lunedì 6 gennaio 2020

NEMICO PUBBLICO

(Public enemies di Michael Mann, 2009)

Michael Mann con Nemico pubblico ricostruisce l'epica del gangster movie ambientato negli anni della Grande Depressione, lo fa scegliendo di raccontare le vicende di John Dillinger, figura più volte narrata al Cinema anche da registi di peso, vedi il Dillinger di John Milius del 1973 ad esempio. È proprio l'afflato epico a caratterizzare il film di Mann che ammanta di romanticismo la figura del bandito, a partire dalla scelta di Johnny Depp per interpretare il protagonista, attore notoriamente incline a suscitare il fascino del pubblico non solo femminile. Sotto i riflettori anche l'intensa storia d'amore di Dillinger con la bellissima (almeno nell'interpretazione della Cotillard) Billie Frechette, ragazza di umili origini disposta a correre più di un rischio per quello che diverrà fuor d'ogni ombra di dubbio il "suo" uomo. E ancora, la figura del rapinatore di banche viene resa mitica agli occhi dell'opinione pubblica anche dalla stampa, la gente dell'epoca vedeva in Dillinger una sorta di simpatico e affascinante Robin Hood che rapinava solo i ricchi (le banche) pur senza avere lo scopo di donare ai poveri, che perlomeno non erano l'obiettivo delle sue mire (il vero Dillinger pare bruciasse i registri dove erano conservati i debiti dei poveracci liberandoli dai loro obblighi). Il confronto tra la banda di rapinatori e la task force creata per metter loro il sale sulla coda, la nemesi avvincente personificata nell'agente speciale Melvin Purvis (Christian Bale), sono il tocco finale per la costruzione del perfetto film hollywoodiano, graziato anche da un lavoro su costumi, fotografia e scenografie da mozzare il fiato. Ciliegina sulla torta, dietro la camera c'è Michael Mann e non servirebbe aggiungere altro.


Esteticamente perfetto, anche dal punto di vista della narrazione il film di Mann inquadra John Dillinger come effettivamente era percepito all'epoca dei fatti messi in scena, la visione romantica ed epica della vicenda rispecchia l'indole non violenta del bandito, vanificata in parte dall'alleanza con il privo di scrupoli Baby Face Nelson (Stephen Graham), e quella motivata da esigenze opportunistiche di un giovane J. Edgar Hoover (Billy Crudrup) di farsi un nome e di ottenere fondi e credito per la sua organizzazione: il Federal Bureau of Investigation. A questo scopo sulla tracce di Dillinger, eletto nemico pubblico n. 1, metterà il suo agente migliore, Melvin Purvis, al quale affiancherà su precisa richiesta dello stesso agente un paio di mastini davvero tosti tra i quali il fondamentale Charles Winstead (Stephen Lang). Sono proprio questi personaggi di contorno a donare vivacità e profondità a una storia nota, trattata già da Milius con maggiore durezza e senza ricorrere all'epica criminale, resta da vedere quale delle due versioni sia la più adesa alla realtà, indubbiamente il film di Mann è capace di conciliarsi meglio con il grande pubblico, offrendo quella narrazione coinvolgente e spedita, capace di catturare l'attenzione di chiunque, che il film di Milius non aveva.

Interessante assistere all'ascesa dei G-men del Bureau, ai loro metodi violenti almeno quanto quelli dei banditi, vedere l'utilizzo della stampa al fine di montare il caso e procurare pubblicità all'operato dei federali, così come è interessante capire il ruolo che già allora era dominante della malavita organizzata che non voleva fastidi dalle operazioni di un singolo cane sciolto come poteva essere Dillinger, ancor più se capace di catalizzare le attenzioni di stampa e autorità. A conti fatti Nemico pubblico è quello che ci si aspetterebbe da un film di Hollywood di alto profilo che può contare su maestranze di livello e un cast di primo piano, più facile centrare il bersaglio che sbagliare con determinati nomi coinvolti in un progetto.

2 commenti:

  1. Non ha lasciato molte tracce, chissà perché...
    p.s. E' del 2009 e non 2019 ;)

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  2. Si, è un refuso, ora correggo, grazie. Sul fatto che non abbia lasciato molte tracce concordo, forse perché la vicenda è già nota, forse perché non è l'episodio più avvincente narrato da Mann, forse perché abbastanza canonico per il genere gangster, rimane comunque molto piacevole da guardare.

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