sabato 10 ottobre 2020

BENVENUTI A MARWEN

(Welcome to Marwen di Robert Zemeckis, 2018)

Nel corso della sua carriera più e più volte Zemeckis ha giocato con il contrasto tra il live action e forme altre di rappresentazione, a partire già dal clamoroso successo del riuscitissimo Chi ha incastrato Roger Rabbit nel lontano 1988. Alcuni esperimenti possono dirsi riusciti come quello in performance capture per Polar Express, altri si attestano su livelli nel complesso meno convincenti, La leggenda di Beowulf ad esempio, si ammira comunque la volontà del regista di continuare a sperimentare con le forme; per Benvenuti a Marwen Zemeckis si affida a un misto di live action e stop motion, il cambio di registro tra una tecnica e l'altra porterà lo spettatore a contatto rispettivamente con la vita reale del protagonista e con le sue proiezioni fantastiche che cesellano una vita alternativa, illusoria e in qualche modo catartica. La vicenda è ispirata alla storia vera di Mark Hogancamp già raccontata in forma di documentario nel 2010 da Jeff Malmberg.

Il film si apre su un conflitto aereo durante la Seconda Guerra Mondiale, il Capitano Hogie precipita nei pressi del villaggio belga di Marwen, si imbatterà ben presto in un manipolo di nazisti più che pronti a farlo fuori, solo il provvidenziale intervento di alcune donne tanto belle quanto letali salverà Hogie da una morte certa e terribile. Questa prima sequenza, girata in stop motion e "fatta recitare" a un bel gruppo di bambole ottimamente realizzate, introduce lo spettatore nel mondo fittizio di Marwen, in realtà una bella riproduzione di un villaggio belga realizzata nel suo giardino di casa dal fotografo Mark Hogencamp di cui Hogie è una sorta di alter ego. Mark (Steve Carell) è un uomo che convive con diversi danni psicologici, lascito di un violentissimo pestaggio d'odio avvenuto all'uscita di un bar dopo che Mark, ubriaco, aveva confessato alle persone sbagliate di avere una certa passione per le scarpe da donna. L'uomo perde in seguito al trauma la memoria e tutta una serie di capacità acquisite tra le quali quella artistica del disegno, Mark da ottimo illustratore passa a essere un uomo quasi incapace di tenere una matita in mano. La sua nuova situazione lo porta ad avere problemi di socialità, crisi repentine, fobie legate all'aggressione e una dipendenza forte da antidolorifici; fortunatamente Mark è circondato da molte persone del suo paese che gli vogliono sinceramente bene, le donne soprattutto, che diventano protagoniste delle storie di Marwen, tutte ambientate durante la guerra contro i nazisti e dove Mark/Hoghie è l'eroe di turno adorato da tutte queste donne belle e forti. Ma nel mondo reale c'è un processo agli aggressori da affrontare, una cosa che terrorizza Mark in maniera quasi insostenibile, saranno l'aiuto di tutte queste amiche e una sorta di forza interiore ancora in lui presente a condurre Mark verso un percorso progressivo per migliorare la sua condizione.

Benvenuti a Marwen ha raccolto critiche per lo più negative ed è stato un flop al botteghino, in realtà il film ha diversi meriti e il giudizio generale sull'opera mi sembra quantomeno ingeneroso. Forse Steve Carell non è il miglior attore sulla piazza, sicuramente non il più accattivante, qui riesce però a cogliere un personaggio indifeso, irrimediabilmente ferito e spaventato, tanto da non riuscire più a condurre un'esistenza "normale". La messa in scena delle conseguenze del trauma subito dal protagonista, che rende il film molto triste e toccante, si amalgama molto bene alle sequenze in stop-motion che descrivono questa realtà ricreata che è anche una sorta di terapia per Mark, uno scopo, e forse anche una rassicurazione psicologica e fisica (Mark va sempre in giro per Kingston, la sua città, con al seguito il suo carretto di bambole), un po' come accade ai bambini che riescono a dormire solo con la loro bambola preferita. Tecnicamente il film è molto ben realizzato, le bambole nelle loro avventure non disdegnano scoppi di violenza e truce cattiveria nei confronti di quei nazi che hanno le sembianze degli aggressori di Mark, il dolore è vivo e si tocca con mano, in qualche modo Zemeckis dosa il dramma con l'avventura senza mai perdere di vista il cuore del suo protagonista e del film. A Zemeckis è stata rimproverata l'invenzione della storia romantica con la bella Nicol (Leslie Mann), che poi vera storia romantica non è, ma anche questa non distoglie mai il fuoco da quello che è il nodo centrale del film, la condizione di un uomo ferito a causa di una società ancora troppo ignorante e violenta per aprirsi alla piena accettazione del prossimo.

In diversi momenti si ride, spesso si soffre per Mark, si apprezzano tutti i paralleli tra il mondo reale e le bambole, tra le donne in carne e ossa e le loro riproduzioni a passo uno, ci si trova a sperare che Mark possa riacquistare un suo equilibrio e che la presenza della terribile Deja Thoris (Diane Kruger) a Marwen possa diventare uno spiacevole ricordo. In fondo mi sembra che nella stessa filmografia di Zemeckis ci siano opere meno interessanti di questa.

2 commenti:

  1. Sono d'accordo, immeritatamente sottovalutato, è anche per me un bel film, sia originale che di cuore ;)

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    1. Si soffre per il protagonista e per l'ingiustizia che ha subito, sia Zemeckis che Carell a mio avviso dipingono bene questo personaggio, è un film che mi ha sorpreso positivamente.

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