mercoledì 6 marzo 2019

SHUT UP AND SING

(Dixie Chicks: Shut up and sing di Barbara Kopple e Cecilia Peck, 2006)

Le Dixie Chicks sono un trio country di origini texane composto dalle sorelle Martie Maguire ed Emily Robinson (i cognomi sono quelli dei rispettivi mariti) e dalla cantante solista Natalie Maines, un combo affiatato che calca insieme i palchi d'America (e non solo) fin dalla metà degli anni 90. Il gruppo in realtà nasce già nel 1989 come proposta bluegrass, insieme alle sorelle Martie ed Emily militavano nella band altre due componenti, ma ai fini della presentazione di questo Shut up and sing quella parte della storia al momento non ci interessa (ma voi approfonditela, potrebbe valerne la pena). Barbara Kopple, premio Oscar per Harlan County, e Cecilia Peck seguono il gruppo nel corso del triennio che va dal 2003 al 2006, anni in cui la vita della band diventa difficile: al successo di proporzioni vastissime incontrato fino a quel momento subentra un periodo molto difficile scaturito da una dichiarazione esternata con leggerezza (tra l'altro più che condivisibile) che porterà a conseguenze difficili da prevedere.

Siamo nel Marzo del 2003 allo Sheperd's Bush Theatre di Londra, una delle date del Top of the world tour delle Dixie Chicks; gli U.S.A. sono in procinto di dichiarare guerra all'Iraq di Saddam Hussein sulla base del ritrovamento di armi di distruzioni di massa, informazione che ormai sappiamo tutti di lì a poco si rivelerà essere una bufala colossale. Tra un brano e l'altro, in maniera molto diretta la cantante del gruppo Natalie Maines afferma di essere contraria alla politica del suo Paese e di provare vergogna per il fatto che il Presidente degli Stati uniti sia un texano come loro. Il documentario Shut up and sing si apre proprio sulle conseguenze più immediate scatenate da quella dichiarazione: l'odio di un pubblico livido e rancoroso nascosto dietro l'anonimato del web al quale le Dixie Chicks fanno fronte grazie al legame che le unisce, molto simile a quello di una vera e propria famiglia allargata. Stacco all'indietro, si torna a qualche tempo prima di quella serata a Londra, le Dixie sono un fenomeno da record per il settore country, uno dei gruppi femminili ad aver venduto più dischi nella storia della musica, si esibiscono al Super Bowl, cantano l'inno americano, firmano un contratto di sponsorizzazione molto remunerativo con la Lipton per il loro tour, è il ritratto di un gruppo al vertice. Si torna alla serata incriminata: il montaggio alterna scene del pubblico in attesa dello show, quelle della band nel backstage con le proprie famiglie, le manifestazioni a Londra contro la guerra e l'esecuzione del brano Travellin soldier delle Dixie ai filmati di repertorio con le dichiarazioni dei politici, da George W. Bush a Colin Powell, sull'imminente avvio della guerra. Poi la frase incriminata. Poi il diluvio.


La frase riportata dalla stampa britannica arriva in America con grande disappunto di tutta una parte di popolazione di stampo repubblicano, si susseguono le dichiarazioni di biasimo nei confronti delle Dixie Chicks che vanno dal semplice fastidio all'insulto fino ad arrivare alla minaccia; le radio di matrice country vengono invitate dal loro pubblico (a forte maggioranza repubblicana) a non trasmettere i brani della band, prendono il via delle vere e proprie campagne di boicottaggio nei confronti del gruppo con tanto di distruzione in pubblico dei loro Cd, si azzerano i passaggi in radio, sorgono problemi con lo sponsor, tutto in un battage mediatico di grandissime proporzioni. Sembra incredibile quanto la scarsa lucidità delle masse possa mettere in discussione una carriera costruita con anni di dedizione.


Shut up and sing segue le vicende del gruppo nei tre anni successivi a quella famosa serata, mettendo in luce la difficoltà di portare avanti un discorso musicale nel bel mezzo di una tempesta mediatica avversa, la determinazione di Natalie mista a qualche senso di colpa verso gli altri membri della band e del team di supporto, la paura determinata da minacce di morte in alcune occasioni molto serie e preoccupanti, il tutto intervallato dalla stesura delle nuove canzoni, ovviamente influenzate dai recenti accadimenti, dalla vita familiare, gravidanze comprese, e dalle mosse da attuare per continuare a navigare in un business che in parte sta voltando le spalle alla band. La presa diretta dona un gusto molto casalingo al documentario, quello che viene fuori maggiormente è il senso di famiglia e di unione che si respira nell'entourage delle Dixie Chicks, la resa visiva quasi spartana è però valorizzata da un contesto musicale di sicuro valore, le ragazze sanno come si scrive una canzone e come la si debba presentare al pubblico. Kopple e Peck (figlia di Gregory) ci presentano un pezzo di storia moderna della musica che vale la pena di essere conosciuto, alla fine la voglia di procurarsi qualche album delle Dixie non tarderà a farsi sentire.

4 commenti:

  1. Ora è facile parlare male di un presidente che è arrivato a tanto così dall’Impeachment, nel 2003 non erano tanti a criticare “Dabliù”, questa storia delle Dixie Chicks è stata assurda, texane in Texas criticate per aver detto quello che pensavano su un presidente (per altro texano anche lui). Ai tempi avevo seguito la storia visto che il cantante dei Pearl Jam aveva subito adottato il trio nel tentativo di rompere l’embargo su di loro. Avevo sentito parlare di questo documentario, lo cercherò perché il tema mi interessa, intanto mi sono goduto il tuo post mille grazie ;-) Cheers!

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    1. Grazie a te, il documentario è interessante, la vicenda ha davvero dell'assurdo, loro comunque sono ancora in piedi anche se è da un bel po' che non registrano dischi in studio, ora vado ad ascoltarmele :)

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  2. Le conosco,per chi apprezza la musica country sono un punto di riferimento.
    Da ascoltare in auto mentre si viaggia,meglio se decappottabile.

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    1. Vero, a parte la decapottabile, così ho fatto in questi giorni...

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