giovedì 22 ottobre 2020

JOJO RABBIT

(di Taika Waititi, 2019)

È giusto, ammissibile, affrontare la tragedia dell'olocausto, i drammi della Seconda Guerra Mondiale, la persecuzione del popolo ebraico con il sorriso sulle labbra o prorompendo addirittura in una crassa risata? Il tema venne dibattuto a sufficienza già all'epoca del nostrano La vita è bella che poi riscosse il successo che tutti sappiamo. Jojo rabbit si inserisce nel solco lasciato dalla scia del film di Benigni affrontando la materia in maniera ancor più spensierata (anche se non è propriamente questo il termine più corretto da utilizzare) e risultando a conti fatti un film meno ficcante del precedente ma indubbiamente più divertente. E in fin dei conti anche meno pretenzioso, Jojo rabbit vuole essere prima che una disamina sugli orrori del nazismo una storia più personale, su ciò che le persone "possono fare" per cambiare le cose, su un'amicizia, sull'accettazione attraverso la conoscenza e, non per ultimo, una bella commedia (drammatica).

Il piccolo Johannes, detto Jojo "coniglio", è un ragazzino di dieci anni che non aspetta altro che entrare nella Hitlerjugend, la gioventù hitleriana, addestrarsi a riconoscere e combattere gli ebrei - che vede un po' come dei mostri, con sguardo tutto infantile - e prepararsi a divenire un soldato al servizio del Reich. Jojo vive con sua mamma Rosie (Scarlett Johansson) che a sua insaputa odia il regime, il padre è un militare tedesco al fronte, in realtà un disertore anche lui contrario al nazismo. Ma il piccolo è così pieno di indottrinamento nazi da avere come amico immaginario nientepopodimeno che una versione grottesca e idiota del Fuhrer in persona (Taika Waititi) con il quale discetta sulla guerra e sugli ebrei ma anche di frivolezze assortite e con la quale probabilmente sublima l'assenza del padre. Tutte le convinzioni di Jojo sono destinate a cadere quando il ragazzino scoprirà che la sua amatissima mamma nasconde in casa una giovane ebrea, sarà per il bimbo l'occasione per scoprire che gli ebrei non puzzano, non sono mostri, non hanno coda e corna e non mangiano cose strane, anzi, Elsa (Thomasin McKenzie) è una ragazzina simpatica, bella, amante della poesia e una discreta disegnatrice, dopo la classica diffidenza iniziale il rapporto tra i due ragazzi si evolverà in una bella amicizia per la quale Jojo sarà disposto a rischiare qualcosa e ad abbandonare le sue certezze.

Nonostante non manchino nel film momenti tragici come è logico che sia in questo contesto, Waititi punta principalmente a mettere in ridicolo l'immagine del nazismo con una commedia che non pretende di scavare in profondità nel lato doloroso dell'olocausto ma che punta invece a un pubblico di ogni età, costruendo un film perfetto per gli adolescenti chiamati a riflettere su un tema importante, magari da approfondire con l'aiuto dei genitori o della scuola, in una cornice molto, molto divertente e con una morale
di fondo comune a molte opere ma ugualmente apprezzabile. Detto questo, lasciandoci alle spalle quindi profondità e spessore, il film risulta ben calibrato, si ride spesso e si apprezzano su tutte le prove di Sam Rockwell nei panni del Capitano Klenzendorf, colui che dovrebbe formare i giovani nazisti (ecco perché hanno perso la guerra), e che trova un'ottima spalla nell'imbelle Finkel (Alfie Allen, il Theon Greyjoy de Il trono di spade) e quella dello stesso regista che ritaglia per sé la parte di Hitler, un perfetto idiota, irresistibile per espressioni e movenze e che risulta il vero valore aggiunto del film. La dinamica di accettazione tra i due ragazzi è nota e prevedibile ma non per questo stucchevole e offre almeno una bella sequenza sul finale. Ottima la confezione, regia e costumi studiati a dovere, anche la scelta dei due giovani protagonisti è indovinata, Jojo è Roman Griffin Davis, in realtà dodicenne, molto bravo anche lui, la Johansson è una garanzia e anche i coprotagonisti sono tutte sagome ben inserite nel contesto intriso di ridicolo.

Jojo rabbit non ci dice nulla di nuovo sul nazismo e sulla guerra, nulla di nuovo sull'amicizia, sul sacrificio, sull'accettazione, ma quel che ci ricorda è qualcosa che non sarà mai ricordato abbastanza, lo fa in modo divertente, e allora come non premiare con sincero affetto un film come questo? 

6 commenti:

  1. Ne parlerò a breve di questo film, questo bel film, un film nonostante tutto adorabile ;)

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    1. Si, a me è piaciuto davvero parecchio, aspetto il tuo pezzo allora...

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  2. E io che ancora non riesco a vederlo!!
    Già immagino quanto possa essere (giustamente) dissacrante e divertente.

    Moz-

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    1. Si, è molto divertente, Waititi nella parte di Hitler è spettacolare, io l'ho visto su Now tv.

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  3. Mi è piaciuto moltissimo, sopratutto perché tra una risata e l'altra riesce a farti vedere il nazismo in tutta la sua ignoranza e stupidità (e poi un Hitler così voglio vedere se c'è ancora qualche "nazista dell'Illinois" pronto a seguirlo). Poi ci sono moltissime metafore che ho apprezzato tantissimo.


    "Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore. Si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano…” Rainer Maria Rilke

    è semplicemente sublime.

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    1. Anche a me è piaciuto molto, Hitler così in ridicolo forse l'aveva messo solo Chaplin con Il grande dittatore, speriamo il messaggio sulla stupidità del tutto arrivi.

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