(di Mirko Locatelli, 2008)
Il primo giorno d'inverno è uno di quei film che non sono riusciti a ritagliarsi il loro spazio e che di conseguenza sono finiti nel dimenticatoio diventando poco più che invisibili. Pur essendo stato presentato a molti eventi cinematografici tra il 2008 e il 2009, a partire dalla Mostra del Cinema di Venezia, l'esordio nel lungo di finzione di Mirko Locatelli non trova una casa di distribuzione interessata a scommettere sul film, l'arrivo nelle sale è quindi affidato all'interessamento dello stesso regista che prenderà accordi direttamente con gli esercenti, soluzione ammirevole e coraggiosa che però ha portato al film poca visibilità e scarsi frutti. Con questo non si vuole insinuare che la distribuzione italiana sia stata miope e ci abbia privato di un capolavoro, Il primo giorno d'inverno è un film discreto, sia come approccio alla narrazione sia come valore in sé, nulla di più, è un film girato però con cuore e che presenta temi e situazioni sicuramente già viste ma nondimeno importanti, tenendo conto che ci vengono propinate a iosa le peggiori commediacce nostrane ed estere, un piccolo spazio per il film di Locatelli lo si poteva pure trovare, poi valutate le dinamiche commerciali e le potenzialità d'incasso si può anche capire che la filiera distributiva abbia preferito optare per altro.Siamo nelle campagne lombarde, Valerio (Mattia De Gasperis) arriva da una famiglia povera, padre assente e una madre (Teresa Patrignani) che fa quello che può per mantenere lui e la sorella più piccola Michela (Michela Cova). Valerio si muove in questo paesaggio semideserto a bordo del suo scassatissimo motorino, anche nel freddo, unico mezzo per organizzare le sue giornate: la scuola, l'allenamento in piscina, andare a prendere Michela, le piccole commissioni per la madre. Valerio è in un'età di crescita, difficile, problemi di comunicazione con gli altri, a volte incomprensioni anche a casa, isolato, non lega con nessuno, poca attenzione a scuola perso nei suoi Martin Mystère, una socialità difficile da costruire. Al turbamento generale molto influiscono un'identità sessuale in costruzione, tutta da definire, il rapporto con dei compagni bulli, piaga che troppi ragazzi di quell'età devono affrontare, l'essere ignorato dagli adulti come il maestro di nuoto (Giuseppe Cederna). Quando per Valerio si presenterà l'occasione di avere in mano un'arma (metaforica ma altrettanto pericolosa) per prendersi qualche rivincita sui suoi compagni, il ragazzo non tarderà ad usarla nel modo più sbagliato possibile con conseguenze nefaste e facili da prevedere (almeno per lo spettatore).
Film apprezzabile per i contenuti, Locatelli mette in luce la facilità con la quale a una certa età si può cadere in errore e compiere azioni senza ponderarne le conseguenze, aiutati (per modo di dire) da una società adulta che non pone attenzione alle fasi della crescita, incapace a livello educativo di trasmettere i valori della tolleranza e dell'accettazione ma in maniera più generale dell'amore e del rispetto per le persone che ci stanno attorno. Purtroppo, anche quando non ce ne sarebbe nessun motivo, tutto diventa una piccola guerra privata. Il film lavora anche sulla forma per rendere al meglio questi sentimenti e la gravità di alcuni comportamenti, irrorando tutto di una luce plumbea e dai toni spenti e opachi per dare vita a luoghi e personaggi. Il primo giorno d'inverno non ha nulla di fuori posto, si guarda volentieri, probabilmente ciò che offre non basta per staccarsi da una medietà che spesso affligge produzioni così piccole, magari molto sentite ma a conti fatti poco originali. Un film onesto che comunque vale una visione.
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