sabato 4 gennaio 2020

IO SONO LI

(di Andrea Segre, 2011)

Andrea Segre giunge all'esordio di finzione dopo una comprovata esperienza nel documentario del quale anche Io sono Li riprende un poco il passo, i temi sono quelli naturali per una terra di confine come l'Est Italia del quale Segre è originario: immigrazione, lavoro, accoglienza, integrazione, rapporti umani. Attivo già da più di dieci anni al momento dell'uscita di questo film, il regista sceglie per la sua prima prova a soggetto un tono discreto, un andamento placido come lo sciabordio delle acque della laguna chioggese, paesaggio nel quale è ambientata la gran parte di questo film. Io sono Li ha un rapporto strettissimo con gente e territorio, in termini più ampi con i territori, anche quelli più lontani, caratteristica che si percepisce da subito nella scelta di una recitazione che rispetta gli idiomi, i dialetti cinesi della protagonista Li e dei suoi colleghi, ma anche il veneto degli abitanti di Chioggia così come le espressioni cariche di inflessione di Bepi, immigrato ormai da trent'anni dalla ex Jugoslavia. Segre lavora bene con i suoni (necessari i sottotitoli), ancor meglio, grazie anche all'apporto della bella fotografia di Luca Bigazzi, sul paesaggio, sul territorio e prevalentemente sull'acqua, per la conformazione fisica di Chioggia, per il mestiere dei protagonisti maschili che sono pescatori, per un rapporto stretto con la laguna che per Li è occasione di ricordi, di collegamento con il mare della sua terra lontana (anche il padre in Cina è pescatore).

Shun Li (Zhao Tao) lavora sotto padrone nella periferia di Roma in attesa di ripagare il suo debito con l'organizzazione che le ha permesso di arrivare in Italia, con i proventi del suo lavoro attende anche di poter portare il suo bambino di otto anni a stare con lei, quando questo avverrà solo i suoi "padroni" possono deciderlo. Proprio loro comunicano a Li che il suo lavoro dovrà proseguire in veste di barista in una piccola osteria di Chioggia, città dove la donna cinese avrà una stanza e imparerà poco a poco mestiere e lingua. Con il passare del tempo Li si ambienterà a Chioggia e inizierà a prendere confidenza con i frequentatori più abituali dell'osteria, in prevalenza pescatori, tra i quali ci sono il prossimo alla pensione Coppe (Marco Paolini), il vecchio Baffo, l'Avvocato (Roberto Citran), il poco di buono Devis (Giuseppe Battiston) e il poeta Bepi (Rade Šerbedžija), anche lui pescatore, ex jugoslavo residente da trent'anni in Veneto, con il quale Li intesserà un rapporto che andrà oltre il mero sentimento di rispetto e amicizia. Proprio il rapporto con Bepi e le voci che in paese iniziano a circolare in merito metteranno i bastoni tra le ruote ai programmi di ricongiungimento di Li con il suo bambino.


Caratteristica apprezzabile in questo film è l'indovinata scelta del cast, un gruppo d'attori d'esperienza che si adatta all'andamento della storia e al territorio narrato con una naturalezza magistrale, fa piacere vedere Rade Šerbedžija utilizzato in un ruolo toccante e profondo in cui l'attore croato si trova a meraviglia, per una volta lontano dallo stereotipo del malavitoso russo o dell'est, ruolo nel quale mi è capitato di vederlo più volte impiegato. Fondamentale la visione di Segre sui luoghi, le riprese in mare aperto, l'acqua alta sulla terraferma, gli interni poveri, la routine dell'osteria, tutto riporta a un reale capace però di far correre anche l'immaginazione. Con tocco delicato il regista affronta temi come quello dell'integrazione ma soprattutto quello della limitazione delle libertà di chi, straniero in un paese non suo, è costretto a sottostare al gioco di sfruttatori disonesti, lo fa attraverso i sentimenti, la vicinanza con il prossimo, i gesti piccoli, le parole gentili e uno sguardo aperto e orientato a colmare le distanze.

4 commenti:

  1. Semplicemente condivido, un film genuino ed onesto ;)

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    1. Vero, magari non entra nel novero dei film del cuore ma mi ha fatto piacere vederlo.

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  2. Pazzesco, dopo aver letto questo post mi sono ricordato di averlo visto al cinema, ma non me lo ricordavo affatto... segno che non deve essere stato molto incisivo per me.

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    1. Ci può stare, probabilmente non è un film che si imprimera' nella mia memoria ma è un film ben girato che mi ha fatto molto piacere vedere.

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