Nel corso degli anni la saga di Harry Potter ideata da J. K. Rowling si è costruita un seguito di fan fedele e imponente, uno squadrone di piccoli e grandi estimatori che anelavano un nuovo capitolo delle avventure del giovane mago arrivate a conclusione con l'ultimo libro della serie, Harry Potter e i doni della morte, nel lontano 2007, con una coda dovuta all'attesa e all'uscita dei relativi film (l'ultimo libro è stato trasposto al Cinema da David Yates in ben due lungometraggi). Nel 2016 esce finalmente questo Harry Potter e la maledizione dell'erede, una storia che vede protagonista una nuova generazione di maghi, figli dei più celebri personaggi ideati dalla Rowling, purtroppo non si tratta di un romanzo vero e proprio, bensì di un'opera teatrale sceneggiata da Jack Thorne su soggetto della Rowling, di Thorne stesso e di John Tiffany. Diciamo purtroppo semplicemente perché non tutti i fan della saga avranno avuto modo di assistere all'opera in teatro, una rappresentazione che ha vinto numerosi premi di settore un po' ovunque, probabilmente un'esperienza appagante che arriva in seguito nelle case di tutti i fan sotto forma di scriptbook, quello che a tutti gli effetti diventa l'ottavo libro delle avventure di Harry Potter.
Il limite maggiore dell'opera su carta sembra essere la mancanza di peso, di consistenza di una storia che il fan duro e puro avrà letto in pochissimo tempo. È vero che il libro conta poco meno di 350 pagine, ma essendo queste prive di descrizioni e caratterizzate come tutti gli script teatrali prevalentemente da dialoghi, il tempo di lettura risulta assai ridotto. L'aggravante maggiore sta nel fatto che il mondo potteriano, fatto di meraviglie affastellate l'una sull'altra, di ambienti fantastici, trovate fantasiose e descrizioni puntuali e immaginifiche, esce un poco mortificato da una storia che ovviamente perde l'aspetto visivo e sensoriale pensato per il teatro e difetta anche della bravura descrittiva della Rowling che tramite lo script non può restituire i fantastici mondi presenti nella sua testa, conditio sine qua non per rientrare a dovere nelle atmosfere di Hogwarts e dintorni. Peccato, perché se La maledizione dell'erede fosse stata sviluppata in un romanzo classico, con le dovute aggiunte e il giusto contorno, avrebbe potuto essere l'ennesimo tassello ben riuscito di una saga dall'enorme successo. Anche perché lo sviluppo di per sé non è affatto malvagio.
Sono passati diversi anni dall'ultima volta che vedemmo Harry Potter in azione, come anticipato nel finale de I doni della morte, Harry ha sposato Ginny dalla quale ha avuto tre figli: James, Albus Severus e Lily. Ron ed Hermione hanno messo al mondo la piccola Rose, ora è giunto il momento anche per questa nuova generazione di affrontare il binario 9 e 3/4, l'Espresso per Hogwarts e tutto quello che comporta l'ingresso nel mondo della magia, compresa l'assegnazione nelle casate da parte del Cappello Parlante e l'incontro con il figlio di Draco Malfoy, il giovane Scorpius. Esattamente come anni prima l'incontro tra i tre ragazzi ormai noti a tutti cementò un'amicizia inscindibile, anche questo primo viaggio per Hogwarts vedrà la nascita di un'unione fortissima: quella tra Albus Severus Potter, figlio del mito, e Scorpius Malfoy, discendente di una stirpe malevola di Serpeverde, figlio di Draco o forse, come si vocifera, direttamente del Signore Oscuro Voldemort. Quelli che sembravano due ragazzi destinati a essere nemici giurati o quantomeno a non provare simpatia l'uno per l'altro, trovano un legame d'amicizia profondissimo che servirà loro ad affrontare rapporti familiari non sempre facili e il possibile ritorno di VOI SAPETE CHI!
Al centro de La maledizione dell'erede ci sono i legami affettivi e familiari, Albus è intimidito dal confronto con un padre che è entrato nel mito e che forse non lo capisce in pieno, sempre preoccupato di proteggere il figlio a causa di un'amore sconfinato ma che non è capace di dimostrare, Scorpius invece paga gli errori del padre (e del nonno e di tutta la sua stirpe) e le voci messe in giro dalle malelilngue, ma in fin dei conti il ragazzo non è un cattivo soggetto, anzi. In questo capitolo vengono messe in dubbio alcune certezze, si scombinano un poco le carte in tavola, con un'operazione nostalgia si riprendono alcuni dei personaggi centrali della saga e si guarda al passato, con un'occhio di riguardo al quarto capitolo: Il calice di fuoco. Si torna volentieri nel mondo di Harry Potter, questo script ci dà la possibilità di sbirciare il futuro dei piccoli (ora grandi) eroi, ci permette di far la conoscenza della loro progenie tramite una lettura molto piacevole e altrettanto veloce... peccato quel senso di incompletezza, di evanescenza, che solo un romanzo con tutti i crismi avrebbe potuto dissipare.
Oppure... oppure bisognerebbe aver la fortuna di poter assistere allo spettacolo teatrale messo in scena da Jack Thorne, allora sì che le cose potrebbero assumere il giusto spessore... purtroppo non conosco nessuno che abbia avuto questa possibilità... o forse si? Aspettate un momento...
to be continued... ?
Beh, chissà, magari tra una decina d'anni potranno farne un film, che sarà l'inizio di una nuova saga... :)
RispondiEliminaMoz-
Magari anche prima...
EliminaIo per sperare in Radcliffe & co....
EliminaMoz-
Beh, si è vero, hai ragione, tra un po' d'anni con lo stesso cast... :)
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