venerdì 7 agosto 2020

KABEI - OUR MOTHER

(Kabe di Yoji Yamada, 2008)

Altra incursione negli anni 40 per Yoji Yamada al tempo del secondo conflitto sino-giapponese, contemporaneo alla Seconda Guerra Mondiale e che finirà per portare allo scontro aperto tra l'Impero Giapponese e gli Stati Uniti d'America con l'attacco di Pearl Harbor. Ancora una volta, come accadrà in seguito con The little house, Yamada ci mostra il politico attraverso il privato, in quegli anni il Giappone è retto in maniera autoritaria da un regime nazionalista che non accetta critiche e dissenso da parte dei suoi cittadini, pena la reclusione a tempo indeterminato.

Il professore di lettere Shigeru Nogami (Bando Mitsugoro X), soprannominato dalle sue due giovani figlie Tobei, viene arrestato per aver diffuso idee contrarie alla politica di regime, prelevato in casa sua nottetempo davanti alla moglie e alle sue bambine, viene tradotto in una cella dove condurrà un'esistenza sempre più insalubre e precaria. In una situazione che diventa sempre più difficile per l'assenza della figura paterna al quale le bimbe sono molto legate e per una situazione economica che per la famiglia Nogami peggiora con l'inasprirsi della guerra e con l'andare del tempo, in assenza del reddito del capofamiglia sarà la madre Kayo (Sayuri Yoshinaga), detta Kabei, a doversi far carico della situazione e del benessere delle due figlie, la preadolescente Hatsubei (Mirai Shida) e la più piccola Terubei (Miku Sato). A dar loro una mano c'è uno degli studenti del professore, molto benvoluto dai suoi alunni, il giovane Yamazaki (Tadanobu Asano), tanto gentile quanto imbranato, personaggio che per molti versi ricorda lo Shoji Itakura di The little house. Nell'orbita familiare anche la sorella del professore, una studentessa d'arte più giovane del fratello, Hisako (Rei Dan), e lo zio Senkichi (Tsurube Shofukutei) dai modi quantomeno rozzi ma di buon cuore.


Il Giappone è un paese molto legato al concetto d'onore, una nazione che ha avuto una storia molto particolare ed enormemente differente dallo sviluppo che hanno seguito molti paesi europei, ancor oggi si porta dietro la vergogna della sconfitta nel conflitto mondiale, quella per un'alleanza infausta e soprattutto paga ancora il trauma delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Non è facile per i giapponesi tornare con la memoria a quei tempi, anche perché, seppur di facciata, la dinastia regnante all'epoca della guerra è la stessa che rappresenta il Giappone ancora oggi. Yamada critica apertamente la gestione degli eventi storici da parte del suo Paese, lo fa narrandoci ancora una volta una storia familiare, un microcosmo che rappresenta la parte per il tutto. Sono diversi gli aspetti presi in esame da Yamada: la mancanza di libertà d'espressione che in quegli anni portava a pene severissime per i trasgressori, quanto le "colpe" dei dissidenti si riversassero sui familiari, qui vediamo ad esempio il suocero di Tobei, ufficiale di polizia, venire colpito dall'onta di avere un cognato considerato un traditore. E ancora gli stenti e soprattutto il dolore che questa guerra farà cadere sui giapponesi come un macigno, sia a causa delle perdite subite durante gli scontri con la flotta americana ma soprattutto a causa della devastazione nucleare, argomenti sempre lambiti dal regista con un tocco delicato. Anche la regia si mantiene discreta, al servizio della narrazione, senza eccessi, gioca sul bel lavoro di ricostruzione d'epoca, su luoghi e costumi, un lavoro difficile da giudicare per l'occidentale non esperto di cultura nipponica ma sicuramente funzionale e dal giusto impatto.

Il centro della narrazione sono ancora una volta le persone, la forza di una madre che si carica sulle spalle il peso della famiglia in un periodo straziante, ancora una volta affiora l'amore, come in tutti i film di Yamada visti finora, c'è il legame tra le generazioni, la famiglia, la solidarietà. Altro esito felice per questo ottantanovenne con alle spalle un mare vasto di produzioni, un altro grande vecchio che al Cinema ha lasciato tanto, qui da noi ancora tutto da riscoprire.

2 commenti:

  1. Verissimo, il Giappone (come in parte noi italiani) fa ancora moltissima difficoltà ad accettare il proprio recente passato (Se non ricordo male molti episodi del periodo bellico come la strage di Nanchino sono viste come falsità da molti politici e storici della nazione).

    Cercherò di recuperarlo visto che l'argomento mi interessa moltissimo.

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  2. Si, recuperalo, il Cinema di Yamada che ho scoperto da poco merita sicuramente d'essere approfondito.

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