lunedì 24 ottobre 2022

HOUSE OF GUCCI

(di Ridley Scott, 2021)

Film che ha molto diviso la critica questo House of Gucci e che si è attirato pareri contrari ferocissimi, in gran parte dovuti al fatto che la firma in calce è quella di Ridley Scott e, nonostante gli anni passati, in maniera spietata e forse tutto sommato naturale, giudicando le ultime opere del regista si torna sempre al Ridley Scott di Alien, de I duellanti, di Blade runner, di Thelma & Louise o anche solo di un film come Il gladiatore (che io non amo per nulla in realtà), ma quel Ridley Scott non c'è più, possiamo ormai farcene una ragione, ed è pressoché inutile evocarlo ogni volta, cosa lecita per carità, ma ormai ridondante se pensiamo che dai film sopra citati sono passati diversi decenni. Una delle critiche più ricorrenti a tenere banco nelle discussioni intorno al film è quella degli accenti caricati in maniera macchiettistica per la versione in lingua originale, difetto non percepibile per chi guarda il film con il doppiaggio italiano che, essendo proprio l'italiano l'accento in questione, non presenta questa problematica rendendo forse il film migliore della sua versione originale. House of Gucci è un classico biopic che ricostruisce, a partire dal libro di Sara Gay Forden The house of Gucci: A sensational story of murder, madness, glamour, and greed, la vicenda assurta alle cronache con protagonista Maurizio Gucci e la moglie Patrizia Reggiani, nel farlo si tirano un po' le fila della storia della famiglia Gucci e della maison, una delle più famose ancor oggi a livello mondiale. 

Patrizia Reggiani (Lady Gaga) è una ragazza piena di vita che ha un lavoro impiegatizio nella ditta di autotrasporti del padre. Durante una festa Patrizia incontra Maurizio (Adam Driver), un ragazzo timido e impacciato che studia giurisprudenza ma che è anche uno degli eredi legittimi della casa di mode Gucci; il ragazzo, seppur poco interessato all'azienda di famiglia, è figlio di Rodolfo Gucci (Jeremy Irons) e nipote di Aldo (Al Pacino), i due fratelli che negli anni Settanta portano avanti l'azienda di famiglia fondata negli anni Venti dal padre Guccio Gucci. Patrizia e Maurizio iniziano a frequentarsi, si piacciono e si innamorano l'uno dell'altra al punto da arrivare a pensare al matrimonio, un matrimonio che Rodolfo però non accetta vedendo in Patrizia una donna di bassa estrazione sociale e un'arrivista interessata solo al potenziale patrimonio del figlio; quando Maurizio deciderà comunque di sposare Patrizia verrà diseredato dal padre il quale deciderà di non lasciare la sua eredità a quel figlio che lo ha fortemente deluso. Rodolfo aveva visto lungo, con il tempo Patrizia si dimostrerà molto amante dei soldi, del lusso, delle cose belle che la famiglia Gucci ha da offrire, la donna si muoverà per favorire il ricongiungimento tra Maurizio e lo zio Aldo per far rientrare il marito nei giochi, cercando di ammorbidire anche il suocero Rodolfo con l'allettante prospettiva di un bel nipotino. Nel frattempo si sviluppa la storia del marchio Gucci tra la gestione di Aldo e le ambizioni prive di talento di suo figlio Paolo (un irriconoscibile Jared Leto) che vorrebbe lanciare la sua linea di moda. I Gucci passeranno un periodo buio, di scarsa creatività, fino all'arrivo di un certo Tom Ford (Reeve Carney)...

Permettendomi di impugnare un poco le critiche piovute su House of Gucci a parer mio il film di Scott rimane un buon biopic, a misurare l'affermazione l'impressione (per carità, soggettiva) che l'importante minutaggio del film, che supera le due ore e mezza di durata, corra liscio come un bicchier d'acqua senza pesantezza alcuna. Tralasciando la questione accenti non avendo visionato il film in lingua originale, anche la scelta degli attori è comunque indovinata; a parte per il misurato Adam Driver in altri casi si ricorre spesso all'eccesso: Lady Gaga offre momenti che oscillano tra il trash e il sublime, Al Pacino gigione più che mai ma resta sempre un piacere da guardare, forse oltremodo eccessivo il caricatissimo Jared Leto che potrebbe essere l'unico punto stonato in un cast che, proprio tra misura ed eccesso, porta il giusto taglio a una vicenda che è eccessiva di suo, nell'episodio di cronaca, nella messa in scena lussuosa, nell'ambiente della moda, non dimentichiamo poi che Ridley Scott ha un importante passato nella pubblicità ed è quindi molto attento a mostrare la superficie, il primo impatto, il mondano, le ville, le auto, i negozi Gucci e via dicendo, House of Gucci non è uno scavo nei personaggi, non è un cercare motivi, giustificazioni o colpe nella persona della Reggiani (o di tutti gli altri, Maurizio Gucci per primo), non è una ricostruzione adesa ai fatti reali passo per passo, è la cronaca di una vicenda nota, una proposta d'ambiente, di vicende, di comportamenti (e non di quel che ci sta dietro) e soprattutto di avidità. House of Gucci non è di certo un film ascrivibile tra i capolavori di Ridley Scott ma non è nemmeno l'oscenità di cui spesso si è detto. A volte la verità potrebbe stare davvero nel mezzo.

8 commenti:

  1. A me non è dispiaciuto. L'ho trovato interessante e divertente e la mia intenzione era di guardarlo in lingua appena avrò un po' di tempo libero!

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    1. Io non credo che lo guarderò anche in lingua, però in italiano non è male per niente.

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  2. Mi aggiungo tra quelli a cui non è dispiaciuto e penso che certe caricature eccessive dei personaggi siano state fin troppo volute per sottolineare la stranezza di quel mondo, così distante da quello "ordinario" delle persone comuni.

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    1. Concordo, l'unico veramente eccessivo è forse Leto, ma come dici tu forse l'effetto è proprio voluto.

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  3. Visto in italiano, ma non mancano affatto i problemi, comunque sì, il vero Ridley non c'è più...

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    1. Alla fine a me non è dispiaciuto per niente, certo non è uno dei migliori Scott ma si guarda volentieri.

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  4. Però The Last duel che è quasi contemporaneo è un bel film dai :D Comunque a noi non è dispiaciuto, hai ragione a scrivere che le 2 ore e mezza passano velocemente, si fa vedere

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