lunedì 3 febbraio 2020

PICCOLE DONNE

(Little women di Greta Gerwig, 2019)

Alle soglie del 2020 arriva una nuova trasposizione del romanzo per ragazzi Piccole donne della scrittrice statunitense Louisa May Alcott, a dirigere il film Greta Gerwig che qui porta avanti il suo discorso femminista aggiornando al sentire moderno quello già costruito dalla Alcott più di cent'anni fa. Si potrebbe pensare che non ci fosse bisogno di una nuova versione cinematografica di Piccole donne, invece la Gerwig, pur tramite un lavoro non del tutto perfetto, riesce a trovare la sua strada e a restituirci delle piccole donne al passo con i tempi e un film che si lascia apprezzare con grande trasporto sul piano emotivo. La regista di Sacramento ha attinto dai vari romanzi della Alcott per costruire il "suo" film, andando a montare insieme vari segmenti delle vite delle quattro protagoniste in maniera cronologicamente non lineare. In questa scelta sta forse l'unico elemento poco convincente del film che paga una narrazione un po' troppo frammentaria e almeno nella parte iniziale anche un poco confusa, soprattutto per chi non ha mai letto (come il sottoscritto) Piccole donne crescono. Il limite di questo modo di concepire il film, oltre a un'iniziale fase di assestamento necessaria allo spettatore, è dato da diversi segmenti fin troppo concisi e da alcuni personaggi, il Friedrich Bhaer di Louis Garrel ad esempio, poco più che abbozzati. Poco a poco si entra però nel mondo di queste quattro giovani donne, almeno due delle quali tratteggiate in maniera davvero coinvolgente (Jo e Amy), una ben scritta (Meg) e un'altra un pochino trascurata (Beth).


Jo March (Saoirse Ronan) è la vera protagonista di questo film, una sorta di alter ego della stessa Alcott, donna alla quale ogni appartenente al sesso femminile dotato di forza e di progetti che non includano i maschi (almeno non in un aspetto dominante e impari) potrà sentirsi affine, come con ogni probabilità è capitato anche alla Gerwig leggendo i libri dedicati alle sorelle March. È lei più delle altre il simbolo della donna indipendente, alla ricerca di un posto nel mondo che non necessiti di aiuti esterni di nessun tipo, promotrice di una figura femminile diversa da quella che la società patriarcale impone e vorrebbe, immagine più che mai attuale, bella e portatrice di speranze che ancora faticano troppo a trovare riscontro. Intorno a questo centro si muovono le altre sorelle, Meg (Emma Watson) più tradizionalista, disposta pur con sofferenza al sacrificio al fine di coronare un sincero sogno d'amore, Beth (Eliza Scanlen), la minore, è la più pura di cuore e la meno delineata nel film della Gerwig, Amy (Florence Pugh) invece è la più viziata, con punte di cattiveria che si trasformeranno in età adulta in un pragmatismo forse triste ma dettato dalla società in cui si trova a vivere, da lei arriva l'assunto più duro sulla condizione della donna in quegli anni. Due aspetti affascinano nella narrazione della Gerwig, il primo è proprio il rapporto tra le sorelle, da piccole prima e poi da adulte, che riflette i loro caratteri e di rimando la costruzione dei singoli personaggi, il secondo è il rapporto delle stesse con il mondo che gira loro intorno, questioni sentimentali comprese, dove trovano spazio i personaggi maschili del film che tutto sommato non escono male dal confronto con queste splendide donne. Uno dei punti di forza della storia è forse proprio questa speranza d'armonia, tra i sessi, con il prossimo, nonostante le incomprensioni, le differenze di indole, di visione, nonostante le piccole o grandi cattiverie, in una storia che alla fine cattura e appassiona senza la necessità di mettere in campo un vero cattivo, nemmeno la Zia March (Meryl streep) lo è poi così tanto in fondo.


Ammetto di aver visto un film che è andato ben oltre le mie aspettative, sicuramente per un approccio giusto, onesto e da promuovere ma soprattutto grazie a una scelta delle protagoniste decisamente indovinata: la Ronan è un vero terremoto che nella parte di Jo sta giusta giusta, un talento ormai lanciato verso l'alto, anche la Watson mi è sembrata più che indicata per il ruolo, ottima anche la Florence Pugh, vera rivelazione del film, non mi esprimo sulla Scanlen in quanto colpevolmente sottoutilizzata a mio avviso. Sulla Dern (la mamma) e la Streep (la zia) sappiamo che non necessita pronunciarsi. Interessante anche il giovane Chalamet (nella parte di Laurie) che con la regista aveva già lavorato in Lady Bird insieme alla Ronan, e che qui trova un ruolo decisamente corposo grazie al quale si rivela attore interessante. Alla base c'è già una bella storia che forse poteva essere assemblata meglio dalla Gerwig che però mi ha convinto molto sul piano emotivo, questo Piccole donne lascia il segno e alla fine più che altri aspetti questo è quello che conta.

4 commenti:

  1. Condivido il pare sul buon cast e sull'impegno femminista, ma come scritto sotto l'ho trovato troppo incasinato, con un montaggio che lo rende difficile da seguire (forse cominicio a invecchiare 😂)

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    1. Tranquillo, ti capisco, soprattutto nella fase iniziale un poco di spiazzamento l'ho provato anche io (c'è da dire che nemmeno io sono più tanto giovane :), il tutto migliora poi con il procedere del film. Nel complesso però il film mi è piaciuto molto.

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  2. Un nuovo Piccole donne?
    Mah, mi dicevo.
    Invece ha superato anche le mie aspettative.

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