachistico prende un po' il sopravvento sui personaggi, mancano i momenti, quelli memorabili e quindi si perde il confronto con altre pellicole di genere simile ma di caratura ben superiore. A fine visione si rimane con l'amaro in bocca per un film piacevole ma che avrebbe potuto essere qualcosa di decisamente migliore. Rimane comunque apprezzabile lo spaccato storico che mette in luce le manovre poco pulite del governo U.S.A. (la vicenda dei Contras ad esempio) e una gestione degli affari di Stato quantomeno scriteriata all'interno della quale Seal è solo una delle tante pedine, anche questo aspetto è sempre trattato con leggerezza all'interno di un film che come unico scopo sembra si sia dato quello di intrattenere.
Eh no, non è per me un cult, però le premesse sono state mantenute a sufficienza ed ho trovato questo film davvero riuscito ;)
RispondiEliminaDivertente, ben costruito ma poteva venirne fuori qualcosa di ben più epico...
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